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INTRODUZIONE
“Oggi la benzina è rincarata
è l’estate del quarantasei
un litro vale un chilo d’insalata,
ma chi ci rinuncia? A piedi chi va? L’auto: che comodità!
Sulla Topolino amaranto…
su, siedimi accanto, che adesso si va.
Se le lascio sciolta un po’ la briglia
mi sembra un’Aprilia e rivali non ha.
E stringe i denti la bionda
si sente una fionda e abbozza un sorriso con la fifa che c’è in lei
ma sulla Topolino amaranto
si sta ch’è un incanto nel quarantasei…
Bionda, non guardar dal finestrino
che c’è un paesaggio che non va:
è appena finito il temporale e sei case su dieci sono andate giù;
meglio che tu apri la capotte e con i tuoi occhioni guardi in su
béviti sto cielo azzurro e alto che sembra di smalto e corre con noi.
Sulla Topolino amaranto…”
(da P. Conte, La Topolino amaranto, 1975)
In questa ricerca ho scelto di approfondire una delle pagine più affascinanti della storia
contemporanea italiana e uno degli eventi che, ben sessantasei anni fa, avrebbe
definitivamente mutato l’ assetto politico, sociale ed istituzionale del nostro paese: la nascita
della Repubblica Italiana.
Un evento storico riconducibile sì alla memorabile data del 2 giugno 1946, quando il popolo
italiano fu chiamato ad esprimersi democraticamente sulla forma di Stato, attraverso il
referendum istituzionale, ma che ha radici più profonde e rimanda a questioni ben più
complesse. Queste ultime hanno stimolato la mia curiosità e il mio interesse e mi hanno
indotto ad approfondirne le diverse argomentazioni proposte, che sono state analizzate
criticamente nel seguente lavoro di ricerca.
Rivolgendo uno sguardo generale alla società italiana di quel lontano 1946, non si può fare a
meno di notare che il nostro paese stava iniziando a vivere una fase di rinascita.
La ricostruzione di quel “paesaggio che non va”, descritto dal cantautore Paolo Conte nel
poetico testo della sua canzone poc’anzi citata, e delle macerie materiali e morali causate dal
secondo conflitto mondiale, era in corso d’opera. Nonostante i problemi ereditati da quegli
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anni fossero ancora tanti, il popolo fu interprete di quel bisogno di rinascita e desideroso di
lasciarsi alle spalle l’esperienza del fascismo e della guerra. Di lì a poco sarebbe iniziata
quella straordinaria ripresa che avrebbe consentito agli italiani di affermare che “si sta ch’è un
incanto nel Quarantasei”.
In primo luogo, la ricerca si è focalizzata su una ricostruzione d’insieme delle dinamiche del
dibattito giornalistico italiano in merito alla questione istituzionale, che sono state
approfondite criticamente, attraverso l’analisi di alcuni giornali dell’epoca, sia organi di
partito che fogli indipendenti, sia settimanali che periodici.
In secondo luogo, l’analisi è concentrata su un approfondimento critico dello stesso periodo,
ma limitatamente al giornalismo politico locale di un territorio ben delimitato: la regione
Abruzzo. Un territorio, quello abruzzese, in cui la propaganda politica fu molto accesa e dove
i giornali locali espressero vivacemente il loro assenso o dissenso in merito all’ istituzione
monarchica o repubblicana, in vista del referendum del 2 giugno, preparando così l’ elettorato
al voto.
A partire dagli anni Settanta, sono stati effettuati molteplici studi sia sulla questione
istituzionale tra Monarchia e Repubblica, che è stata trattata in maniera esaustiva e da diverse
prospettive, sia sulla stampa italiana di quel particolare periodo storico.
La maggior parte degli studiosi sono comunque concordi nel riconoscere che il passaggio
istituzionale dalla Monarchia alla Repubblica risultò, ancor prima di recarsi alle urne per
votare, una scelta sostanzialmente preannunciata. La fine di un regime monarchico
compromesso con le forze nazi-fasciste spinse l’elettorato sin da subito a dare il proprio
consenso, per la prima volta nella sua storia, all’ Italia repubblicana.
