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Il CRM è studiato come fattore di innovazione sulla struttura
interna dell’organizzazione, sulla sua leadership, sui suoi
sistemi di management.
L’ elemento che permette il successo dei servizi in un’ ottica di
CRM è la multicanalità, strategia che suggerisce la
differenziazione dei canali di contatto con l’utenza in modo da
soddisfare qualsiasi categoria di destinatari. Solamente
adottando un approccio multicanale si riesce ad affrontare in
modo efficace la domanda crescente di comunicare da ogni
luogo, in ogni momento e con qualsiasi mezzo.
Innanzitutto si può riconoscere una macro distinzione tra canali
fisici e virtuali. La differenza fra i vari tipi di canali sta nel
contatto o meno di un operatore, sia diretto che indiretto, come
nel caso della telefonata. Questa differenziazione determina
anche il “colore” della relazione che si verrà ad instaurare: i
canali virtuali sono percepiti come più freddi rispetto a quelli
che consentono un contatto con l’ operatore.
Le principali tipologie di canali vanno da quello fisico,
cartaceo, veicolato su supporto telematico o attraverso la
televisione, a quello telefonico e radiofonico. Naturalmente
ogni tipologia di canale ha proprie caratteristiche e specifiche
potenzialità, che non sono collegate in modo proporzionale ai
risultati. Un canale “povero”, infatti, come il televideo,
raggiunge dei livelli di numero di contatti e un grado di
soddisfazione molto alti.
La declinazione dei vari tipi di canale, possiede uno sviluppo
teoricamente infinito basti pensare all’ evoluzione che ha
avuto il medium telefonico. Sia lo sviluppo tecnologico dei
supporti, con i telefoni fissi sempre più vicini allo standard dei
cellulari, con servizi sms e mms, che la modalità stessa di
organizzare il contatto, affiancando alla telefonata sistemi di
messaggistica, hanno cambiato radicalmente l’ uso del
medium telefonico. L’ idea stessa di rapportarsi all’ ente via
telefono si è evoluta: il numero verde e i call center sono ormai
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usati da tutti con familiarità. L’ evoluzione tecnologica ha un
peso ancora più importante per il canale telematico. Lo
sviluppo stesso delle reti wireless permetterà di accedere a siti
web a prescindere dalla postazione fisica, e potrebbe rendere
più facile l’ adozione di totem informativi, attualmente legati
all’ esistenza di una rete di trasmissione dati spesso troppo
costosa per molti enti. E’ importante avere sempre presente che
l’ utente preferisce relazionarsi con persone, ha chiara la
percezione dell’ intrusività del contatto, preferisce modalità
recepite come fruibili, quindi facili, semplici, che diano una
sensazione di gradevolezza ed autenticità. Se il canale quindi
non prevede il supporto di un operatore, deve essere dotato di
“accessori” d’ aiuto, che permettano all’ utente di sciogliere
dubbi o chiedere spiegazioni. Tali uscite di sicurezza possono
andare dal semplice numero di telefono o strumenti di
autocontrollo e validazione, a tipologie più raffinate, come la
chat.
Appare evidente come sia necessaria una capacità di
pianificazione pluriennale che non si limiti ad una visione del
breve periodo. Lo scenario migliore per una strategia vincente
della multicanalità, presuppone una sostanziale continuità della
relazione, seppur in presenza di accessi attraverso tecnologie e
modalità di interazione profondamente diverse. La scelta degli
strumenti, nell’ ambito della pianificazione della
comunicazione, fa parte della fase operativa della progettazione
ed è anzi una delle ultime scelte da compiere prima di passare
alla realizzazione concreta del piano.
La scelta degli strumenti infatti avviene a valle dell’ intera fase
strategica, ovvero quando sono stati definiti gli obiettivi di
comunicazione, è stata realizzata l’ analisi dei contesti e sono
stati individuati i pubblici di riferimento ( stakeholder) di cui l’
amministrazione deve tenere conto o per il loro ruolo rispetto
alla decisione pubblica o per la loro capacità di influenza.
