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Con tale tesi si è voluto applicare la metodica dell’Haccp (Hazard Analysis Critical Control
Point) ed i suoi sette principi alla palestra, creando un nuovo strumento operativo, con lo scopo di
garantire la sicurezza e la salubrità di tale luogo.
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CAPITOLO PRIMO
IGIENE E SICUREZZA NELLE PALESTRE
1.1 INTRODUZIONE
L’aspirazione di molti a praticare sport senza dipendere dal tempo né dalle stagioni ha fatto sì
che nel corso degli ultimi anni si siano costruite molte palestre nuove e risanate parecchie vecchie.
La tendenza a svolgere attività sportive in palestra continuerà anche in futuro e probabilmente si
rafforzerà ulteriormente. A tale scopo le prescrizioni e le norme in materia di sicurezza devono
essere rispettate fin dalla pianificazione di una nuova palestra, mentre per le palestre già esistenti la
messa a norma dell’impianto è possibile con semplici accorgimenti (Buchser M., 2004).
1.2 OBBIETTIVO
Gli impianti sportivi devono essere conformi alle leggi, alle norme e alle raccomandazioni
vigenti. A questo proposito vanno considerati due aspetti importanti: da un lato è fondamentale
analizzare la questione della sicurezza prima di iniziare i lavori e dall'altro è utile sapere che molti
difetti si possono eliminare con alcuni semplici provvedimenti. I costruttori e i proprietari degli
impianti sportivi sono responsabili della sicurezza degli utenti (Buchser M., 2004). L’acquisizione
e il mantenimento di un buono stato di salute fisico e psichico non possono prescindere dalla
pratica di una regolare e adeguata attività fisica. D'altra parte, l'aspetto benefico connesso alla
pratica di attività sportive che si svolgono in spazi confinati, come le palestre, è anche
inscindibilmente legato allo stato di salubrità e alle condizioni di carattere igienico-sanitario
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dell'ambiente in cui la disciplina sportiva è praticata. Nel circoscritto ambiente di una palestra,
diverse sono le componenti rilevanti che possono essere individuate ai fini della valutazione delle
condizioni di salubrità e di sicurezza:
ξ di tipo fisico, principalmente temperatura e umidità, essenzialmente connesse a
caratteristiche strutturali e architettoniche e a criteri di progettazione (presenza e adeguata
collocazione e manutenzione degli impianti di climatizzazione e ricambio dell'aria);
ξ di tipo chimico, ovvero correlate al rilascio nell'aria di sostanze derivanti da materiali di
costruzione e di arredo o diffuse durante le operazioni di sanificazione dei locali, come
anche dai normali processi metabolici, dalle attività degli occupanti e dai prodotti per
l'igiene personale;
ξ di tipo biologico, ovvero correlate alla eventuale diffusione - da parte degli stessi
fruitori degli impianti - di microrganismi patogeni o patogeni opportunisti nell'aria
intramurale e sulle superfici di attrezzi ginnici, panche degli spogliatoi, piani delle docce,
ecc.;
ξ di tipo gestionale, quali, ad esempio, la regolamentazione del numero dei fruitori della
palestra, la vigilanza sulle operazioni di sanificazione e igienizzazione degli ambienti e
delle superfici, la manutenzione degli impianti idrico e di climatizzazione dell'aria, la
vigilanza del rispetto delle regole comunitarie e dei principi educativi di base.
Le norme generali riguardanti la realizzazione di impianti sportivi sono state stabilite da
un decreto del Ministero degli Interni nel 1996 e approvate dal Comitato Olimpico Nazionale
Italiano (CONI) con una delibera del 1999. Alcuni aspetti prioritari, relativi alla prevenzione
dei rischi sanitari negli ambienti di vita, con riferimento anche alle palestre, sono stati sviluppati
nelle "Linee Guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati" alla cui
stesura ha partecipato anche l'Istituto Superiore di Sanità.
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E’ da considerare che la fruizione di impianti sportivi può rappresentare una potenziale
condizione di rischio per la salute. Sicuramente si può affermare che, rispetto ad altri ambienti di
vita, la frequenza di incidenti traumatici è abbastanza elevata e probabilmente sottostimata.
Tuttavia, non esistono dati epidemiologici che possano fare riferimento in modo specifico a questo
tipo di incidenti e tanto meno a quelli rappresentati e legati alle caratteristiche igienico-sanitarie
di impianti dove si praticano attività ginniche. Infatti, riguardo ai requisiti sanitari, esistono
solo alcuni dati italiani, limitati a indagini svolte in particolari ambienti, tra cui anche alcune
palestre, che hanno preso in considerazione solo gli aspetti legati alla contaminazione
microbiologica dell'aria, delle superfici e dei sistemi di ventilazione e climatizzazione
(Bonadonna L., 2006).
