1. Cenni di storia della medicina tra ‘600 e ‘700
Nel ‘600 si vanno delineando alcuni indirizzi che si sarebbero sviluppati nei secoli
successivi: iatrochimica e iatromeccanica possono essere considerate anticipazioni di
biochimica e biofisica, interpretano le reazioni del corpo secondo le leggi della fisica e
della chimica.
La medicina acquisisce un nuovo sapere fisiologico, diverso da quello galenico, che
fornisce le basi scientifiche alla pratica clinica. Si confrontano un’interpretazione
chimica della patologia e un ritorno a Ippocrate; le dottrine mediche si rinnovano e
progrediscono, nasce la medicina moderna.
La filosofia di Cartesio e Bacone influenza la medicina, ma la figura che domina il
pensiero scientifico di questo secolo è Galileo Galilei. Galileo contribuisce a una
radicale trasformazione della conoscenza: la nascita della scienza moderna, la
rivoluzione scientifica. Questo cambiamento comporta una nuova visione della natura e
della scienza; la natura diviene un ordine oggettivo causale, un insieme di relazioni e di
fatti governati da leggi; la scienza diviene un sapere sperimentale, matematico,
intersoggettivo, il cui fine è la conoscenza oggettiva del mondo e delle sue leggi.
Lo schema concettuale alla base di questa rivoluzione è bene espresso dal pensiero e dal
duplice metodo galileiano: analitico-induttivo e sintetico-deduttivo, ‘sensate esperienze
e necessarie dimostrazioni’, è il metodo ipotetico sperimentale della scienza moderna,
che legge il mondo in termini matematici.
La scienza di Galileo e la filosofia di Cartesio e Hobbes sono feconde per la medicina,
la cui caratteristica ricalcando la svolta Galileiana alla scienza, diventa da qualitativa
quantitativa: sono le basi su cui cresce la medicina iatromeccanica.
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Questo è il clima in cui William Harvey scoprì la circolazione del sangue: la prima
scoperta della fisiologia moderna, descritta nel De motu cordis (1628), perno del
cambiamento della vecchia scienza medica.
Harvey Criticava a fondo la fisiologia galenica: la quantità di sangue nel corpo umano
era così grande che poteva solo circolare, il cuore diventa una macchina che pompa
sangue nelle arterie per poi fare ritorno al cuore passando nelle vene.
Il radicamento ideale della sua scoperta non era tanto in esperimenti e calcoli, ma in una
visione monarchica della natura, dominata da un unico sovrano principio: una visione
cardiocentrica che si rispecchia anche in politica. Era amico di Hobbes e dedicò il De
motu cordis a Carlo I Stuart.
La scoperta della circolazione del sangue ottenne un riconoscimento tardo, per molto
tempo gli scienziati rifuggirono il meccanicismo nell’affrontare il vivente, si pensava
che il metodo matematico non potesse essere applicato ai fatti della vita.
In medicina pratica si mantenevano i contrasti tra la mentalità tradizionale scolastica e
la nuova mentalità scientifica. Le idee innovative ebbero bisogno di tempo per essere
accettate e anche i nuovi mezzi tecnici.
Grazie al contributo del pensiero di Cartesio il corpo umano era considerato una
macchina che si poteva studiare con gli strumenti della fisica: la medicina doveva
quindi legarsi alla fisica.
Due indirizzi in medicina contribuirono in modo significativo a orientarla verso metodi
rinnovati, quello iatrochimico e quello iatromeccanico, che cercarono di portare la
medicina nel novero delle scienze esatte e proposero di controllare studi e ricerche sulla
base di calcoli e misurazioni oggettive.
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Sulle basi del pensiero di Hobbes, Cartesio e Galileo crebbe la medicina iatromeccanica,
di cui Santorio Santorio fu un importante esponente, professore a Padova, si occupò di
fenomeni fisiologici e della traspirazione cutanea; registrò le variazioni del proprio peso
corporeo con il metodo della doppia pesata, tramite una grande bilancia sul cui piatto
pose se stesso e rilevò che le variazioni di peso sono dovute anche alla traspirazione
cutanea, leggeva quindi il ricambio dell’organismo in chiave metabolica quantitativa. Fu
il primo a usare il termometro nella pratica clinica.
Un altro uomo di scienza che dette il suo contributo all’indirizzo iatromeccanico,
elaborando una concezione meccanicistica della materia animata, fu Alfonso Borelli.
Borelli insegnò a Messina e a Pisa, tentò su se stesso il calcolo dell’aria inspirata e notò
il residuo che rimaneva nel polmone; in generale cercò di comprendere il
funzionamento delle parti del corpo, concepite come macchine, tramite il linguaggio
matematico fisico.
