4
Introduzione
Il presente lavoro intende contribuire alla riflessione su un fenomeno
complesso come quello dell'Ambient communication, fenomeno che,
soprattutto nel contesto italiano viene ancora molto sottovalutato e mal
inquadrato, confinato entro gli stretti limiti della sua progenitrice
concettuale: la pubblicità esterna. In realtà, come emergerà dalla lettura
dei capitoli, la pubblicità esterna si è evoluta e trasformata negli anni
adattandosi ai cambiamenti sociali ed economici che hanno portato il
concetto a svecchiarsi ed arricchirsi di nuove modalità e supporti.
L'etichetta Ambient communication, ripresa dagli approfonditi studi in
materia della professoressa Rossella Gambetti, si configura come la più
adatta a contestualizzare una modalità di comunicazione commerciale
che utilizza qualsiasi elemento ambientale capace di trasmettere
messaggi che suscitino coinvolgimento dei clienti. Nei suoi
potenzialmente infiniti supporti, impiega l'ambiente urbano in un modo
che è generalmente meno costoso e più efficiente dei mezzi pubblicitari
tradizionali, permettendo di riacquistare l'empatia persa dall'azienda
verso i consumatori.
Per ragioni direttamente riconducibili all'evoluzione del consumatore,
dei media e delle stesse aziende, le marche devono sperimentare mezzi di
comunicazione innovativi, caratterizzati dal loro contenuto spettacolare
volto a far vivere esperienze emozionali attraverso canali nuovi, magari
inconsueti. Le caratteristiche che rendono l'Ambient communication,
una modalità di comunicazione efficiente sono diverse e necessarie in un
contesto commerciale affollato e investito da una forte pressione di
incapacità economica.
Il presente lavoro quindi, si propone di contribuire, seppur con i suoi
5
limiti, ad una analisi dei punti strategici di tale modalità al fine di
sistematizzarne l'uso per le aziende, proponendo possibili applicazioni
fondamentali e ottiche di valutazione.
Verranno prese in esame le diverse determinanti che incorrono nella
strutturazione di una campagna commerciale, che utilizza modalità di
Ambient communication, partendo dai significanti storico concettuali,
fino ad arrivare ai trend attuali e alle componenti economiche/sociali,
che ne motivano e ne incentivano l’uso.
6
CAPITOLO 1 – Ambient communication
1.1 Comunicazione nel Marketing
La comunicazione nel marketing è costituita “dall'insieme dei mezzi
tramite i quali le aziende cercano di formare, convincere, e ricordare ai
consumatori – direttamente o indirettamente – i propri brand e prodotti”
1
.
Nonostante il mix di comunicazione proprio del marketing venga
solitamente inscritto in otto principali modalità
2
, si può in realtà parlare
di atto comunicativo, ogni qual volta ci sia un punto di “contatto brand-
cliente”
3
; osservare la marca “come se fosse un organismo vivente, anzi
una specie vivente: una specie composta da una popolazione formata da
tutti i momenti di contatto, della marca con il suo pubblico”
4
.
Ogni modalità di comunicazione fondata sul marketing ha un principale
scopo, quello cioè di “contribuire al valore della marca creando la
notorietà del brand, collegando l'immagine del brand alle associazioni
corrette, suscitando risposte positive al brand e/o facilitando un più
solido legame brand-consumatore”
5
; in altre parole, contribuire alla
costruzione di quella componente che concettualmente e tecnicamente
prende il nome di Brand Equity. Innumerevoli sono le definizioni che
ruotano intorno al concetto di brand equity
6
o valore di marca, “tuttora
manca un punto di vista comune sulla sua concettualizzazione e sulla sua
1
P . KOTLER e K. KELLER, Il marketing del nuovo millennio-2 ed.,
(edizione italiana a cura di Michela Addis), Pearson-Prentice, Milano, 2010, p. 362
2
Per approfondimenti sulle principali modalità di comunicazione, consultare Ivi, p. 363
3
Ibidem
4
M. LOMBARDI, Il nuovo manuale di tecniche pubblicitarie, il senso e il valore della pubblicità,
FrancoAngeli, Milano, 2006, p. 139
5
P . KOTLER e K. KELLER, Il marketing del nuovo millennio-2 ed, op. cit., p. 364
6
Per approfondimenti in merito si rinvia a K. KELLER, La gestione del brand: strategie e sviluppo,
(edizione italiana a cura di B. Busacca e M.Ostillio), Egea, Milano, 2005, p. 41
7
misurazione”
7
, data la complessità e la multidimensionalità di tale
concetto. Nonostante comunque la molteplicità di specifiche
interpretazioni, esiste concordanza sul fatto che il valore della marca
“dovrebbe essere definito in termini di effetti di marketing attribuibili
unicamente alla marca stessa”
8
, così che “i risultati del marketing di un
prodotto o servizio di marca siano diversi da quelli che si otterrebbero se
lo stesso prodotto o servizio non fosse associato a quella marca”,
andando a rappresentare “il valore aggiunto per l'impresa, per il
commercio o per il consumatore che un determinato brand conferisce al
prodotto”
9
.