Infine analizzeremo un caso aziendale (COSTA CROCIERE)
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che mostra come, utilizzando alcuni strumenti di analisi e
gestione dei dati raccolti sui clienti (Data warehousing, Data
mining), è possibile adottare un approccio "customer centric" e
quindi, migliorare le proprie relazioni con i diversi target di
clienti e competere meglio sul mercato: questa è la logica del
Customer Relationship Management. Grazie alla
collaborazione di Giuseppe De Iaco e Fabio Gasparri, IT
Directors, ho analizzato il caso Costa Crociere.
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CAPITOLO PRIMO
Il Customer Relationship Management
Il Customer Relationship Management è un processo adottato
da molte aziende per garantire e salvaguardare l’ aspetto
fondamentale della realtà commerciale in cui ci troviamo a
“combattere”: la relazione con la clientela. Affidarsi ad un
sistema CRM permette alle aziende di utilizzare numerosi ed
efficaci strumenti sia a livello di front office (nella relazione
con l’ esterno), sia di back office (per analizzare e misurare dati
e i risultati conseguiti). Tali strumenti verranno poi
approfonditi nei prossimi capitoli.
In sostanza, quando affrontiamo un argomento piuttosto
attuale, ma allo stesso tempo delicato, come quello del CRM, ci
rendiamo conto di analizzare l’ adozione da parte dell’ azienda
di una vera e propria prospettiva organizzativa, che tende a
valorizzare la componente relazionale della gestione della
domanda, con l’ obiettivo di instaurare un rapporto basato sulla
lealtà e fiducia con il cliente stesso.
Il primo passo che l’ azienda deve compiere è quello dell’
individuazione di un gruppo specifico di riferimento sul quale
concentrare la propria offerta in modo da soddisfare le sue
esigenze. Un gruppo che sia in grado di assicurare una parte
importante del fatturato. Per creare e soprattutto consolidare la
fiducia da parte del segmento obiettivo, bisogna in primis
cercare di coinvolgerlo con azioni di informazioni mirate.
Aspetto ancora più importante è che gran parte del target può
essere costituito da ottimi clienti della concorrenza, per questo
motivo vi è la necessità di selezionare prettamente le azioni
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promozionali che non comportino il rischio di far concentrare l’
attenzione piuttosto che sulla qualità del servizio/prodotto, sul
prezzo, o di ricorrere alla concorrenza per appagare i propri
bisogni.
E’ necessario quindi, innanzitutto, definire strategie diverse per
questi segmenti di clientela, il cui valore deve comunque essere
misurato su tutta la durata del ciclo di vita del rapporto con la
clientela e tenere conto anche della profittabilità potenziale.
Questo significa che un’impresa deve sviluppare previsioni
circa la durata della relazione e analisi circa la quota di mercato
sul cliente, cioè il numero di prodotti/servizi che riesce a
vender lui rispetto al suo potenziale.
La valorizzazione della redditività dei clienti ha come finalità
quella di ampliare e rafforzare il grado di penetrazione di
ciascuno.
Come abbiamo già detto in precedenza, l’ azienda attuale si
trova ad operare in una realtà completamente differente rispetto
al passato, realtà segnata da numerosi cambiamenti che
richiedono un adeguamento costante all’ ambiente che ci
circonda. Uno fra i numerosi fattori che hanno contribuito al
cambiamento, che si può individuare dopo un’ attenta analisi
dell’ argomento, è la fidelizzazione del cliente. Mentre in
passato si cercava di attrarre il cliente migliore, ora si cerca di
migliorare la relazione con quello già acquisito, stimolandone
la profittabilità attraverso una value proposition sempre più
rispondente ai suoi bisogni e alle sue aspettative. L’idea
sarebbe quella di riuscire ad anticiparne le esigenze, o meglio
ancora stimolarne la nascita, per poi poterle prontamente
soddisfare.
Stabilito che ad una certa categoria di clienti va riservato un
trattamento particolare (trattamento differenziato della
clientela), occorre poi differenziare l’offerta a seconda dei
particolari comportamenti e delle specifiche esigenze del
singolo cliente (personalizzazione dell’ offerta).
