2
la più ricca esperienza culturale cui l’attualità ha avuto la possibilità di
attingere nell’era delle post-ideologie.
In particolare la centralità che la riflessione estetica assume nel pensiero
foucaultiano come matrice di analisi critiche e riflessioni provocatorie
1
verrà analizzata alla luce della metodologia e delle tematiche proposte
dal filosofo in quest’ambito, in rapporto alle contemporanee riflessioni,
culturalmente eccentriche, sviluppate da Dick attraverso la pratica di scrittura.
L’analisi, che attraverso la critica del linguaggio letterario approderà
alla ridefinizione del ruolo della letteratura nella cultura
contemporanea, apre dunque una duplice prospettiva: da un ordine
culturale di tipo sistematico-disciplinare a uno di ambiguo controllo,
funzionale mistificazione; da una trasgressione “sporadica” e coerente
a una pratica trasgressiva costante, come forma di resistenza
globale allo stato di cose.
La centralità del concetto di finzione, la necessità di rielaborare una
nozione di soggetto che non implichi la statica localizzazione
2
dell’umanesimo, assurgono a indispensabili preliminari, per una
consapevolezza che guarda al superamento come necessità culturale,
ma soprattutto individuano un orizzonte di riferimento che coincide
per entrambi gli autori, riguardo ai quali è dunque possibile
argomentare una sovrapposizione tra il vecchio e il nuovo mondo —
che proprio sull’estetica fonda i propri ordini di sapere e potere —.
La ricostruzione di un ideale incontro fra Dick e Foucault parte quindi
dalla riflessione estetica per articolarsi in un più ampio contesto
interdisciplinare, che vede l’utilizzo degli strumenti critici proposti dal
filosofo francese come una prospettiva di pensiero, all’interno della
1
Si veda: J.Revel, Foucault , le parole e i poteri, manifestolibri, Roma 1997, pp. 99-103
2
M.Foucault, Theatrum philosophicum, in “Critique”, Settembre 1970; trad.it. Theatrum
philosophicum, in “aut-aut”, Gennaio-Febbraio 1997
3
quale “constatare” la presenza di un’eterogenea concezione del medium
letterario che va dalla combinatoria rousseliana alla riflessione di
Blanchot, dal simulacro di Klossowski alla schizofrenia dickiana.
Lo sviluppo argomentativo di un’analisi di questo tipo pone la necessità
di strutturare metodologicamente un lavoro difficilmente schematizzabile.
La breve introduzione, necessaria a chiarire i termini dell’incontro e la
cornice culturale all’interno della quale si inscrive l’approfondimento di
alcune tematiche foucaultiane — che si sviluppano dalla riflessione
estetico-letteraria — consentirà di chiarire gli strumenti critici e il livello
di eterogeneità attraverso cui verranno analizzate le opere — una scelta
funzionale all’interno della vasta produzione dickiana — dello scrittore californiano.
Il percorso critico che si cercherà di portare avanti si chiuderà quindi su
una ulteriore sintesi delle rispettive “azioni” culturali, senza pretese di
esaustività o conclusività per un lavoro di ricostruzione “archeologica”,
almeno negli intenti, che non ha altri obiettivi se non quello di
approfondire un passaggio cruciale, la cui complessità non
permette letture definitive.
A cavallo del ventesimo secolo, la cultura occidentale si è ridefinita
attraverso una serie di cambiamenti non sempre immediatamente
percepibili, ma che ne hanno segnato il volto attuale, determinando la
formazione di un pensiero la cui eterogeneità costituisce un motivo di
studio e interesse per chiunque si occupi di contemporaneità.
Tra i mutamenti più radicali si può considerare la polifunzionalità del
ruolo culturale assolto dalla filosofia, che per molti aspetti ne ha
determinato la “morte” per dispersione, come alcuni continuano a
sostenere, ma d’altra parte ha consentito alla “signora di tutte le
scienze” di confrontarsi attivamente con le contraddizioni del nuovo
assetto, di approfondire alcune prerogative critiche in termini affatto
4
originali e soprattutto di agire nella ridefinizione del presente attraverso
un’azione articolata di analisi e ricerca di alternative possibili.
In questa prospettiva hanno trovato posto riflessioni diverse, che,
spesso agendo in un campo contiguo alla filosofia, si sono trovate a
condividerne le istanze e ad avvalorarne le critiche e le ipotesi.
Autori quali Michel Foucault, Gilles Deleuze , sono stati tra i primi a
sviluppare una “pratica di pensiero” coerente e consapevole della
contemporaneità in atto come mutamento, attraverso un continuo
confronto con i diversi ambiti, dalla letteratura al cinema, dalla
psicanalisi alla politica.
Si è trattato di pensatori anomali ed eterodossi, che hanno segnato un
passaggio, ma la cui pratica resta un gesto intellettuale isolato nel
contesto in cui si è sviluppata.
