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1. Contesto storico degli Arabismi delle lingue Ibero
Romanze
1.1. La Conquista e la Riconquista
Nell’anno 711 gli Arabi, attraverso l’Egitto, giunsero fino alle coste
dell’Atlantico e iniziarono una rapida conquista delle Penisola
Iberica, avendo ottenuto successo nel giro di pochi anni e avendo
causato il crollo delle istituzioni politiche e sociali della Spagna
Romana, dettero a questa una nuova entità geopolitica, Al-
Ándalus
1
, i cui abitanti adottarono in maniera graduale non
soltanto la sovrastruttura religiosa e politica dei conquistatori, ma
anche l’infrastruttura economica e sociale. Infatti gli Arabi
apportarono una nuova civilizzazione e molti cristiani ed ebrei si
convertirono all’Islam per il suo prestigio e per il suo fascino; altri
invece mantennero la fede cristiana pur adottando gli usi e
costumi arabi, e per questo furono chiamati Mozárabes
(dall’arabo musta’rab <<arabizzato>>).
I Mozárabes erano numerosi soprattutto al Sud della Spagna ed
erano bilingue: ciò vuol dire che utilizzavano l’Arabo, ossia la lingua
dei dominanti, in ambito culturale, e la lingua Romanza, il dialetto
dei dominati, nell’ambito familiare. Tutto ciò rappresentò una
delle principali possibilità dell’introduzione di importanti e
numerosi termini arabi nel lessico delle lingue Ibero Romanze
(soprattutto nel Castigliano), ed essi furono i primi a sentire
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Questa è la pronuncia di questo toponimo in tutto l’arabo occidentale, come si rispecchia nel castigliano “Andaluz”,
corretta riproduzione dell’accento arabo andalusi che conosceva l’accento fonetico, a differenza dei dialetti arabi
orientali a cui questo mancava, e che non terrò in considerazione in quanto gli arabisti del castigliano si accentuano
seguendo le regole dell’arabo andalusi.
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l’influenza della cultura mussulmana: anche coloro i quali
continuavano a professare la religione Cristiana, a volte scrivevano
in arabo e spesso utilizzavano nomi arabi. Nei secoli X e XI Castiglia
e Leone abbondavano di nomi di origine araba, come Abolmondar,
Motàrrafe, Abohamor; e c’era chi invece di utilizzare il
patronimico romanzo, indicava la discendenza preponendo ibn
<<figlio di>> al nome paterno, secondo l’uso semitico.
C’è da considerare che gli Arabi stabilirono il loro controllo
approssimativamente sui tre quarti del territorio e permisero la
sopravvivenza dei nuclei cristiani nell’estremo Nord e Nordest.
Precisamente erano queste le aree che avevano opposto
resistenza in maniera speciale, anche al dominio romano e
visigoto, e la cui lingua era abbastanza tenuta da parte dalla
norma
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generale durante il secolo VIII. Inoltre, proprio da questo
momento ricominciò la Riconquista Cristiana della Penisola e ciò
comportò delle conseguenze linguistiche altrettanto importanti,
perché la lingua romanica si estese fino al Sud e una delle sue
varianti dialettali, il Castigliano, sarebbe poi diventata la lingua più
diffusa e il mezzo di espressione abituale della cultura peninsulare.
Con l’avanzare della Riconquista i cristiani ottennero il potere su
Toledo (1085) e su Saragozza (1118), regioni
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popolose e con vita e
traffici intensi. La Riconquista del Sud da parte dei regni cristiani
subì un arresto temporaneo a causa delle invasioni degli
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In realtà in tale epoca non c’era un’unica norma linguistica accreditata tra tutti coloro che parlavano spagnolo; ho
utilizzato questo termine per fare riferimento ai ceppi linguistici comuni alla maggior parte delle varietà.
3
Dal Castigliano comarcas termine castigliano che indica una suddivisione territoriale che comprende più comuni
appartenenti ad una stessa provincia.
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Almorávides
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e degli Almohades
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in Al-Ándalus; nonostante ciò
l’avanzata castigliana proseguì e alla metà del secolo XIII Castiglia si
era estesa a tal punto che comprendeva più della metà del
territorio peninsulare. L’insediamento della sua lingua avvenne a
spese dell’arabo, che retrocesse, e il Mozárabe si estinse in
maniera irrimediabile, sebbene il contatto avvenuto con queste
modalità produsse alcuni effetti sul Castigliano, fondamentalmente
a livello di scambio di vocaboli. Alla fine del secolo XV, la Spagna
islamica era stata ridotta alle zone di montagna del sudest
dell’Andalusia, che all’epoca formavano il Regno di Granada. In
questa zona la presenza araba perdurò per otto secoli, fino alla
caduta del regno nel 1492.
1.2. Riflessioni sugli Arabismi
Le ragioni per poter spiegare l’enorme apporto di parole arabe alla
lingua castigliana devono essere ricercate in due cause: in primis la
necessità di indicare i numerosi nuovi concetti (materiali e non)
che arrivarono a Castiglia dall’ Al-Ándalus e per i quali risultava più
semplice e conveniente nominarli per mezzo delle parole utilizzate
dalla lingua dominante; in secondo luogo, all’inizio del Medio Evo
l’arabo godeva di un gran prestigio, dovuto al fatto che era
portatore di una cultura molto più avanzata di quella che vigeva
nella Spagna Cristiana.
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Gli Almorávides (dall’arabo al-murabit, uomini del “ribat”) erano una confederazione di tribù berbere, membri di una
dinastia che creò un impero musulmano nordafricano che dominò Al-Ándalus dalla fine del secolo XI fino alla metà del
secolo XII.
