6 marzo 2010 Introduzione
Analisi degli impatti dei degradi delle sovrastrutture stradali sulla sicurezza d’esercizio per i motocicli
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INTRODUZIONE
L’oggetto di questo studio è l’analisi degli impatti dei degradi superficiali delle
sovrastrutture stradali flessibili sulla sicurezza d’esercizio per i veicoli a due ruote.
L’analisi era finalizzata alla definizione di uno strumento basato su dei modelli
predittivi dei livelli di rischio d’esercizio (associati agli ammaloramenti superficiali del
piano di rotolamento), utilizzabile dall’Ente gestore della rete stradale, per la
pianificazione degli interventi di manutenzione della pavimentazione attraverso
l’individuazione delle priorità d’intervento. Per conseguire tale obiettivo è stato
necessario studiare le condizioni dinamiche di rischio, ovvero le relazioni funzionali tra
rischio d’esercizio e severità del degrado, attraverso la simulazione dinamica che
consente la stima degli effetti indotti dai degradi sulla stabilità di marcia dei veicoli.
Al fine di dare il giusto indirizzo al presente lavoro, si è ritenuto necessario effettuare
un esame di vari aspetti connessi alla trattazione per avere una più ampia e completa
visione dell’intero studio.
Nel Capitolo 1 si è messa in evidenza la rilevanza del fenomeno incidentale, relativo ai
mezzi a due ruote, all’interno dell’Unione europea. L’analisi statistica incidentale è stata
strutturata in due parti distinte: nella prima è stato valutato il dato incidentale, in termini
assoluti e specifici, relativo a ciclomotori e motocicli, nella seconda parte si sono volute
ricercare le cause del fenomeno attraverso l’indagine bibliografica. In questo capitolo si
fornisce un quadro dell’attuale scenario incidentale mettendo in evidenza la criticità
della situazione italiana. Vengono riportati i trend europei di incidentalità assoluta, dei
tassi di mortalità su mezzi a due ruote e i relativi costi sociali imputabili al fenomeno
incidentale. Il dato è stato anche analizzato in termini specifici, pesandolo sia con la
popolazione sia con il parco circolante in ogni paese della Comunità europea. Inoltre
sono stati confrontati i differenti livelli di rischio d’evento incidentale che distinguono
l’utente motociclistico da quello automobilistico. Nella seconda parte del capitolo sono
riportati i risultati di alcuni tra i più importanti ed approfonditi studi sulle cause
incidentali connesse a questa categoria di mezzi, con il fine di evidenziare le
responsabilità dello stato delle pavimentazione nel determinare gli attuali scenari di
incidentalità.
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Nel Capitolo 2 vengono accennati degli aspetti legati alla cinematica e dinamica dei
mezzi a due ruote. Dopo aver definito le differenze, in termini di dimensioni di progetto
e motore, tra ciclomotori e motocicli, si sono riportate le loro caratteristiche cinematiche
e dinamiche: stabilità, aderenza e frenatura. Infine si è analizzata la condizione di moto
in curva mettendo in evidenza le differenze, in termini di aderenza impegnata, rispetto
ai veicoli a quattro ruote.
Il Capitolo 3 riguarda i degradi superficiali delle sovrastrutture stradali. In questa parte
sono descritti i principali meccanismi di formazione delle anomalie strutturali che
interessano lo strato superficiale della pavimentazione: fatica, usura, deformazioni
elasto-viscose e deformazioni negli strati profondi. Si sono poi analizzati i principali
degradi del piano di rotolamento, come elencati nei più diffusi cataloghi internazionali
1
,
con il fine di selezionarli e caratterizzarli in funzione degli effetti che determinano sulla
sicurezza dei mezzi a due ruote. In particolare si è voluto ricondurre a ciascuno di essi
un fenomeno prevalente di instabilità dinamica.