All’interno del pensiero foucaultiano, a venti anni di distanza, si coglie
un’inquietudine la cui attualità non smette di interessare e soprattutto
di porre interrogativi, non solo in campo strettamente filosofico — lo
studio degli ordini discorsivo e di potere, la necessità di una
ricostruzione “archeologica” su cui fondare un’azione efficace nel
presente, l’analisi della follia come antagonista eterno di ogni limite, sia
pure la consolatoria malattia mentale —, ma anche, forse soprattutto, in
una veste nuova, per la quale si potrebbe parlare di un ritorno all’antica
eterogeneità dei saperi o di una sonda che ha percepito le
sovrapposizioni e la multidisciplinarità che si andava affermando.
In relazione alla riflessione estetico-letteraria queste caratteristiche
foucaultiane emergono con un’urgenza significativa, si mescolano ad
analisi linguistiche, etiche, politiche; si appropriano filosoficamente
degli strumenti critici della letteratura, del suo stile, e attraverso questa
nuova veste penetrano in profondità il cambiamento.
5
L’idea di ricercare alcuni temi foucaultiani in un autore apparentemente
distante dall’orizzonte di riferimento del filosofo, serve , in questo
contesto, a chiarire come dagli anni sessanta in poi sia proprio lo
schematismo culturale a venire meno e, allo stesso tempo, quanto il
pensiero contemporaneo si sia emancipato da sistemi di sapere gerarchici.
Si tratta non di rilevare l’“antiaccademismo” della letteratura
contemporanea ma di stabilirne le nuove prerogative e prospettive,
partendo da un movimento di rottura che si sviluppa all’interno del
sistema di sapere, attraverso l’opera di pensatori quali appunto Foucault.
La breve panoramica offerta nel secondo capitolo serve dunque a far
emergere il carattere poliedrico ma fondamentalmente organico della
riflessione foucaultiana, come pure si propone di individuare alcuni
temi e atteggiamenti i cui sviluppi supereranno il campo estetico, o ne
ridefiniranno l’interesse in relazione alla politica, all’ontologia e al
sapere, rinnovandone i termini del confronto con la filosofia secondo
una linea di scambio e reciproco arricchimento che può essere
considerato una costante del pensiero foucaultiano in riferimento ai
diversi “oggetti” presi in esame;
« Decifrare il bizzarro trattamento che Foucault riserva all’oggetto-
linguaggio non è cosa diversa, quanto alle difficoltà che presenta, dal
sistemare una volta per tutte, in una rubrica definita della nostra
biblioteca privata, l’opera complessiva del filosofo. ».
3
Allo stesso modo, la scelta di romanzi dickiani — si è preferito non
soffermarsi sui racconti, le cui caratteristiche tematiche e stilistiche si
ritrovano per lo più nella produzione romanzesca dell’autore —, lungi
dal proporre una generica sovrapposizione, si pone come tentativo di
3
J. Revel, Foucault, le parole e i poteri, cit. p. 57
6
analisi fondata sul confronto, una riflessione che sperimenta la
possibilità di argomentare , attingendo al pensiero critico foucaultiano e
alla metodologia interdisciplinare che esso propone, una serie di
innovazioni stilistiche, concettuali, all’interno di una pratica di scrittura
che fa dell’ironia critica il proprio strumento privilegiato di
trasgressione e d’azione culturale;
« […] l’autore americano accentua le sue tensioni metafisiche, guardando
alla narrativa di Kafka e di Borges, mentre egli si muove ormai
all’interno della scrittura postmoderna, in cui si mescolano parodia e
rivisitazione ironica della tradizione, consapevolezza del carattere
artificiale della creazione letteraria e gusto della beffa da condividere coi
lettori. »
4
Ciò che ne risulta, ad una lettura comparativa, è una simmetria
frammentaria ma emblematica del nuovo assetto culturale.
Lo sviluppo di tematiche affini — funzionalità culturale dell’eterotopia,
rinnovato rapporto tra follia-pratica di scrittura e trasgressione,
riflessione sui dispositivi di potere attraverso e all’interno della
letteratura, ridefinizione del soggetto in rapporto all’attuale realtà
culturale — fonda infatti la possibilità di un’analisi archeologica più che
di un confronto sistematico, riportando in primo piano, attraverso una
lettura trasversale dei due autori, un interessante passaggio critico che
consente di comprendere l’attuale eterogeneità e le
contraddizioni della cultura “globale”.