Allo stesso modo, nel corso degli anni successivi, sono stati espressi dubbi e perplessità,
soprattutto da parte dei sostenitori della monarchia, circa l’effettiva veridicità dei dati delle
elezioni referendarie del 2 giugno e, nelle pagine dei giornali, si riprese a parlare di questo
storico evento.
Per adempiere alla stesura materiale di questo lavoro di ricerca, ho utilizzato come fonti alcuni
giornali locali e nazionali, avvalendomi di un’ampia bibliografia di riferimento.
In particolare, per quanto concerne il dibattito intorno ai risultati del referendum in Abruzzo, è
risultata fondamentale l’analisi delle pagine delle testate politiche abruzzesi nel periodo
compreso tra il 1945 e il 1946, reperite in larga parte presso gli archivi della Biblioteca
Provinciale “Melchiorre Delfico” di Teramo.
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L’iniziale ricostruzione storica, delineata nel seguente lavoro, rappresenta una premessa
indispensabile per cogliere a fondo le dinamiche del contesto politico e sociale italiano nella
fase di transizione costituzionale.
Entrando nel merito, nel primo capitolo viene trattata la ricostruzione degli sviluppi
istituzionali dell’Italia dell’immediato secondo dopoguerra, entro due date storiche: il 25
luglio 1943 e il 25 aprile 1945. Le diverse fasi di questa travagliata stagione politica sono
ricostruite in maniera dettagliata, a partire dalla caduta del regime fascista, il 25 luglio 1943,
passando per l’armistizio del successivo 8 settembre e attraverso la divisione dell’Italia in due
realtà contrapposte: il “Regno del Sud” che includeva quelle regioni meridionali “liberate
prima della Liberazione” e il Centro-Nord, che si ritrovò sotto il dominio dell’occupazione
tedesca e dove la lotta di liberazione scrisse una gloriosa pagina della storia italiana.
Le più importanti vicende istituzionali che porteranno l’ Italia alla storica liberazione del 25
aprile 1945 sono la nascita della Repubblica Sociale Italiana (RSI) nelle regioni del Nord, e la
fondazione del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), una nuova autorità organizzativa e
morale che inaugurò la ricostruzione delle fondamenta dello Stato italiano.
Una riflessione aggiuntiva viene proposta inoltre sul compromesso De Nicola, con il quale fu
istituita la “Luogotenenza Reale”, considerata come il preludio alla inevitabile fine della
Monarchia e sulla Svolta di Salerno, che decretò la formazione del primo governo di unità
nazionale di Ivanoe Bonomi, dopo la caduta del fascismo.
Nel secondo capitolo, prosegue la ricostruzione della storia istituzionale del secondo
dopoguerra, tra la Liberazione del 25 aprile 1945 e la nascita dell’Assemblea Costituente
repubblicana, che avrebbe poi elaborato la Carta Costituzionale, entrata in vigore il 1° gennaio
1948, in seguito a quel “compromesso costituzionale”, che avrebbe segnato la storia del
nostro paese. Una prima analisi critica è rivolta all’ esperienza dei primi governi di unità
nazionale dopo la Liberazione: quelli di Ferruccio Parri e di Alcide De Gasperi.
Il primo, esponente del Partito d’ Azione, fu capo del governo per soli cinque mesi, a
differenza del secondo, che inaugurò una lunga fase di preminenza della Democrazia
Cristiana, nello scenario politico italiano, dove nel frattempo si andava concretizzando la
ricostruzione economica e morale del Paese. Tale ricerca si è concentrata in seguito su due
sviluppi istituzionali: la Consulta Nazionale e il decreto con cui venne scelto il referendum
istituzionale, che portarono gli italiani alle elezioni del 2 giugno 1946.
