Introduzione 2
frequenze cicliche, sono tutte multiple del reciproco del periodo di
ciclostazionarietà. I processi ciclostazionari sono anche chiamati processi
periodicamente correlati. Più in generale si parla di processi quasi ciclostazionari
(o processi quasi periodicamente correlati) quando la funzione di autocorrelazione
è una funzione quasi periodica nel tempo. La proprietà di periodicità della
funzione di autocorrelazione si riflette in una proprietà equivalente nel dominio
spettrale: infatti i processi quasi ciclostazionari sono tali che le componenti
spettrali del processo che sono separate in frequenza di quantità pari alle
frequenze cicliche sono correlate. In contrasto con ciò i processi stazionari in
senso lato del secondo ordine hanno una funzione di autocorrelazione che dipende
solo dal parametro di ritardo e componenti spettrali separate sono incorrelate.
Un modo alternativo per descrivere la presenza di un fenomeno periodico nel
meccanismo di generazione dei dati è quello di assumere un modello per cui i
dati disponibili non sono modellati come una realizzazione di un processo
stocastico ma piuttosto come una singola funzione del tempo. In quest’ottica una
serie temporale è caratterizzata da una ciclostazionarietà del secondo ordine se
esiste una trasformazione quadratica tempo invariante della serie temporale che dà
luogo a componenti additive sinusoidali di potenza finita.
In questo elaborato di tesi verrano dapprima introdotte le proprietà generali dei
processi stocastici ciclostazionari e quasi ciclostazionari a tempo continuo e a
tempo discreto (capitolo 2). Successivamente, nel capitolo 3, si considererà un
approccio alternativo a quello stocastico, l’approccio così detto FOT, con
l’introduzione delle serie temporali e si analizzerà anche il caso in cui i segnali di
interesse sono a valori complessi. Nel capitolo 4 si affronteranno problemi ed
applicazioni relativi al filtraggio lineare, alla modulazione a prodotto ed al
campionamento di processi ciclostazionari. Nel capitolo 5 si discuterà la stima
delle funzioni di autocorrelazione ciclica e degli spettri ciclici. Il capitolo 6
presenta un caso di studio particolare: il segnale ASK. Tale sezione rappresenta il
nucleo del lavoro di tesi in cui convergeranno risultati analitici e risultati ottenuti
numericamente mediante il calcolatore. In un primo momento infatti si presenterà
Introduzione 3
il calcolo analitico delle funzioni di autocorrelazione ciclica e degli spettri ciclici
per un segnale ASK. Successivamente, dopo aver descritto la funzione MATLAB
xcorr.m, si passerà al lavoro con il calcolatore: si genererà un segnale ASK, si
calcoleranno le funzioni di autocorrelazione ciclica e gli spettri ciclici e si
confronteranno i risultati analitici ottenuti in precedenza con i risultati offerti dal
calcolatore. Infine, nel capitolo 7, sono presentate brevemente applicazioni della
ciclostazionarietà nell’ambito dell’elaborazione dei segnali e delle comunicazioni
con particolare attenzione posta al problema della sincronizzazione di simbolo.
Capitolo 2 4
2 PROCESSI STOCASTICI
CICLOSTAZIONARI E QUASI
CICLOSTAZIONARI
2.1 INTRODUZIONE
Le proprietà generali dei processi stocastici ciclostazionari si possono ricavare
dall’analisi dell’espansione in serie di Fourier della funzione di autocorrelazione.
Le frequenze, chiamate frequenze cicliche, sono multipli del reciproco del periodo
di ciclostazionarietà e i coefficienti, detti funzioni di autocorrelazione ciclica,
sono funzioni continue del parametro di ritardo. I processi ciclostazionari sono
caratterizzati nel dominio della frequenza dagli spettri ciclici che sono le
trasformate di Fourier delle funzioni di autocorrelazione ciclica. Lo spettro ciclico
ad una data frequenza ciclica rappresenta la densità di correlazione spettrale tra
due componenti spettrali del processo che sono separate in frequenza di una
quantità uguale alla frequenza ciclica. I processi quasi ciclostazionari sono
caratterizzati da una funzione di autocorrelazione quasi periodica che può essere
espansa attraverso una serie di Fourier generalizzata le cui frequenze possono
essere incommensurabili.