1.3 LA COMPONENTE BIOLOGICA NELL’ARIA
La composizione microbica dell'aria intramurale degli ambienti confinati in
generale, così come quella delle palestre è, in prima istanza, influenzata dallo stato di salute,
dalle abitudini e dalle attività di chi vi soggiorna e può rappresentare un potenziale veicolo di
diffusione di microrganismi.
In generale, infatti, condizioni di sovraffollamento, cattiva ventilazione e scarso ricambio di
aria favoriscono la trasmissione di malattie infettive. Nelle palestre, se si escludono le discipline
sportive che implicano stretto contatto fisico tra sportivi, per le quali la trasmissione delle
malattie può avvenire per contatto diretto da persona a persona (infezioni cutanee e, più raramente,
infezioni trasmesse attraverso il sangue), la trasmissione di patologie a carattere infettivo è
soprattutto di tipo indiretto e può avvenire attraverso l'inalazione di goccioline aero - disperse.
D'altra parte, l'aumentata ventilazione polmonare legata alla pratica degli esercizi fisici
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massimizza, nel circoscritto spazio delle palestre, l'esposizione e l'inalazione di aerosol derivante
da liquidi biologici.
Indicato con il termine di bioaerosol, il particolato di origine biologica presente nell'aria degli
ambienti indoor, è un potenziale fattore di rischio per la salute. Oltre che da cellule viventi,
quali batteri, virus, protozoi, miceli e spore fungine, esso può essere costituito da polline,
escrementi o frammenti di insetti, scaglie di pelle o peli di mammiferi o altri componenti, residui
o prodotti di organismi quali endotossine o micotossine, responsabili di allergopatie.
Molti batteri diffusi dal corpo umano sono trasportati su scaglie di pelle e probabilmente alcune di
essi restano vitali durante la loro residenza in aria, in quanto si adattano alle condizioni di
disidratazione e sono protetti dal substrato di origine. La vitalità, ovvero la capacità di riprodursi e
svolgere attività metabolica, è un requisito essenziale nella capacità di un agente microbico di
causare infezioni invasive del tratto respiratorio; d'altra parte, qualora la vitalità e l'integrità
cellulare siano compromesse, le cellule microbiche possono ancora svolgere un'azione nociva
attraverso la liberazione nell'ambiente di residui o prodotti metabolici, quali le endotossine
batteriche, lipopolisaccaridi specifici della parete cellulare dei batteri gram-negativi.
Diversamente dalle cellule procariotiche, i funghi, organismi ubiquitari, hanno un ciclo
biologico che prevede forme di moltiplicazione e diffusione (spore e conidi) particolarmente
resistenti agli stress ambientali. Molte specie comunemente ritrovate negli ambienti indoor,
soprattutto quelle appartenenti ai generi Alternaria, Aspergillus, Cladosporium e Penicillium, sono
state segnalate come causa di reazioni-allegiche, mentre più rari sono i funghi patogeni. La
specie più nota tra questi è Aspergillus fumigatus, agente eziologico della aspergillosi
broncopolmonare allergica e di forme di asma e alveoliti allergiche, che si ritrova negli ambienti
confinati generalmente in basse concentrazioni e può costituire un rischio per soggetti
immunocompromessi.
La presenza di funghi negli spazi indoor è associata, oltre che a perdite e ristagno di acqua da
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impianti idraulici, prevalentemente alle condizioni di umidità relativa, i cui valori utili a
limitarne lo sviluppo sono intorno al 50%.
Attività allergenica può manifestarsi anche per la presenza di particolato biologico costituito da
cellule algali, escrementi di acari (prevalentemente appartenenti alla famiglia Pyroglyphidae, genere
Dermatophagoides), frammenti di materiali originati da artropodi e mammiferi o uccelli.
Condizioni di esposizione ad allergeni possono anche derivare dalla presenza di impianti
centralizzati di climatizzazione dell'aria negli ambienti confinati, così come nelle palestre. Gli
impianti, in situazioni di scarsa manutenzione, possono diventare siti di diffusione di
microrganismi anche patogeni. In questi casi, l'inalazione delle microgoccioline (droplet) generate
nell'esercizio dell'impianto può costituire un rischio potenziale per la salute degli individui che
frequentano la struttura.
Un punto critico di esposizione ad aerosol contaminati negli impianti sportivi è rappresentato dalle
docce dei servizi igienici. In queste strutture, il riscaldamento dell'acqua avviene mediante
impianti centralizzati che possono facilmente essere colonizzati da microrganismi che contribuiscono
alla formazione di biofilm nelle tubature. Indagini effettuate, hanno messo in evidenza, nell'acqua e
nei biofilm delle docce di impianti sportivi, la presenza di microrganismi appartenenti al genere
Legionella. Nelle tubature dell'impianto, le condizioni di oligotrofia delle acque, le temperature elevate,
la presenza di ferro, la scarsa concentrazione di flora batterica interferente e la presenza di
microrganismi vettori resistenti ai disinfettanti ne possono favorire la sopravvivenza e la
moltiplicazione (Bonadonna L., 2006).