Fedele al principio che la vita è una serie di fenomeni motori, propose una fisiologia
solidista basata sul moto di particelle e organismi interno all’organismo, la patologia
diventava così alterazione del normale moto, un’interpretazione della malattia che
capovolgeva quella tradizionale secondo cui la malattia sarebbe dovuta a uno squilibrio
dei quattro umori. Per Borelli invece erano presenti nell’aria semi di pestilenza che
potevano entrare nell’organismo e danneggiare gli organi e non gli umori. La terapia
doveva quindi mirare a uccidere quei semi e non purgare l’intero organismo.
Fondamentale in questo secolo fu l’innovazione tecnica del microscopio, grazie al quale
Marcello Malpighi inaugurò l’anatomia artificiosa et subtilis: la finissima arte della
dissezione. È considerato il fondatore dell’anatomia microscopica.
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Il microscopio non era un semplice strumento ma un’idea, uno strumento teorico
secondo cui è possibile studiare una struttura complessa osservando le sue forme più
semplici che appaiono in organismi meno elaborati, dava fiducia che i segreti della
natura potessero essere indagati attraverso un attenta osservazione.
Malpighi insegnò per un certo periodo a Pisa, dove ebbe uno scambio fecondo con
Borelli, poi tornò a Bologna dove si dedicò alle vivisezioni e alle zootomie.
Descrisse la struttura dei polmoni e a lui si deve la scoperta dei capillari, studi che
dettero una sistemazione completa e definitiva alle idee di Harvey.
Si spostò poi a Messina, dove approfondì gli studi sul sistema nervoso, le ghiandole e il
sangue.
Con la descrizione del baco da seta dimostrò che anche gli insetti avevano organi
interni, contraddicendo l’opinione diffusa al tempo.
Questa nuova scienza sperimentale, la iatromeccanica di cui Borelli e Malpighi furono
due ottimi esempi, contrapponeva l’atomismo democriteo ed epicureo, “un galileismo
non soltanto inteso come metodo sperimentale ed episteme meccanicistica, ma anche
sottinteso come concezione atomistica del mondo”
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all’aristotelismo galenico, filosofia
dominante, una sorta di scolastica.
Ispirata all’atomismo fu anche la iatrochimica, che interpretava la malattia come dovuta
ad alterazioni di tipo chimico. Si può considerare Paracelso come un iniziatore o un
precursore di questo pensiero, poi cresciuto nel ‘600 con Johan Baptist van Helmont.
van Helmont diede importanza ai fenomeni chimici. Per certe intuizioni ricordava
ancora un alchimista per altre invece anticipava i tempi. Si distingue da Paracelso
perché non accetta la teoria della corrispondenza perfetta tra macrocosmo e microcosmo
e critica la dottrina dei tre elementi.
1
Giorgio Cosmacini, Storia della medicina e della sanità in Italia, Laterza, Roma-Bari, 1987, p. 162.
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La malattia non è un eccesso o un difetto di qualche umore ma è un entità che si
impadronisce di parte del corpo. Esiste un principio spirituale, l’archeo che coordina il
funzionamento degli archei deputati al funzionamento degli organi, la malattia
dipenderebbe dal cattivo funzionamento di questi archei.
Interpretava chimicamente la manifestazione materiale della malattia che sarebbe
dovuta a una fermentazione.
Il pensiero iatrochimico fiorì anche in Italia, soprattutto a Napoli con Tommaso
Cornelio, portatore di un pensiero rivoluzionario nei confronti della scolastica galenica,
durissimo contro i medici tradizionali.
Può essere etichettato come cartesiano iatrochimico, una sfumatura che stemperava il
dualismo cartesiano poiché tendeva a spiegare in termini di effervescenza sia la
fermentazione della materia che l’energia dello spirito.
La iatromeccanica, nata dalla fisica di Galileo e la iatrochimica, nata dalla filosofia di
Paracelso, contestavano entrambe il galenismo. Anche se le concezioni del corpo come
macchina e come provetta potevano sembrare in contrasto, tuttavia erano accomunate da
una componente filosofica materialistica, la teoria corpuscolare della materia.
In Inghilterra la cultura medico scientifica aveva il suo fulcro in tre città Oxford,
Cambridge e Londra. Tre opere, l’Anatomia hepatis di Francis Glisson, la Cereberi
anatome di Thomas Willis e il Tractatus de corde di Richard Lower, opere nelle quali i
tre organi centrali dell’organismo (fegato, cervello e cuore) vengono inseriti nella nuova
fisiologia: una rivoluzione per la medicina.
Glisson inseriva in fisiologia il principio di irritabilità (tutto ciò che vive è in grado di
reagire a stimoli), Willis sostituiva alla rete del miracolo, che posta secondo Galeno alla
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