Capitolo 2 5
2.2 PROCESSI STOCASTICI CICLOSTAZIONARI A TEMPO
CONTINUO
Consideriamo un processo stocastico a tempo continuo e a valori reali
^ `
(, ), ,xtw t w:\ , più brevemente ()x t se tale notazione non crea ambiguità.
Il processo ()x t si dice ciclostazionario in senso lato del secondo ordine [2.1],
[2.2] se la sua media
^ `
E()x t e la sua funzione di autocorrelazione :
^ `
(, ) E ( ) ()
x
Rt xt xtWW (2.1)
sono funzioni periodiche in t di uno stesso periodo che denotiamo con :
0
T
^ ` ^ `
0
0
E() E( )
(,)(,
xx
)
x txtT
Rt RtTWW
,.t W
(2.2)
Dunque, ipotizzando la uniforme convergenza dell’espansione in serie di Fourier
di (, )
x
R t W , possiamo scrivere
0
0
2
(, ) ( )
jnTt
nT
xx
n
Rt R e
S
WW
f
f
¦
(2.3)
dove i coefficienti di Fourier
0
0
0
0
2
2
0 2
1
() (,) d
T
jnTt
nT
xx
T
R Rt e t
T
S
WW
³
(2.4)
sono denominati funzioni di autocorrelazione ciclica, le frequenze
^ `
0
n
nT
]
sono
chiamate frequenze cicliche e è il periodo di ciclostazionarietà. E’ bene fare
0
T
Capitolo 2 6
una precisazione sulla assunta ipotesi di uniforme convergenza [2.3, par. 2.3]: per
i segnali che si incontrano comunemente nelle applicazioni pratiche questa ipotesi
è sempre verificata; spesso però, per schematizzare fenomeni fisici, si fa ricorso a
funzioni che non rappresentano esattamente i segnali in esame, ma che offrono il
vantaggio non indifferente di una maggiore semplicità. Per tali funzioni, tuttavia,
non è più assicurata in generale la convergenza uniforme dello sviluppo in serie di
Fourier e diventa quindi necessario disporre di criteri che garantiscono la
correttezza di tale sviluppo. Un insieme di condizioni sufficienti che garantiscono
la possibilità di sviluppare un segnale periodico in serie di Fourier è il
cosiddetto criterio di Dirichlet che può essere enunciato come segue:
()zt
x se è assolutamente integrabile sul periodo (vale a dire se verifica
la condizione
()zt
0
T
0
0
2
2
()d
T
T
zt t
f
³
);
x se è continua o presenta in un periodo un numero finito di
discontinuità di prima specie;
()zt
x se è derivabile rispetto al tempo nel periodo, escluso al più un
numero finito di punti nei quali esistono finite la derivate destra e sinistra,
()zt
allora la serie di Fourier converge al valore assunto dalla funzione nei
punti in cui questa è continua, e alla semisomma dei limiti destro e sinistro nei
punti in cui presenta eventuali discontinuità di prima specie.
()zt
()zt
La terza ipotesi del criterio può anche essere sostituita con la seguente, che risulta
del tutto equivalente:
x se presenta un numero finito di massimi e di minimo nel periodo. ()zt
Capitolo 2 7
Torniamo ora ai processi ciclostazionari e notiamo come i processi stazionari in
senso lato possono essere ottenuti come caso particolare dei processi
ciclostazionari quando
0
() 0
nT
x
R W z solo per 0n . In tal caso infatti
0
00
2
0
(, ) ( ) ( ) ( ) ( )
jnTt
nT T
xx x
n
Rt R e n R R
S
x
WWGW
f
f
¦
W{ . (2.5)
Mostriamo che se ()x t è ciclostazionario con periodo allora il processo
stocastico
0
T
() ( )yt xt T , con T variabile aleatoria uniforme distribuita in
(indipendente da
0
0,T
()x t ), è stazionario in senso lato. Dobbiamo quindi mostrare che
il processo ha una media costante ed una funzione di autocorrelazione
indipendente dalla variabile temporale t, cominciamo dalla media:
()yt
^ `
E()yt (2.6)
^ `
x,
E(xt
T
)T (2.7)
x
E()()dxt f
T
T T
½
®¾
¯¿
³
\
(2.8)
0
x
0 0
1
E()d
T
xt
T
TT
½
°°
®¾
¯¿
³
(2.9)
ponendo tOT e invertendo l’operatore di media con quello di integrale
(entrambi lineari), d’ora in poi più brevemente
^ `
E
³
R
^`
0
x
0
1
E()d.