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Gli strumenti propri di questa fase sono quelli del cross-selling
e dell’ up-selling:
• Il cross-selling viene utilizzato per garantire un
incremento dei prodotti/servizi acquistati dalla clientela,
associando un’ ulteriore offerta al potenziale acquisto.
• Parliamo di up-selling quando si offre un prodotto di
migliore qualità e costo, ma con il medesimo valore d’uso di
quello scelto dal cliente.
In ogni caso, per assicurarsi una buona riuscita dell’ utilizzo di
questi sistemi, è necessaria un’ ottima conoscenza dei gusti e
delle esigenze del consumatore.
In ultima analisi, il CRM dovrebbe consentire di definire una
strategia ottimale per ogni micro-segmento di clientela
individuato (una sorta di schema di proposta di prodotti/servizi
e di indicazione del canale di distribuzione più appropriato)
sulla base delle informazioni catturate, memorizzate ed
elaborate attraverso tecniche statistiche.
La catena di valore della relazione con la clientela si
caratterizza in quattro fasi:
1. Acquisizione del cliente (Attrazione)
2. Gestione del nuovo cliente (Soddisfazione)
3. Gestione del rapporto con il cliente
(Fidelizzazione)
4. Personalizzazione dell’ offerta (Retention), o De-
marketing, nel caso di clienti che hanno ormai concluso il ciclo
di vita con l’ azienda e il cui apporto reddituale è ormai
azzerato o negativo.
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www.wikipedia.it
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1.1 La catena di valore del cliente: le
strategie per le diverse fasi del ciclo di vita
della relazione azienda-cliente
1.1.1 L’acquisizione del cliente
Il primo step fondamentale per valorizzare la relazione con il
cliente è rappresentato dalla sua acquisizione, cercando di
ottimizzare il rapporto costi/benefici, dato l’ elevato costo che
richiede questo tipo di processo. Inizialmente viene utilizzato
da molte aziende un contatto diretto “direct marketing” (posta,
telemarketing, e – mail, promozioni, contatti diretti, ecc. ),
successivamente, vengono adottati interventi più strutturati, che
devono essere svolti con costanza per garantire il risultato
sperato. Si procede quindi ad un’ attenta ricerca dei potenziali
clienti, che è ritenuta una delle maggiori caratteristiche per
garantire la crescita delle vendite di un’ azienda.
Il processo di ricerca dei futuri clienti comprende due classi di
attività
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:
• Ricerca casuale (random lead) che consiste nell’
individuazione vera e propria dei potenziali clienti attraverso
dati ottenuti tramite una ricerca casuale presso le aziende o le
famiglie, oppure tramite pubblicità.
• Ricerca di informazioni selezionate (selected-lead
searching) è un approccio utilizzato dalla maggior parte dei
venditori professionisti per la ricerca d’ informazioni
riguardanti un mercato target predeterminato. Vengono
utilizzati contatti e conoscenze esistenti per individuare nuovi
clienti.
Successivamente, dopo aver ottenuto le informazioni, si
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J. Paul Peter, James H. Donnelly, “Marketing”, McGraw – Hill Pag.177
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procede alla valutazione dei potenziali clienti avvalendosi di
specifici parametri di riferimento, quali: disporre di bisogni o
desideri che possono essere soddisfatti attraverso l’acquisto di
un prodotto attualmente offerto dall’ azienda, con conseguente
possibilità di pagamento, poter essere contattato
vantaggiosamente, avere gli aspetti fondamentali per diventare
un cliente effettivo. Se il cliente potenziale individuato,
corrisponde in modo positivo a tali requisiti, potrà in futuro
diventare un cliente a tutti gli effetti.
1.1.2 La gestione del nuovo cliente
Questa fase la si può ritenere particolarmente delicata e quindi
richiede un efficace tipo di approccio. Il cliente infatti si mostra
ancora incerto e facilmente “corruttibile” dalla concorrenza.
Ogni azione di marketing quindi richiede particolare attenzione
ed efficacia per garantire un buon inizio di relazione con la
propria domanda di riferimento che sembra maggiormente
disponibile a ricevere informazioni pubblicitarie di ogni tipo,
tra cui soprattutto quelle postali.