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Gli Almohades nacquero come movimento religioso riformista che riunì diverse tribù montane del Nord Africa e
sconfisse l’impero degli Almorávides, dominando la Spagna musulmana dalla ultima decade del secolo XII fino alla
prima metà del secolo XIII.
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Inoltre, in aggiunta alle ragioni a cui ho fatto riferimento sopra, vi
sono altri motivi di minor importanza, per esempio durante il
periodo precedente al secolo X arrivò a Castiglia un flusso di
cristiani provenienti dal sud i quali avevano già familiarizzato con
l’arabo e con ogni probabilità parlavano questa lingua; ancora, nel
secolo X una parte della popolazione che parlava Castigliano
emigrò nei territori appena conquistati, e come conseguenza ci
sarà stato un certo numero di persone bilingue (i Mozárabes), ai
quali si potrebbe attribuire il prestito di alcuni arabismi.
L’incontro delle lingue tra i dialetti Ibero Romanzi e i dialetti arabi
importati dai conquistatori da una situazione “volgare” ad una
situazione dominante, ha generato nell’uso orale due ceppi
dialettali: il romandalusi
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, riflesso della lingua romanza locale, e
l’andalusi, prodotto dei dialetti arabi degli invasori e favorito a
livello sociale per il suo prestigio. Le date delle consolidazione dei
due ceppi dialetti, l’andalusi e il romandalusi, si individuano nel
secolo X, e l’estinzione finale di quest’ultimo alla fine del secolo XII,
con la conseguente situazione di monolinguismo arabo in ciò che
restava di Al-Ándalus.
Come conseguenza a questa situazione storica - sociale, le lingue
Ibero Romanze della Penisola Iberica si differenziano
caratteristicamente dalle lingue del resto d’Europa per essere state
esposte a una influenza diretta dell’arabo, insieme a una indiretta,
dovuta tanto alle relazioni commerciali e militari tra le due coste
del Mediterraneo, cristiana e islamica, così come ai movimenti di
6
Questo ceppo dialettale veniva chiamato “lingua Mozárabe” con una precisa connotazione di identificazione con i
cristiani de Andalus, anche se era risaputo che veniva utilizzato allo stesso modo da mussulmani ed ebrei con una
certa tendenza a considerarlo come una specie di spagnolo antico o proto-castigliano.
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scambi letterari, scientifici ad artistici, promossi dagli europei che, i
coscienti delle superiorità culturale dei musulmani rispetto al
resto del mondo, si fecero tradurre le opere fondamentali per
poter progredire fino a ottenere una situazione di uguaglianza, e
addirittura superare la cultura islamica già durante il Basso Medio
Evo e alla vigilia del Rinascimento.
I dialetti delle lingue Ibero Romanze, specialmente il Castigliano,
riflettono queste influenze attraverso quattro tipi di arabismi dei
quali due sono diretti (prestito dovuto alla emigrazione dei
Mozárabes verso gli stati cristiani del nord della penisola Iberica,
ed inseguito, ai contatti tra i conquistatori cristiani e la
popolazione mudéjar
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, dopo mora, alla caduta dei territori di Al-
Ándalus in mano a quelli stati, ovvero Castiglia, Aragona,
Portogallo e Navarra); e altri due sono di tipo indiretto (trasmessi,
da una parte, attraverso il contatto tra individui di diverse nazioni
che si muovevano nelle terre dell’Islam in qualità di commercianti,
viaggiatori, etc. che introducevano nella propria lingua termini
tecnici appresi attraverso le proprie esperienze e mestieri e,
dall’altra parte, gli arabismi generati dalle traduzioni, a causa della
difficoltà di trovare termini equivalenti in latino o in lingua
romanza).
La riflessione delle lingue Ibero Romanze sull’arabismo partono da
osservazioni e dati trasmessi da vari autori sin dal Basso Medio
Evo, giungendo all’Età Moderna con i contributi di numerosi
interpreti ed importanti lessicologi come Alonso Del Castillo e
7
Popolazione mussulmana che visse tra i riconquista tori cristiani senza cambiare religione, in cambio di un contributo
monetario.
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Diego De Urrea, fino alla sua prima cristallizzazione scientifica, con
la pubblicazione de Glossaire des mots espagnols et portugais
derivés de l’arabé
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, dopo il quale si succedono regolarmente e
frequentemente articoli e libri dedicati a questo tema, fino alla
pubblicazione, prima nel 1999 e dopo nel 2003 (II edizione), de
Diccionario de arabismo y voces afines en iberorromance che,
preceduto da uno studio grammaticale sugli arabismi, tiene un
aggiornamento sui progressi realizzati in questo campo fino alla
fine del secolo XX.
1.3 Breve introduzione sugli arabismi del Castigliano
Gli arabismi del Castigliano non derivano direttamente dall’arabo
classico, ma dal ceppo dialettale dell’andalusí, nel caso dei diretti,
acquisiti nel territorio delle Penisola Iberica, o nel caso degli
arabismi indiretti, da altri dialetti del neoarabo, come quelli
utilizzati in Siria, Egitto e nel resto del Nord Africa. In entrambi i
casi si è sempre verificata una fase intermedia, a carico delle due
lingue, che adattavano foneticamente o graficamente i suoni arabi
con un grado maggiore o minore di distorsione, ciò ha comportato
l’evoluzione dei dialetti. Tutto ciò è stato particolarmente
importante nel caso della lingua Castigliana nel momento del
passaggio dalla sua pronunziazione medievale a quella moderna
perché sono state causate grandi alterazioni ai fonemi (che
verranno analizzati più avanti).
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R. Dozy e H.W. Engelmann 1869