Un importante, sebbene non principale ruolo nella comunicazione di
marketing è svolto dalla pubblicità, per la quale oggi si intende
“qualunque forma di presentazione e promozione non personale e a
pagamento di idee, beni o servizi da parte di una fonte identificata”
10
.
La pubblicità, come le altre modalità di comunicazione, si serve di due
componenti essenziali senza le quali non esisterebbe: il messaggio, che
contiene l'informazione da veicolare e il mezzo, su cui tale messaggio
raggiungerà il consumatore. Tralasciando la componente informativa e
contenutistica di tale modalità comunicativa, si pone il focus sul mezzo,
il quale è definibile come “canale attraverso il quale passa l'informazione
che un impresa invia al suo pubblico”
11
. Esso, così come ogni prodotto e
marca insita “nel suo pubblico una precisa personalità, un’individualità
che si riflette sulle comunicazioni che trasmette, suscitando una serie di
attese e di aspettative, di atteggiamenti suoi peculiari, ...spesso
7
Ivi, p. 41
8
Ivi, p. 40
9
Ivi, p. 41 ( Smith e Schulman 1991)
10
Ivi, p. 229
11
M. LOMBARDI, Il nuovo manuale di tecniche pubblicitarie, il senso e il valore della pubblicità,
FrancoAngeli, Milano, 2006, p. 391
8
profondamente diversi, da quelli suscitati da altri”
12
.
I mezzi, che tipicamente vengono impiegati in una campagna
pubblicitaria di massa, sono divisi in sei grandi categorie: televisione,
radio, stampa, cinema, internet ed esterna. Il primo e più antico mezzo
utilizzato per funzioni pubblicitarie, riguarda proprio quest'ultima
categoria, quella cioè della pubblicità esterna.
La pubblicità esterna ingloba tutti i mezzi e i supporti che veicolano
messaggi non inseriti in un “contesto redazionale”, e che sono sovente
posizionati in spazi aperti
13
. Nonostante, in maggioranza nel contesto
italiano, questa modalità pubblicitaria continui ad essere etichettata con
il termine esterna, essa si è in realtà sviluppata e trasformata, adattandosi
al corso degli anni. Si può definire il semplice termine “esterno” ormai
logoro, riduttivo e non esemplificativo di tale modalità di comunicazione
che non si limita più oramai a posizionarsi all'esterno ma in un ambiente
spazialmente aumentato e concettualmente modificato. Procedendo per
gradi, si andrà ad analizzare quelle che sono state le origini della
pubblicità esterna e le cause che hanno portato allo stravolgimento di tale
concetto, tenendo in forte considerazione le parole di un esperto del
settore, Micheal Schrage che ha così scritto: “The future of media is the
future of advertising; the future of advertising is the future of media ”
14
,
in altre parole “è la pubblicità con le sue esigenze a condizionare la
nascita di nuovi media non il contrario”
15
.
12
G . F ABRIS, La pubblicità, teorie e prassi-12 ed., FrancoAngeli, Milano, 2004, p. 173
13
A. P ASTORE e M. VERNUCCIO, Impresa e comunicazione, principi per il management, Apogeo,
Milano, 2008, p. 284
14
F . GALLUCCI, Marketing emozionale-2. ed., Egea, Milano, 2007, p. 223
15
Ibidem
9
1.2 Nascita ed evoluzione della pubblicità esterna
La pubblicità esterna, sebbene non come la intendiamo noi oggi, ha
origini antiche quasi quanto la civiltà in funzione del fatto che “appena
l'uomo ha cominciato a lavorare e quindi a produrre non solamente per
sé e per la propria famiglia, ha sentito il bisogno di far sapere cosa
poteva dare agli altri per ottenere in cambio quello che gli altri a loro
volta potevano offrirgli”
16
.
Diversi sono i mezzi e le modalità utilizzate dalla pubblicità esterna nel
corso della sua storia, un evoluzione che si può suddividere in tre fasi
connesse al suo sviluppo:
17
la prima fase detta “primordiale”, ingloba tutte le manifestazioni
pubblicitarie fino alla nascita della stampa;
la seconda fase detta “della pratica pubblicitaria”, è per lo più una
fase di espansione quantitativa della pubblicità, durata con una
“maggiore approssimazione della realtà sino la prima guerra mondiale”
18
;
la terza fase detta “della tecnica pubblicitaria”, è la fase in cui
stiamo vivendo.
Passando ora in rassegna le diverse manifestazioni della pubblicità
esterna, occorre tenere in considerazione la suddivisione temporale e di
sviluppo fatta in precedenza per un'adeguata comprensione storica.