tT
t
x
T
OO
³
(2.10)
Capitolo 2 8
Ricordiamo ora che la media del processo ()x t è una funzione periodica di
periodo e notando che l’integrale a cui siamo giunti si estende proprio su un
periodo possiamo affermare che
0
T
^ `
E()yt non dipende da t ed è quindi una
costante come si addice ad un processo stazionario in senso lato. Calcoliamo ora
la funzione di autocorrelazione:
(, )
y
R t W (2.11)
^ `
x,
E( )()xt xt
T
TW T (2.12)
0
x
0 0
1
E()()d
T
xt xt
T
TW TT
½
°°
®¾
¯¿
³
(2.13)
ponendo tOT e
^ `
E
³
R
^
0
x
0
(,)
1
E( )()d
x
tT
t
R
x
T
OW
`
OW O
³
O (2.14)
0
0
1
(,)d.
tT
x
t
R
T
OW O
³
(2.15)
Il risultato a cui siamo giunti è simile a prima: abbiamo l’ integrale su un periodo
di una funzione periodica, l’integrale non dipende quindi dagli estremi di
integrazione e quindi non dipende da t e pertanto il processo è dotato di una
funzione di autocorrelazione indipendente dalla variabile temporale t. In definitiva
il processo
()yt
() ( )yt xt T è un processo stazionario in senso lato.
Una classe più ampia di processi stocastici ciclostazionari si può ottenere
considerando una funzione di autocorrelazione (, )
x
R t W quasi periodica in t per
ogni W .
Capitolo 2 9
Una funzione è detta quasi periodica (almost-periodic (AP)) se()zt
0 l
H
0H! ! tale che per ogni intervallo
00 00
,,tt l tt l
H H
W
H
tale che
()()zt zt t
H
WH \ . (2.16)
H
W è noto come numero di traslazione di corrispondente ad ()zt H [2.4], [2.5]. In
[2.4, cap. 1] è mostrato che ogni funzione AP è limitata ed è pari al limite di una
sequenza di polinomi trigonometrici in t uniformemente convergente:
2
()
j t
A
zt z e
S D
D
D
¦
(2.17)
dove A è un insieme numerabile, le frequenze AD possono essere
incommensurabili e i coefficienti z
D
sono definiti in tal modo:
2
2
2
1
() lim () d
T
jt jt
t
T
T
zzte zte
T
SD SD
D
of
³
2
t
. (2.18)
Queste funzioni sono chiamate quasi periodiche nel senso di Bohr o,
equivalentemente, uniformemente quasi periodiche in t nel senso di Besicovitch.
Con riferimento alle proprietà della funzione di autocorrelazione, un processo
stocastico a tempo continuo e a valori reali ()x t è detto quasi ciclostazionario in
senso lato (wide-sense almost-cyclostationary (ACS)) [2.1], [2.2], se la sua
funzione di autocorrelazione (, )
x
R t W è una funzione quasi periodica in t (con le
frequenze che non dipendono da W ). Quindi (, )
x
R t W è il limite di una sequenza di
polinomi trigonometrici in t:
Capitolo 2 10
2
(, ) ( )
j t
xx
A
Rt R e
DSD
D
WW
¦
(2.19)
dove
2
2
2
1
() lim (,) d
T
jt
xx
T
T
R Rt e t
T
D
WW
of
³
SD
(2.20)
è la funzione di autocorrelazione ciclica alla frequenza ciclica D e
^ `
:()0
x
AR
D
DW\ z . Dalla (2.20) segue che se ()x t è un processo ACS allora
()x t e la sua versione ritardata in frequenza
2
()
j
xt e
tSD
sono correlati quando
AD . Infatti:
2
2
2
1
() lim (,) d
T
jt
xx
T
T
RRte
T
D
WW
of
³
t
SD
(2.21)
^`
2
2
2
1
lim E ( ) ( ) d
T
jt
T
T
x txte
T
SD
W
of
³
t (2.22)
^ `
2
E( )() 0
jt
t
x txte
SD
W
zAD . (2.23)
I processi quasi ciclostazionari in senso lato sono anche detti processi quasi
periodicamente correlati. I processi ciclostazionari in senso lato possono essere
ottenuti come un caso particolare dei processi ACS quando
^ `
0
n
AnT
{
]
per
qualche .