Il quarto capitolo è dedicato alla manutenzione programmata delle sovrastrutture
stradali. Nella prima parte si riportano le metodologie seguite in Italia e all’estero,
quindi la pianificazione e la gestione della manutenzione attraverso la redazione dei
PMS (Pavement Management System); nella seconda parte viene definito lo schema
metodologico, per la pianificazione degli interventi manutentori, basato sull’analisi del
degrado e della sicurezza d’esercizio. Quest’ultimo approccio alla manutenzione (sul
quale si basa lo studio in oggetto) comporta la stima delle condizioni di rischio,
dipendenti dalla severità dei degradi, che caratterizzano gli anni di vita utile della
pavimentazione, in modo da poter individuare il momento ottimale d’intervento prima
che si manifestino condizioni di insicurezza.
Nell’ultima parte dello studio sono state condotte delle campagne di simulazione
dinamica
2
con il fine di stimare gli effetti indotti da alcuni degradi sulla sicurezza
d’esercizio per una specifica categoria di motociclo. Nella campagna preliminare di
simulazioni sono stati studiati sei tra i più frequenti ammaloramenti che interessano lo
strato di usura della pavimentazione: le fessure trasversali, longitudinali e ramificate, le
1
Catalogo della Regione Lombardia, “Catalogo dei dissesti delle pavimentazioni stradali”; CORD,
“Catalogue of Road Defects”; SHRP, “Distress identification manual”.
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Il codice commerciale di simulazione dinamica adottato è il BikeSim della Mechanical Simulation
Corporation
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ormaie, la lucidatura degli inerti e le buche. Per quest’ultimo degrado
l’approfondimento dell’indagine ha portato alla definizione di uno strumento utile per la
gestione della manutenzione in relazione ai rilevanti impatti che esso determina sulla
stabilità del mezzo a due ruote.
6 marzo 2010 Capitolo 1: Analisi statistica incidentale
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CAPITOLO 1:
ANALISI STATISTICA INCIDENTALE
Dal primo incidente stradale, avvenuto nell’agosto del 1896 a Londra, nel quale una
macchina a motore travolse una signora mentre stava attraversando la strada, circa
venticinque milioni di persone sono state uccise in incidenti stradali. Se gli attuali trend
continueranno, è stato stimato che ogni anno moriranno un milione e centosettantamila
persone, due persone al minuto e altre dieci milioni di persone riporteranno ferite. Oggi,
nel mondo, ogni anno perdono la vita un milione di individui per incidenti stradali e
quindici milioni rimangono feriti. In Europa 43.000 decessi in un anno e 1.800.000
feriti. In Italia 6.600 decessi in un anno.
Nel 1990 gli incidenti di traffico rappresentavano la nona causa di “malattia” e si è
stimato che nel 2020 saranno la terza causa di “malattia” nel mondo. In Italia negli
ultimi 40 anni 280.000 persone sono morte e più di 9 milioni ferite in incidenti stradali.
I trend degli ultimi anni sono però decrescenti, nel 1990 in Europa sono morte 86.000
persone mentre nel 2003 i morti sono stati 52.000. Da 230 a 144 vittime al giorno, da un
decesso ogni 6 minuti ad un decesso ogni dieci minuti. Il dato, pur essendo confortante
per il trend discendente, rimane comunque scioccante pensare che ogni dieci minuti, in
Europa, c’è un individuo che perde la vita in un incidente stradale.
1.1 L’ITALIA NEL QUADRO EUROPEO
I trend degli eventi incidentali mortali che hanno caratterizzano la mobilità europea
negli ultimi anni, pur essendo decrescenti, non possono ancora ritenersi soddisfacenti.
La figura 1.2 mostra l’evoluzione, secondo il database della CARE
1
, degli incidenti
stradali, delle vittime e dei feriti nella Comunità Europea (EU-25
2
) nell’intervallo
temporale 1996 – 2005.
1
CARE – Comunity database on Accidents on the Roads in Europe. E’ uno dei principali database europei
sugli incidenti stradali.