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Un’ approfondimento specifico è stato volutamente dedicato alla preparazione dei programmi
elettorali da parte delle forze politiche. L’obiettivo era suscitare un forte coinvolgimento
emotivo nell’ elettorato al fine di conquistare una larga rappresentanza in vista delle elezioni
per l’Assemblea Costituente. I partiti di massa organizzarono una campagna elettorale
capillare e metodica in cui emersero luoghi, protagonisti, linguaggi e tecniche di
comunicazione del tutto inedite, che sono state esaminate in questo lavoro. In tal senso vi
furono nuovi ed interessanti dibattiti sui simboli di “monarchia” e di “repubblica” raffigurati
sulla scheda elettorale e, in merito a questi, tale ricerca ne mostra sinteticamente alcuni
aspetti.
Si giunse al 2 giugno 1946 e milioni di uomini e, per la prima volta nella storia italiana,
milioni di donne, in tutta Italia, si recarono alle urne per sciogliere la questione istituzionale
che avrebbe decretato la nascita della Repubblica.
Nel lavoro di ricerca vengono delineati i tratti salienti di questa storica giornata. In particolare,
sono stati analizzati i risultati elettorali nazionali e le conseguenze derivanti dalla scelta
repubblicana: alla gioia e all’ entusiasmo generale del popolo repubblicano si contrapposero le
polemiche sull’ attendibilità dei dati di queste elezioni, messe in atto dalle forze sostenitrici
della monarchia. I risultati elettorali decretarono la fine del Regno d’ Italia e l’ immediato
esilio di Umberto II, ultimo “Re di Maggio”.
Si procede poi ad analizzare le ultime fasi del percorso costituzionale italiano, che portarono
alla storica convocazione della nuova Assemblea Costituente e all’elaborazione materiale
della Carta Costituzionale, frutto dell’esatto incontro tra le tre tradizioni di pensiero presenti
nella Costituente: quella cattolico-democratica, quella democratico-liberale e quella socialista-
marxista.
Nel terzo capitolo viene svolta una parallela analisi del ruolo della stampa e dell’opinione
pubblica, in merito a tutte le vicende descritte nel capitolo precedente.
Si parte con la storia della stampa italiana, divisa per periodi, dai “giorni della Liberazione”
all’entrata in vigore della Costituzione e alla definizione del principio della “libertà di
stampa”, sancito nell’ articolo 21 della stessa. Quest’ultimo viene approfonditamente discusso
nell’ ultimo paragrafo di questo capitolo, in quanto principio fondamentale della democrazia
che in quegli anni si andava ricostruendo nel paese, dopo un lungo ventennio di “silenzio”
imposto dal fascismo. Un ampio spazio è dedicato inoltre al problema dell’ epurazione dei
giornali e di quei giornalisti “compromessi” con il regime fascista, da cui scaturirono una
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lunga serie di processi, di discussioni e di polemiche, che sono state analizzate criticamente
nelle pagine che seguono. Esse si conclusero con un nulla di fatto, per i diversi problemi legati
soprattutto alla carenza di giornalisti esperti, all’interno delle testate. Viene poi preso in
esame, sempre in riferimento allo stesso periodo, il ruolo della rinascente opinione pubblica
italiana, con un’analisi specifica sul ruolo del più importante e celebre quotidiano italiano: “Il
Corriere della Sera”.
In primo luogo vengono analizzate le vicende interne alla testata, per la quale si parlava sin
dalla Liberazione di sospensione delle pubblicazioni, perché il giornale era stato, in qualche
misura, compromesso con il regime.
Successivamente, viene illustrato in maniera approfondita il dibattito sulla scelta istituzionale,
sviluppatosi anche sugli altri diversi organi di stampa, di partito e indipendenti, attraverso la
rielaborazione critica e ragionata degli articoli e degli editoriali dell’abile direttore Mario
Borsa, che raccontarono il dilemma degli elettori chiamati a scegliere tra Monarchia e
Repubblica. In particolar modo, si analizza una rubrica tenuta sul quotidiano nelle settimane
precedenti al giorno delle consultazioni, intitolata La questione istituzionale, all’ interno della
quale venne dato spazio alle parole di alcune personalità politiche, sia di orientamento
monarchico che di orientamento repubblicano.
