I glucidi
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vengono quasi completamente perduti nelle fasi post-macellazione. E' anche
presente una piccola percentuale di sostanze estrattive
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(2-2,5% ) che, insieme alle vitamine
(sono ben rappresentate quelle del gruppo B), contribuiscono notevolmente ad accrescere il
valore nutrizionale dell' alimento.
L'importanza delle carni, tuttavia, non è legata soltanto al fondamentale ruolo ricoperto
nell'alimentazione: la produzione e il consumo dei prodotti di origine animale è infatti la
principale causa degli squilibri territoriali di carattere alimentare che attanaglia il nostro
pianeta.
Se si osserva la consistenza mondiale degli animali da reddito e delle produzioni agricole
(riportati in allegato A), si nota come questi valori siano lo specchio della situazione
economica di ogni paese considerato.
Lo strapotere economico degli U.S.A. è infatti evidenziato da una grossa produzione di
cereali, che permette al paese nordamericano di soddisfare le esigenze della sua
popolazione, dei propri animali da reddito e perfino di esportare cereali in tutto il resto del
mondo.
Anche 1'Europa produce notevole quantità di cereali e possiede un elevato numero di
animali da reddito, tuttavia il potere economico potrà essere appurato nella sua interezza
soltanto quando il progetto dell'Europa Unita sarà definitivamente portato a tenDine.
Allo stesso modo si può notare l'errata gestione dello sfruttamento di tali risorse, dettato
principalmente da motivi di ordine politico e/o religioso, da parte di alcuni paesi
dell'America Latina (Brasile in particolare) e dell'Asia Meridionale (India) che, nonostante
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Essenzialmente glicogeno
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Sostanze estrattive: si suddividono in organiche e inorganiche. Le prime comprendono sostanze azotate quali creatina,
xantina. ipoxantina ecc. e glucidi come glicogeno, glucosio, maltosio ecc. Le seconde sono invece Potassio, Calcio,
Ferro, ecc. e sono presenti soprattutto negli organi.
l'enorme numero di capi rimangono dei paesi con gravi problemi di sottoalimentazione e/o
malnutrizione.
E' proprio questa rovinosa gestione che aggrava ulteriormente il problema alimentare
mondiale.
Con l'incremento costante della popolazione dei paesi cosiddetti sottosviluppati o in via di
sviluppo e il contemporaneo aumento della durata della vita media nei paesi progrediti, la
situazione diventa veramente preoccupante se si pensa al modo in cui si potrà farvi fronte
negli anni a venire.
Le stime della FAO, infatti, dicono che la produzione alimentare animale dovrà essere
incrementata del 3.7 -4.5% all'anno (e del 3 - 3.5% degli alimenti di origine vegetale) per
poter soddisfare le richieste della popolazione mondiale nei primi anni del prossimo
millennio.
Il problema non riguarda solo la carenza di nutrienti per l'alimentazione umana, ma anche il
giusto impiego delle risorse scarse.
L'interrogativo se sia più opportuno, ai fini dell'economia generale, del rispetto e del
razionale uso delle risorse bio-energetiche del pianeta, produrre carne o cereali è uno dei
principali motivi di discussione e di polemica che divide economisti e scienziati.
La scelta se sia economicamente conveniente usare una tonnellata di cereali per produrre
meno di 500 kg. di carne di pollo per certi paesi si pone in modo anche drammatico.
Ed è per questo motivo che l'industria zootecnica ha sempre rivolto particolare attenzione ed
impegno ad individuare sostanze e metodi che consentissero un incremento produttivo negli
animali da carne, permettendo, con il conseguimento di migliori indici di conversione tra
unità di alimento somministrato e carne prodotta, di ottenere rese unitarie a costi inferiori.
Gli strumenti tradizionalmente utilizzati sono stati:
- la selezione genetica, rivolta ad individuare le razze più idonee e all'interno della stessa
razza, gli individui più dotati per utilizzarli come riproduttori;
- la lotta alle malattie infettive e non, che hanno sempre costituito uno dei principali
fattori di perdita degli allevamenti;
- l'alimentazione razionale, che costituisce l'applicazione pratica del progredire delle
conoscenze nel campo della fisiologia e della biochimica dell'organismo e della
nutrizione;
- il miglioramento delle condizioni dei ricoveri e una maggiore attenzione al benessere
degli animali
La ricerca di sempre nuovi traguardi produttivi e lo sviluppo crescente degli allevamenti
intensivi a carattere industriale, hanno stimolato l'utilizzo delle cosiddette "tecnologie dure"
che, facendo largo ricorso alla chimica di sintesi, stravolgono, accellerandoli, i ritmi
produttivi dei sistemi tradizionali.[Ferrero, 1989; 16]
1.2 Uso zootecnico dei fattori di crescita
Nonostante il divieto sia stato sancito da diversi anni in quasi tutto il mondo, sono numerose
le sostanze utilizzate nel settore zootecnico, con l'esclusivo obiettivo di accrescere la
performance degli animali allevati, tramite un miglioramento della velocità di accrescimento
e una migliore utilizzazione della razione alimentare.