0
T
Più in generale si dice che un processo stocastico ()x t esibisce
ciclostazionarietà alla frequenza ciclica D se () 0
x
R
D
W z [2.2]. In tal caso la
funzione di autocorrelazione può essere espressa in tal modo:
Capitolo 2 11
2
(, ) ( ) (, )
jt
xx x
A
R tRert
DSD
D
WW
W
¦
(2.24)
dove il termine ( , )
x
rtW non contiene alcuna componente sinusoidale additiva:
2
(, ) 0
jt
x
t
rt e
SD
W
D \ . (2.25)
Nel caso particolare in cui lim ( , ) 0
x
t
rtW
of
, ()x t è detto asintoticamente quasi
ciclostazionario.
Sia
2
() () d
jft
Xf xte t
S
³
\
(2.26)
il processo stocastico ottenuto come trasformata di Fourier di un processo ACS
()x t reale. Utilizzando la (2.19) nel senso delle distribuzioni (funzioni
generalizzate) otteniamo
^ `
*
12 112
E()() ()(
x
A
Xf X f S f f f
D
D
)GD
¦
(2.27)
dove
2
() () d
jf
xx
Sf R e
DDSW
W
³
\
(2.28)
prende il nome di spettro ciclico alla frequenza ciclica D . Proviamo come sia
possibile arrivare alla (2.27):
Capitolo 2 12
^ `
*
12
E()()X fXf (2.29)
12
*
2
=E ( ) d ( ) d
jf jf
xe x e
S[ S\
[ \
½
§·
°°
®¾¨
©¹
¯¿
³³
\
¸
(2.30)
12
22
=E ()() dd
jf jf
xxe e
S[ S\
[ \
³³
\\
[\ (2.31)
ponendo
t
t
[ W
\
®
¯
e
^ `
E
³
R
^ `
12
2() 2
(, )
=E( )() dd
x
jft jft
Rt
x txte e t
SW S
W
W
³³
\\
(2.32)
11
22(
=(,) d d
jf j fft
x
2
)
R te e t
SW S
W
³³
\\
(2.33)
11
22(2
=() d
jf j fftjt
x
A
2
)
dR ee e
SW SDSD
D
W
¦
t (2.34)
invertendo l’operatore di somma con quello di integrale (entrambi lineari), d’ora
in poi più brevemente
¦
³
R
12
2( )
1
=()
jff t
x
A
Sf e t
SDD
D
¦
³
\
d
..
(2.35)
112
=()( )
x
A
Sf f f cvd
D
D
GD
¦
(2.36)
Quindi, un processo ACS è tale che le componenti spettrali separate in frequenza
di una quantità pari alle frequenze cicliche sono correlate; diversamente accade
per un processo stazionario in senso lato, infatti, partendo dalla (2.33),
Capitolo 2 13
^ `
11
22(*
12
()
E()()= (,) d d
x
jf j fft
x
R
2
)
X fXf Rt e e t
SW S
W
{
³³
\\
(2.37)
12
2
0
1
() d
jfft
x
Sf e t
S
³
\
(2.38)
0
112 1
()( ) 0solose
x
Sf f f f fG z
2
. (2.39)
Il supporto nello spazio
12
,f f della funzione di correlazione spettrale
^ `
*
12
E()()X fXf è costituito da righe con pendenza unitaria. La densità di
correlazione spettrale su tale supporto è descritta dagli spettri ciclici , con ()
x
Sf
D
AD e può essere espressa come in [2.2] nel seguente modo
^`
2
*
11
0
2
1
() limlim E (,) (, )d
T
xf
fT
T
Sf fX tfX tf t
T
D
D
''
'o of
³
f
(2.40)
dove l’ordine dei due limiti non può essere invertito e
2
2
2
(, ) ( ) d.
tZ
jfs
Z
tZ
X tf xse s
S
³
(2.41)
Inoltre gli spettri ciclici sono anche chiamati funzioni di densità di
correlazione spettrale. Per
()
x
Sf
D
0D lo spettro ciclico si riduce allo spettro di
potenza o funzione densità spettrale .
0
()
x
Sf