Una delle più arcaiche modalità di pubblicità esterna, risiede nella figura
del banditore. Esso viene definito come “tipica figura di un sistema
comunicativo pretecnologico, in cui le disposizioni delle autorità e gli
16
D. VILLANI, La pubblicità e i suoi mezzi, Giuffrè, Milano, 1955, p. 6
17
La dicitura fase primordiale, della pratica pubblicitaria e della tecnica pubblicitaria è stata presa
dalla classificazione fatta da: E. BRIOSCHI, Elementi di economia e tecnica della pubblicità. II, La
pubblicità, ottiche di impiego e valutazione economiche, Vita e Pensiero, Milano, 1985, p. 6
18
Ibidem
10
annunci di pubblico interesse venivano gridati per le strade dei villaggi e
dei centri urbani dopo rulli di tamburi o squilli di tromba che fungevano
da sigle di avvertimento per attirare l'attenzione”
19
. Anche se è possibile
collocare la sua origine già nelle civiltà classiche, bisogna porre in esame
quella che è la sua figura a partire dalla “seconda metà del dodicesimo
secolo”
20
. Il banditore che dapprima si limitava ad annunciare i decreti
reali, bandi pubblici e ordinanze, successivamente ampliò
esponenzialmente negli anni la sua “clientela”, pubblicizzando al popolo
le merci che i cittadini mettevano in vendita. La figura del banditore era
in quegli anni, ma sino alla prima metà del novecento soprattutto nel
meridione Italiano, una figura fondamentale data la forte percentuale di
analfabetismo
21
.
Oltre alla figura del banditore, altre forme molto antiche di pubblicità
esterna sono comprese nella prima fase di sviluppo, quella primordiale,
tra cui: le insegne. Queste sono definibili come “strumento diretto e
immediato di comunicazione...Vero e proprio fattore attivo di vendita,
svolge un ruolo prezioso nella strategia gestionale dell'impresa
dettagliante, qualificandone la formula commerciale e il posizionamento
sul mercato”
22
. Si hanno tracce e reperti della loro esistenza già
nell'epoca romana, che gli scavi di Pompei portarono alla luce.
Le prime insegne non erano molto articolate, essendo alta la percentuale
di analfabeti spesso si limitavano a raffigurare strumenti legati al
mestiere, che qualificavano la tipologia di negozio; le figure infatti,
19
A. ABRUZZESE e F . COLOMBO, Dizionario della pubblicità. Storia, tecniche, personaggi,
Zanichelli, Bologna, 1994, p. 49
20
R. GAMBETTI, Ambient communication: How to engage Consumers in Urban Touch-Points, in
California Management Review, Vol. 52, No. 3 (Spring 2010), p. 37
21
Nel 1901 la percentuale di analfabetismo in Italia era del 56%, scesa al 12,9% nel 1951. Dati tratti
da: ISTAT, Italia in cifre, Roma, 2011
22
A. ABRUZZESE e F . COLOMBO, Dizionario della pubblicità. Storia, tecniche, personaggi, op. cit.,
p. 229
11
erano molto più utili delle parole per identificarlo. Il grande sviluppo
delle insegne avvenne nel tardo medioevo, quando furono proprio alcuni
Re a sancirne obbligatoriamente l'uso, tra questi si ricordi Riccardo III
che nel 1393 emanò la seguente legge riguardante i pub: “chiunque
abbia intenzione di produrre birra in città, con l'intento di venderla,
dovrà appendere all'esterno un'insegna, altrimenti perderà per confisca
la propria birra”.
L'ultima modalità primordiale di pubblicità esterna, che insieme alle
insegne verrà traghettata dagli sviluppi soprattutto tecnologici sino ai
giorni nostri sono: i manifesti
23
. Anch'essi riemersi a centinaia dagli scavi
di Pompei
24
, venivano in origine usati esclusivamente nelle campagne
elettorali. Anche nel medioevo il manifesto non verrà usato per scopi
commerciali ma esclusivamente per finalità di carattere pubblico, per la
comunicazione di editti religiosi e più in generale per editti reali. Sarà
solo con l'invenzione della stampa a caratteri mobili di Johann
Gutenberg nel XV secolo, che il manifesto inizierà ad espandersi e
svilupparsi in dimensioni e in funzioni. Fù proprio l'invenzione della
stampa, che permise alla pubblicità il passaggio nella sua seconda fase di
sviluppo, quella della “pratica pubblicitaria”. In questa fase, come
appunto indicato precedentemente, la pubblicità si espanse
quantitativamente e una nuova forma di pubblicità esterna si aggiunse
alle già esistenti: il volantino promozionale. L'uso di questo mezzo ha
origine nella seconda metà del quindicesimo secolo
25
, ma è solo nel
settecento che si assiste ad un suo più massiccio uso, tanto che nel 1734
in Francia ne si proibì la sua distribuzione.
23
Ivi, p. 259
24
In questi scavi ne sono stati rinvenuti circa 1.500. Per approfondimenti, Ivi, p.18 e p. 19
25
R. GAMBETTI, Ambient communication: How to engage Consumers in Urban Touch-Points, in
California Management Review, Vol. 52, No. 3 (Spring 2010), p. 37