1.1.3 Il consolidamento del rapporto con il cliente
Per consolidare il rapporto che si è instaurato con la propria
clientela bisogna seguire alcune “regole” che permettono all’
azienda e al cliente stesso di avere maggiori certezze e
affidabilità l’ uno verso l’ altro. Gli strumenti principali che
consentono di anticipare i bisogni e i desideri dei consumatori
si possono individuare nei modelli statistici, tecniche di data
mining e regole di induzione. Si tratta quindi di ricorrere ad un
data base che deve essere continuamente aggiornato, che ha un
ruolo chiave nella capacità di interpretare il comportamento
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futuro del cliente e nell’ individuare l’ azione più adeguata.
1.1.4 La retention del cliente
Il processo di retention tende a ridefinire l’offerta se esiste un
concreto rischio di perdere un acquirente, specialmente nel
caso in cui ci troviamo di fronte ad un cliente redditizio.
La capacità di fornire allo stesso consumatore servizi diversi
con differenti coefficienti di fidelizzazione, può rappresentare
una carta vincente per incrementare la fedeltà del cliente. Per
raggiungere questo obiettivo, l’importante è integrare le
informazioni e aggiornarle continuamente. Per attuare strategie
di fidelizzazione, l’azienda dovrà non solo migliorare il
servizio ma anche capire cosa fa il cliente per prevederne le
‘mosse’. Ad esempio può essere utile individuare i momenti di
‘discontinuità’ nella vita del cliente, come l’acquisto di una
casa o la nascita di un figlio, per proporgli i prodotti che
potrebbero interessarlo in quel periodo particolare. Inoltre, è
necessario catalogare tutti i comportamenti ed integrare i punti
di contatto per poter usufruire di una panoramica completa
sulla sua posizione.
La percezione della possibile perdita di un cliente deriva
soprattutto dalla convergenza di segnalazioni provenienti dal
sistema di monitoraggio del suo comportamento, che si basa su
alcune variabili quantitative, come il numero di acquisti di
prodotti nell’ unità di tempo, il tempo trascorso dall’ ultimo
acquisto, dall’ultima visita o dall’ultima richiesta di
consulenza, e su dati di carattere più qualitativo come la
segnalazione delle lamentele.
In seguito bisogna verificare se la relazione che appare a
rischio, sia una relazione ancora profittevole oppure se il ciclo
di vita sia ormai terminato. Nel caso in cui valga la pena di
trattenerlo, si avviano una serie di iniziative per ridefinire
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l’offerta e rivitalizzare il rapporto, come rivedere le condizioni
contrattuali, attuare un programma di incentivi, avviare sistemi
premianti, promozioni, migliorare le informazioni.
1.1.5 Il de-marketing
Fino ad ora abbiamo parlato di strategie o di piccole regole da
seguire per poter garantire uno stretto rapporto dell’ offerta con
la propria domanda. Quando parliamo di de-marketing
intendiamo esattamente il contrario, ovvero, di quell’ insieme
di attività che vengono attuate al fine di scoraggiare i clienti o
uno specifico segmento di essi ( ad esempio i clienti scadenti )
dall’ acquisto di prodotti aziendali.
Esistono diverse strategie di de-marketing:
•
Demarketing generale
in cui l’ impresa decide di
scoraggiare l’acquisto dei suoi prodotti da parte dell’ intera
clientela.
•
Demarketing selettivo (o relationship demarketing)
in cui si decide di scoraggiare l’acquisto da parte di specifici
segmenti di mercato considerati non profittevoli.
•
Demarketing apparente in cui si decide di limitare la
distribuzione proponendo al mercato un numero di pezzi scarso
nei confronti della domanda in modo da sopravvalutarne il
valore (tipico del settore automotive per auto di fascia alta).
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Un esempio è dato dai fornitori di elettricità o di gas che nei
periodi di maggior consumo pubblicizzano un utilizzo
ragionato della risorsa energetica per evitare gli sprechi.
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www.mymarketing,net/agora/editoriali/contributi/dettaglio_articolo.asp?a=1
9&=112&i=1482