2
In figura 1.1 si riporta la totalità degli Stati Membri e la suddivisione EU-15 ed EU-10, rispettivamente
Stati entrati nella Comunità Europea prima e dopo il 2004.
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Il numero delle vittime non è compatibile con l’obiettivo fissato dalla Comunità
Europea (figura 1.3) finalizzato a dimezzare il numero di morti causati da eventi
incidentali stradali entro il 2010 (dalle 50.000 del 2000 all’obiettivo di 25.000 vittime
nel 2010). Oltretutto gli andamenti che caratterizzano i diversi Stati non sono omogenei
all’interno dell’Unione Europea: i Paesi da poco entrati nell’UE non danno contributi
significativi (sia in termini di numero di eventi incidentali sia in termini di gravità
dell’evento).
Figura 1.1 - Abbreviazioni Stati Membri EU-25
Figura 1.2 - Morti, feriti, incidenti (EU-25) dal 1996 al 2005
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Figura 1.3 - Vittime EU-25 dal 1990 al 2006
Nell’UE sono avvenuti nel 2008 circa 38.859 decessi
3
causati da incidenti stradali,
l’8,5% in meno rispetto all’anno precedente. Con riferimento all’obiettivo fissato
dall’Unione Europea, l’Italia ha raggiunto quota -33%, mentre la riduzione media della
mortalità nel 2008 nei Paesi dell’UE, rispetto al 2000, è pari al 31,2% (tabella 1.1).
Tabella 1.1 - Morti in incidenti stradali nei Paesi membri dell’U.E. – Anni 2000, 2007 e 2008
3
Fonte: ISTAT.
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I Paesi che hanno raggiunto l’obiettivo sono il Portogallo, il Lussemburgo e la Lettonia.
I più vicini al medesimo raggiungimento sono Francia, Spagna e Germania. Fra i Paesi
che presentano una riduzione della mortalità compresa tra il 30% e il 40% si ritrovano,
oltre all’Italia, l’Austria, il Belgio, l’Estonia, l’Irlanda, i Paesi Bassi, la Slovenia e la
Svezia. In Bulgaria e in Romania la variazione della mortalità è in aumento, in netta
controtendenza rispetto a tutti gli altri Paesi.
La situazione italiana non è per nulla soddisfacente. Se viene confrontata con altri paesi
che sono caratterizzati dal medesimo sviluppo socio-economico, come Germania,
Svezia, Olanda, è evidente come i dati non sono confortanti: circa 3.000 morti in più
all’anno. Tale criticità è messa in evidenza dalla figura 1.4 che riporta i decessi per
incidente stradale ogni 100.000 abitanti nella EU15
4
.
Figura 1.4 - Decessi per incidente stradale ogni 100˙000 abitanti nella EU15
E’ possibile individuare tre gruppi di Paesi con diversi livelli di criticità: media, che
caratterizza Paesi come Belgio, Austria, Francia, Spagna e la stessa Italia; bassa, che
caratterizza Paesi che hanno adottato politiche e strumenti di prevenzione
dell’incidentalità come Danimarca, Finlandia, Germania, Olanda, Svezia e Regno
Unito; alta, per i Paesi che hanno subito un notevole sviluppo economico nell’ultimo
decennio come Portogallo, Lussemburgo e Grecia.
Inoltre in Italia si è registrato il maggior incremento (tra gli Stati EU15) di eventi
incidentali nell’intervallo temporale 1995-2004, pari al 22,9%. (figure 1.5 e 1.6).
4
Fonte: Irtad-Ocse.
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Figura 1.5 – Variazioni % del numero di morti ed incidenti tra il 1995 e il 2004 per ogni nazione
5
Figura 1.6 - Trend numero incidenti (1996:100%)
5
Il grafico di figura 1.6 mette in risalto come oggi l’Italia sia uno dei pochi Paesi
all’interno dell’EU caratterizzato da un trend degli eventi incidentali crescente. Irlanda,
Danimarca e Francia hanno ottenuto riduzioni degli eventi incidentali, rispetto al 1996,
maggiori del 30%.