1.4 INFEZIONI TRASMESSE PER CONTATTO CON SUPERFICI
CONTAMINATE
È un'ipotesi allo studio della comunità scientifica internazionale che la sensibilità alle
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infezioni e la propensione allo sviluppo di malattie negli atleti, soprattutto di coloro che
svolgono sport a livello agonistico, possano essere favorite da un abbassamento delle difese
immunitarie legato allo sforzo e allo stress psicologico dovuto alla competizione. Se queste
condizioni predispongono potenzialmente alle infezioni, altre, prodotte dalla stessa pratica dello
sport - contatto con attrezzi ginnici (ad esempio, manubri) e superfici, sono un valido
presupposto alla trasmissione di infezioni come micosi cutanee e verruche. Le micosi, causate per
lo più da funghi dermatofiti (Microsporum, Epidermophyton, Trichophyton) interessano
principalmente la pelle, i peli, le unghie e si trasmettono solitamente per via indiretta, contatto
con superfici, indumenti, acqua contaminata, oppure per contatto diretto da persona a persona. I
funghi proliferano in ambienti caldo-umidi, ed è per questo che la frequentazione di spogliatoi e
piscine espone maggiormente al rischio di infezione. Fastidiose da un punto di vista estetico e, solo
a volte, dolorose, le micosi sono di difficile risoluzione clinica anche se curate in modo
appropriato e, in ogni caso, esigono sempre una corretta diagnosi da parte del dermatologo e
costanti e protratte cure specifiche.
Le superfici umide degli attrezzi e delle macchine ginniche, e, ancor più, quelle dei sanitari e i
pavimenti dei servizi igienici rappresentano un habitat ideale anche per agenti virali di
spiccata infettività, quali Molluscipoxvirus e Human Papilloma Virus (HPV), agenti
rispettivamente del Mollusco contagioso e delle verruche plantari (Bonadonna L., 2006).
1.5 PREVENZIONE DELLE INFEZIONI DURANTE LE PRATICHE
SPORTIVE: MISURE INDIVIDUALI E COLLETTIVE
Per gli atleti e i frequentatori assidui di impianti sportivi, uno strumento individuale di
prevenzione delle infezioni a trasmissione aerea, la cui copertura è tuttavia limitata a un numero
esiguo di agenti eziologici, può essere rappresentato dalle vaccinazioni, come quella anti-
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influenzale e quella anti-pneumococcica.
Un criterio preventivo basilare, applicabile a tutte le infezioni sintomatiche, è, ovviamente,
rappresentato dall'astensione dalla pratica sportiva nel caso in cui un'infezione sia in atto e, a
guarigione avvenuta, è comunque necessario rispettare idonei tempi di convalescenza.
L'eliminazione di una potenziale fonte di diffusione di microrganismi nelle palestre è legata alla
regolare pulizia o sostituzione dei filtri dell'impianto di climatizzazione/condizionamento, con una
frequenza valutabile sulla base del tempo di utilizzo del sistema, tenendo in considerazione i
volumi di aria immessa nell'ambiente. Alcune accortezze igieniche quali la pulizia e la
disinfezione approfondita delle superfici e delle tappezzerie in cui possono concentrarsi acari, spore
fungine e, in generale, polvere, sono misure indispensabili per mantenere un buon livello di qualità
dell'aria inframurale dell'impianto. È comunque bene sottolineare che l'adozione e il rispetto di
alcune semplici norme comportamentali da parte del singolo possono rappresentare un efficace
strumento di prevenzione. Le norme generali per l'igiene e la sicurezza dei fruitori delle palestre
potrebbe così sintetizzarsi:
ξ evitare il contatto diretto con le superfici degli attrezzi ginnici e delle panche degli
spogliatoi, piuttosto munirsi di teli o tappetini a uso personale;
ξ nell’uso dei servizi igienici evitare il contatto diretto con la superficie dei sanitari e utilizzare
scarpe idonee nelle docce;
ξ indossare indumenti di cotone che consentano una buona traspirazione e che minimizzino
fenomeni di macerazione cutanea;
ξ al termine dell'attività fisica, lavare accuratamente ogni
parte del corpo utilizzando
disinfettanti per uso topico;
ξ asciugare accuratamente, con l'accappatoio personale, ogni parte del corpo per evitare che
l'umidità residua favorisca la proliferazione di funghi e batteri.