Questi "fattori o promotori di crescita", come vengono genericamente definiti, sono
utilizzati prevalentemente con bovini e suini, ma anche al pollame, agli ovini e agli equini
non sono certo riservati trattamenti migliori.
Una generica classificazione di tali sostanze può essere la seguente:
- Antibiotici auxinici
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: sono sostanze che agiscono sulla microflora del tubo digestivo o
modulano alcune fasi della fermentazione ruminale, migliorando l'assorbimento dei
principi nutritivi.
- Anabolizzanti: definiti da FAO e OMS come "molecole in grado di migliorare il bilancio
azotato con un aumento della sintesi di proteine nei tessuti animali".
- Tireostatici: sono sostanze ad azione antiormonale e in particolare, rallentano o bloccano
l'attività della ghiandola tiroide, provocando ritenzione idrica e stasi del contenuto
intestinale.
- Cortisonici: composti ad azione ormonale utilizzati per la loro attività sul metabolismo
glucidico e protidico. Negli animali trattati provocano un marcato effetto euforizzante ed
anti-stress, accompagnato da ritenzione idrica. Vengono solitamente impiegati in
associazione con altre sostanze ormonali.
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Impiegati come promotori di crescita e non a scopo terapeutico
- Beta-agonisti: vengono anche chiamati "agenti di ripartizione". hanno azione analoga a
quella delle catecolamine naturali
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e sono attivi anche per via orale. Favoriscono la
lipolisi
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e la sintesi proteica. [Ferrero, 1989; 17]
- Somatotropina: si tratta dell'ormone della crescita, specie-specifico, che esplica
un'azione stimolante sull’accrescimento e sulla produzione del latte. I primi risultati sul
suo impiego come fattore di crescita fanno registrare risultati strabilianti in termini di
riduzione della percentuale di grasso nella carcassa (soprattutto nei suini) e
miglioramento dell'indice di conversione. L'impiego come fattore di produzione è una
questione molto dibattuta, ma i vantaggi economici risultano evidenti.
- Tranquillanti: sono impiegati principalmente per evitare all' animale le sindromi da
stress (che si manifestano sia durante la vita in azienda sia in prossimità della
macellazione) ma è anche noto un loro impiego come promotori di crescita (in sinergia
con gli anabolizzanti).
- Probiotici: sono definiti "anabolizzanti secondari" e realizzano un sensibile aumento
dell'indice di conversione del mangime promuovendo un regolare e armonioso sviluppo
dell'apparato osseo e muscolare dell' animale. Possono considerarsi probiotici i seguenti
composti: entità batteriche (Lactobacilli, Batteri sporigeni), lieviti, prodotti della
fermentazione privi di attività antibiotica, idrolisati
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di diversa origine, enzimi
proteolitici o con altra attività, acidificanti. [Del Bono, 1995; 98]
4
Adrenalina e noradrenalina
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Lipolisi: Processo di scissione enzimatica dei lipidi che consente la mobilizzazione e il consumo delle riserve grasse
dell'organismo
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Soluzioni contenenti i principi attivi di alcune piante, ottenute distillando in acqua le parti della pianta contenenti il
principio stesso
A fronte di innegabili vantaggi conseguiti con questi stimolatori chimici, in termini di
semplicità di impiego e di performance nell'accrescimento, si sono però configurati una
serie di rischi per il consumatore legati alla presenza nelle carni e negli altri prodotti di
"residui" dei composti chimici utilizzati.
1.3 Dalla parte del consumatore
Tali rischi sono stati esageratamente minimizzati sia dall' industria del farmaco, per gli ovvi
motivi di remunerazione che i farmaci veterinari (e non) producono, sia dalle autorità
pubbliche, spesso preoccupate soltanto di evitare i dovuti allarmismi.
A fare da contraltare c' è stata soltanto una parte della scienza, anch'essa con il passare del
tempo sopraffatta da interessi economici che, sfortunatamente, si sono rivelati troppo più
forti. C'era una speranza fondata che i mass media, in onore del diritto di informazione e di
cronaca, facessero qualcosa per mettere il consumatore al corrente dei rischi. Troppo
impegnati da centri di potere politico, hanno pensato più a versare acqua bollente
sull'avversario o a inseguire scoop che a tutelare il proprio lettore o ascoltatore.
E allora, il consumatore da chi viene tutelato? L'illecito uso dei fattori di crescita dovrebbe
essere inteso non nella sua accezione più scontata, cioè come frode in commercio, ma come
un vero e proprio attentato alla salute pubblica. Il termine sembra essere molto pesante per i
profani della materia, ma addentrandosi nel fenomeno scoprirebbero anche loro che il
trattamento penale di tale pratica non può assolutamente fermarsi a multe o a pene che in
proporzione sono veramente minime. E' ovvio che non bisogna farne di tutte le erbe un
fascio, è anche vero che la scienza ha avallato le tesi addotte dai centri di potere economico
e politico, è altresì certo che queste sostanze sono state vietate in quasi tutto il mondo (con
l'importante eccezione degli USA e di altri Stati) e in Europa in particolare. Il problema non
si pone come impellente da risolvere, anzi se ne rimanderà ulteriormente la discussione a
causa della progressiva richiesta di produzione animale a livello mondiale, ma non bastano
solo le leggi per tutelare un consumatore peraltro sempre più consapevole del fatto che i
rischi per la sua salute sono legati a quello che respira e a quello che mangia.