5
Fonte: CARE.
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1.2 L’INCIDENTALITA’ PER I MEZZI A DUE RUOTE
In Europa il rischio di morire in un incidente stradale è 18 volte superiore per i
motociclisti che per gli altri utenti della strada; mentre il numero di vittime per incidenti
stradali in Europa è sceso negli ultimi dieci anni, le morti dei motociclisti sono
aumentate in 13 dei 27 paesi dell’UE. Circa uno su tre vittime ha un’età inferiore a 25
anni, ma anche le percentuali di incidenti che coinvolgono i motociclisti di mezza età
sono di gran lunga superiori ai coetanei piloti di mezzi a quattro ruote.
Le vittime su motocicli
6
e ciclomotori
7
(PTW
8
) costituiscono il 21,1% del numero
complessivo di vittime della strada nel 2005
9
.
1.2.1 DATI CARE
In questo paragrafo viene riportato il quadro sull’incidentalità europea relativa ai mezzi
a due ruote secondo il “Comunity database on Accidents on the Roads in Europe”
(CARE). Le analisi che seguono sono relative ai paesi della Comunità Europea EU-14 e
si riferiscono all’intervallo temporale 1996-2005.
Secondo CARE nel 2005 sono deceduti 1449 motociclisti (tra conducenti e passeggeri)
di ciclomotori nei paesi EU-14, 5,8% in meno rispetto all’anno precedente. Il totale
annuo si è ridotto del 41% nel decennio 1996-2005, pari ad una riduzione media annua
del 5,7%. In tabella 1.2 si riporta il numero delle vittime su ciclomotore per ogni paese e
per ogni anno.
6
Veicolo a due ruote con una cilindrata superiore a 50 cm
3
e velocità massima (di fabbrica) superiore a
50 km/h.
7
Veicolo a due ruote con una cilindrata non superiore a 50 cm
3
e velocità massima (di fabbrica) non
superiore a 50 km/h.
8
Powered Two-Wheelers. E’ la categoria di mezzi a due ruote che comprende ciclomotori e motocicli.
9
Dato CARE che si riferisce agli ultimi dati disponibili per ciascun paese: 2005 per tutti i paesi tranne
LU(2002), IE e NL (2003) e Italia (2004)) nei Pesi EU-14.
6 marzo 2010 Capitolo 1: Analisi statistica incidentale
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Tabella 1.2 - Numero di morti su ciclomotori per paese
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Se l’evoluzione degli incidenti mortali su ciclomotore risulta essere discendente per la
maggioranza dei paesi europei, lo stesso non si può dire per i motocicli. Le vittime nello
stesso anno sono state 4.047, con un incremento del 2,6% rispetto al 2004. Il totale
annuo è aumentato del 22% nel corso del decennio, pari ad un incremento annuo del
2,2% (tabella 1.3). Poiché non vi sono dati attendibili circa l’utilizzo dei mezzi a due
ruote (chilometri-veicolo o parco circolante) nei paesi EU-14, risulta complessa
l’interpretazione del dato assoluto “numero di vittime” o delle differenze nella
distribuzione tra ciclomotori e motocicli. Quello che però sembra emergere è una
maggiore criticità che caratterizza i motocicli: mentre il numero di decessi su
ciclomotore è in calo, per i motocicli sta aumentando (figura 1.7): la percentuale di
incidenti mortali su questa specifica tipologia di mezzi a due ruote, tra tutti gli incidenti
mortali su PTW, è in aumento. In quasi tutti i paesi della Comunità Europea, oggi la
priorità è sempre più quella di ridurre gli incidenti mortali relativi ai motocicli.
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L’Irlanda non distingue ciclomotori da motocicli. Le vittime su ciclomotore vengono conteggiate come
vittime su motociclo. Il Regno Unito include gli scooter nella categoria motocicli, anche se con cilindrata
inferiore a 50 cm
3
.