4
C. Pagetti, Ubik, uno e trino, postfazione all’edizione italiana di P.K.Dick, Ubik, Fanucci, Roma
2001, pp 255-56
7
CAPITOLO I
Uno sguardo d’insieme
“In breve, credo che dall’osservabilità empirica di un insieme alla sua accettabilità storica, all’epoca
stessa in cui è effettivamente osservabile, il cammino passi attraverso l’analisi del nesso sapere-potere che
lo sostiene e lo investe, partendo dal fatto che questo insieme è accettato per arrivare a capire ciò che lo
rende accettabile, non in generale, ma solo là dove esso avviene. […]. È questo il livello
dell’archeologia.”
M. Foucault, Illuminismo e Critica,
8
1. “Fermenti” e “frammenti”
Gli anni ’60 segnano di fatto uno spartiacque nella cultura
contemporanea, che pose, dal punto di vista teorico e artistico, la
necessità di riorganizzare gli orizzonti di ricerca e sperimentazione, nel
tentativo di riappropriarsi del presente e confrontarsi attivamente col
mutamento da cui è caratterizzato.
Il “boom” economico e il conseguente riassetto sociale diedero vita a
una serie di modificazioni strutturali che intaccarono direttamente i
fondamenti della cultura occidentale, come molti hanno osservato,
prima nella pratica che nella teoria
1
.
A cambiare fu la percezione stessa del rapporto con la realtà.
Senza dilungarsi nella complicata ricostruzione di uno dei periodi più
controversi del Novecento, basti pensare all’impatto decisivo di
tre fattori concomitanti:
1) la maggiore circolazione di idee ― organizzazione dell’industria
culturale, alfabetizzatone generale della generazione post-bellica,
affermazione dei mass-media ―;
2) gli scambi culturali più intensi ― gli esodi migratori nel secondo
dopoguerra e la massificazione dei mezzi di trasporto ―;
3) il consumismo come modus vivendi ― incremento dei generi di
consumo e trionfo della sociètà del benessere ―.
Gli schemi organizzativi, sia culturali che politici, sociali ed economici,
e le certezze su cui si erano costituiti — la ragione positiva, l’Uomo, la
storia lineare —, risultarono dunque inadatti a soddisfare le esigenze di
1
V. Spinazzola, La modernità letteraria, Il Saggiatore, Milano 2001
9
una società la cui esperienza si sviluppava in maniera sempre meno
sintetizzabile in concetti definitivi
2
.
La riorganizzazione della cultura, nel secondo Novecento, passò
attraverso processi di normalizzazione delle discontinuità a cui
corrispose una diversificazione che ne determinò la disciplinarità,
come suggerirà Foucault
3
.
La contestazione dei sistemi, le diverse elaborazioni del concetto di
impegno, e soprattutto gli attacchi costanti alle istituzioni, culturali e non,
assunsero una funzione caratterizzante del periodo, in quanto
presupposto indispensabile per un tentativo di comprendere le nuove
istanze e i mutamenti prodotti dalla neonata società dei consumi che
cominciava a delineare i tratti di una nuova cultura: la cultura postmoderna.
2
È significativo che la ricerca foucaultiana si apra con una “storia della follia”, che tende a
problematizzare il rapporto tra follia e normalità, sviluppato dall’autore negli scritti successivi.
Si veda in proposito: Stefano Catucci, Introduzione a Foucault, Laterza, Milano 2000
3
Sulle origini e le caratteristiche della società disciplinare: M. Foucault, Surveiller et punir.
Naissance de la prison, Gallimard, Paris 1975; trad. it., Sorvegliare e punire , Einaudi, Torino 1993
10
2. I nuovi intellettuali
Il “sistema” teorico tradizionale, sintesi elaborata da un’elite
culturalmente e storicamente detronizzata dall’avvento della società di
massa, viene minato in questo periodo dalle ridefinizioni “agenti” di
concetti chiave, in particolare i concetti di uomo, realtà, potere, sui quali
la contestazione filosofica e artistica focalizza una vera e propria “rivoluzione”.
La relazione uomo-potere assume centralità, nella ricerca filosofica del
secondo dopoguerra, in rapporto alla politicizzazione introdotta dal
contrasto ideologico tra marxismo e capitalismo che rappresenta la
caratteristica dominante di questi anni, segnati dalla Guerra
Fredda e la continua minaccia atomica.
Da un lato l’ aumento esponenziale delle contraddizioni sistemiche, che
pose il problema di legittimazione delle regole di esclusione che
avevano stabilito la positività della storia e del pensiero; dall’altro il
dibattito socio-culturale della seconda metà del secolo, che dilatò le
prospettive di ricerca, consentendo lo sviluppo di analisi innovative e
dissacranti che, a posteriori, possono essere considerate fondanti per
sviluppo della cultura attuale e che posero le basi per una trasformazione
della funzione degli intellettuali e del loro rapporto con la società.