1.4 Promotori di crescita e beni
L' aumento dell'attenzione e della sensibilità sociale nei confronti delle sofferenze degli
animali ha portato all' emanazione di una serie di norme a tutela non solo degli animali
cosiddetti di affezione, ma anche per le specie di interesse zootecnico.
Si tratta di un'impostazione innovativa in quanto l'obiettivo primario è quello della difesa
dell'animale come soggetto e non la tutela delle persone che possono sentirsi turbate od
offese dai maltrattamenti inflitti agli animali stessi.
Le disposizioni mirano chiaramente a subordinare lo sfruttamento intensivo al rispetto di
una serie di requisiti di allevamento che consentano all' animale almeno il godimento delle
cinque libertà fondamentali: alzarsi, sdraiarsi, girarsi, pulirsi, stirare le membra.
La legge 14.10.1985 n.623 amplia tale concezione di benessere, considerando altri elementi
quali: microclima aziendale (ricambio di aria, temperatura, umidità, illuminazione, rumore,
igiene degli ambienti, alimentazione, cura e governo degli animali.
Evidentemente i gestori degli allevamenti intensivi non hanno ancora recepito tali
disposizioni e continuano nella loro ormai radicata mancanza di rispetto assoluta per
l'animale.
Emblematica è la situazione di alcuni allevamenti di vitelli a carne bianca, dove lo spregio
per ogni forma di riguardo e di considerazione regna sovrano.
In queste aziende sono introdotti vitelli di pochi giorni di età che vengono reclutati
prevalentemente tra i soggetti di scarto delle aziende lattifere, concentrati in capannoni e
tenuti in stretti box individuali che riducono al minimo le possibilità di movimento.
Questo tipo di allevamento, sviluppatosi in seguito al verificarsi delle eccedenze di latte
comunitarie, comporta una forzatura alimentare assolutamente antifisiologica in quanto,
costringendo gli animali ad una dieta esclusivamente lattea, viene bloccato il naturale
sviluppo del rumine, trasformando questi bovini in monogastrici al pari dei suini e dei
carnivori.
La brevità del ciclo di allevamento, le caratteristiche della razione alimentare e l' esigenza
economica del raggiungimento di un determinato peso prima della macellazione, che
avviene a 6 mesi di età, inducono l'allevatore all' impiego di sostanze che artificiosamente
ricreino, seppur temporaneamente, l'equilibrio organico.
I farmaci anabolizzanti costituiscono il principale supporto a questa perversa impostazione
produttiva e devono essere integrati con altri farmaci euforizzanti che mantengono vivo
l'appetito (come i cortisonici).
Il trattamento con quest'ultima classe di composti induce nei giovani vitelli una serie di
affezioni (ulcere gastriche, ritenzione di liquidi e squilibri metabolici) che si aggiungono a
quelle provocate dall'uso di dosaggi sostenuti di ormoni sessuali.
Tuttavia la conseguenza più grave dell'impiego in associazione di anabolizzanti e cortisonici
è la progressiva atrofia del timo, ghiandola fondamentale per la difesa immunitaria
dell'organismo. La perdita di funzionalità di quest' organo comporta una maggiore
esposizione agli agenti patogeni delle malattie infettive, che devono quindi essere
controllate con antibiotici e chemioterapici in dosi massicce. Alla macellazione i fegati di
questi animali mostrano evidenti segni di patologie degenerative spesso molto gravi.
Se tutto ciò non bastasse, l'impiego (per esigenze esclusivamente di mercato) di farmaci
capaci di migliorare il rapporto carne/grasso della carcassa rende ancora più sofferta
l'esistenza di questi poveri animali, le cui potenzialità si esauriscono nel breve arco di un
semestre.
Infatti, quando per un motivo qualsiasi si deve differire la macellazione, si registrano punte
elevate di mortalità, tanto da paragonare il ciclo di vita dei vitelli a carne bianca (o "sanati")
a quella della frutta: raggiunta la maturazione, se il frutto non è colto, degenera.
Il problema non è solo dei bovini, ma riguarda tutti gli animali presenti in allevamenti
intensivi, dove il ridotto spazio in cui potersi muovere e le forzature (di natura diversa)
indotte dai farmaci pongono problemi ed interrogativi sul modello di sviluppo della
zootecnia da carne e non che prescinde nella sua realizzazione dall'uso razionale delle
risorse e dai valori del mondo animale. [Ferrero, 1989; 34]