Basti pensare al contributo critico che gli esponenti della Scuola di
Francoforte apportarono all’affermazione della Sociologia
contemporanea
4
, o ancora al dibattito suscitato dalle analisi
dell’americano MacLuhan sui mezzi di comunicazione
5
, per non
4
Sulla Scuola di Francoforte: R. Wiggershaus, Die Frankƒurter Schule. Geschichte. Theorische
Entwicklung. Politiche Bedeutung, Carl Hanser Verlag, München-Wien 1986; trad. it. La Scuola di
Francoforte. Storia. Sviluppo teorico. Significato politico, Bollati Boringhieri, Torino 1992
5
Sui temi proposti da M. MacLuhan: G. Gamaleri, La galassia McLuhan. Il mondo plasmato dai
media?, Armando, Roma 1976
11
dimenticare correnti di pensiero quali lo Strutturalismo, la
Fenomenologia husserliana, l’Esistenzialismo
6
francese, da Sartre a Merlau-Ponty.
Pur non consentendo una datazione definitiva, e mantenendo al loro
interno una spiccata eterogeneità, i movimenti sopra citati ― sui quali
in questa sede non ci soffermeremo ― testimoniano un fermento che
determinò la dilatazione degli orizzonti filosofici, instaurando un
rapporto nuovo e fondamentale con l’esperienza, che può essere
considerato l’innovazione più significativa di questo periodo.
Il Maggio francese, nel contesto, mantiene una spiccata connotazione
politica; tuttavia i dibattiti, che in e da esso, si svilupperanno,
rappresentano uno dei “luoghi comuni” di maggior interesse nel
panorama filosofico occidentale.
All’interno ed in opposizione alla corrente di pensiero dominante , il
“gauchisme” di matrice marxista
7
, si svilupparono analisi divergenti e
critiche radicali che rappresentarono contributi decisivi per la
metodologia e la critica filosofica, dando vita a dibattiti animati e veri e
propri scontri, sul terreno della rifondazione del pensiero e sul ruolo
della teoria nell’azione intellettuale.
I dibattiti e le polemiche che caratterizzano questo periodo
testimoniano l’eterogeneità delle posizioni assunte dai diversi autori,
corrispondenti ad altrettante chiavi interpretative.
Tra i pensatori che svolgeranno un ruolo di primo piano: Foucault,
Deleuze, Guattari, Baudrillard; tutti impegnati, secondo linee solo
talvolta convergenti, ad indagare la natura e le caratteristiche della
contemporaneità e ad elaborare delle metodologie critiche adeguate alla
6
Sull’esistenzialismo francese: E. Paci, L’Esistenzialismo, CEDAM, Padova 1973
7
Per un’analisi del marxismo francese gauchista: R. Gombin, Les origines du Gauchisme, Le Seuil,
Paris 1971; trad. it., Le origini del gauchisme, Jaka Book, Milano 1973
12
contingenza del passaggio socio-culturale, spesso in contrasto con i
sistemi ideologici dominanti.
Nel tentativo di ridefinire la figura del “filosofo”, essi dedicheranno la
loro ricerca proprio a conciliare i diversi aspetti del contemporaneo che
il “boom” aveva fatto esplodere in piazza ma che restavano, e in un
certo senso sono ancora, “incognite” a cui l’endogeno turbinio
entropico sembrava negare ogni possibilità di storia e così anche di
realtà, secondo il sistema classico dell’esclusione
8
.
L’articolazione complessa delle loro analisi rende il pensiero di questi
autori inconciliabile con lo sviluppo sistematico di teorie coerenti,
secondo uno schema tradizionale di coerenza, perciò si è tentato, a
posteriori, di inscrivere la loro ricerca all’interno di un sistema
decostruzionista, o di rintracciare in essi delle “premonizioni” postmoderne.
In questo orizzonte spicca la metodologia “archeologica” foucaultiana
come « appello ad una teoria generale delle produzioni »
9
, che,
ripercorrendo la storia occidentale, secondo un approccio filosofico
articolato e multidisciplinare, segnerà una svolta decisiva verso la
costituzione di un sapere critico profondamente connesso alla
complessità dell’ evoluzione culturale.
Interessante appare, sotto questo profilo, l’attenzione rivolta al
linguaggio, in particolare il linguaggio letterario, e più in genere le
forme espressive che in esso interagiscono.
Infatti, dal punto di vista strutturale, la comunicazione era stata
rivoluzionata da nuove tecniche cui corrispose la formulazione di
altrettanti codici, i quali in un primo momento sembrarono
8
Sulla discriminazione come presupposto della storia positiva si veda : M. Foucault, Histoire de
la folie à l’âge classique, Gallimard, Paris 1972; trad. it., Storia della follia nell’età classica, RCS libri
S.P.A., Milano 1998
9
G. Deleuze, Foucault, de Minuit, Paris 1986; trad. it., Foucault, Cronopio, Napoli 2002, pag. 27