La discussione di tali articoli delinea un punto cruciale nell’elaborazione di questa trattazione,
nonché un originale ed interessante spunto di riflessione sulla tematica in sé, poiché essi
costituiscono l’autentica testimonianza scritta del dibattito tra le due forme di Stato che animò
la vita degli italiani, in quei mesi di propaganda e di rinnovato attivismo politico.
Il quarto ed ultimo capitolo focalizza l’ analisi proposta nei capitoli precedenti agli sviluppi
politici, economici e sociali, che portarono l’ Abruzzo alle elezioni del 2 giugno 1946.
La popolazione abruzzese espresse sostanzialmente una scelta politica diversa da quella
nazionale, optando in maggioranza per la Monarchia, ma con alcune importanti
differenziazioni tra provincia e provincia, ben evidenziate nelle ultime pagine del capitolo.
La tesi mette in risalto innanzitutto l’ evidente carenza di studi storici approfonditi in merito al
percorso politico-istituzionale della regione nel contesto del secondo dopoguerra, e non solo.
Nel suo piccolo, questo lavoro di ricerca è stato ideato e realizzato si anche per portare un
minimo, ma nuovo, contributo alla ricostruzione della storia abruzzese nel periodo storico in
questione. Successivamente, l’attenzione si concentra sui primi fogli abruzzesi del dopoguerra
e cerca di capire come la questione istituzionale veniva argomentata dalla stampa locale che
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influenzava l’opinione pubblica. Il lavoro propone una critica degli articoli pubblicati in due
periodici locali, vivide testimonianze del giornalismo politico della città di Teramo: “La
Riscossa”, organo delle forze comuniste e socialiste e “La Specola”, organo della Democrazia
Cristiana. Nel terzo paragrafo di questo capitolo, l’ analisi della questione istituzionale si
estende ad una critica degli articoli di due quotidiani nazionali che proprio in quegli anni,
cominciarono a raccontare anche le cronache locali: “Il Tempo” di orientamento monarchico e
“L’Unità”, storico organo del Partito Comunista e ovviamente repubblicano. L’analisi degli
articoli di queste specifiche testate mostra l’influenza esercitata dalla stampa locale
sull’opinione pubblica, mettendo in risalto il vivo contrasto tra le opposte ideologie e correnti
politiche.
Nell’ultimo paragrafo di questo capitolo, ci si allontana dall’analisi del panorama giornalistico
abruzzese, per porre una riflessione sulla figura umana e politica di una donna abruzzese,
“madre della Costituzione”, che risponde al nome di Filomena Delli Castelli.
La sua esperienza di propagandista e di attivista svolta nel contesto abruzzese all’interno della
Democrazia Cristiana, la porterà a divenire una delle 21 donne elette all’ Assemblea
Costituente. Il raggiungimento di questo importante traguardo mi ha coinvolto quindi a tal
punto da voler approfondire il suo entusiasmante percorso svolto nelle istituzioni della
Repubblica, a partire dal 2 giugno 1946. Il ruolo assolto da “Memena”, soprannome con cui
era conosciuta dagli abruzzesi, in quelle storiche consultazioni, si inserisce nella seguente
ricerca come vivida testimonianza del riconoscimento del diritto di voto alle donne.
Questo storico evento costituì un aspetto denso di emozioni e di accesi dibattiti, che animò
tutto il percorso di quella campagna elettorale. Tali sentimenti affondano però le loro radici
ancor’ prima, quando fu varato lo storico decreto legislativo n. 23 del 1° Febbraio 1945
intitolato “Estensione alle donne del diritto di voto”, che portò finalmente le donne, e quindi
anche la nostra “Memena”, ad essere protagoniste indiscusse della scena politica italiana.
Alla luce di questo lavoro di ricerca, si può affermare quindi che il 2 giugno 1946 rappresentò,
anche attraverso uno studio analitico della stampa nazionale e locale di quel periodo, una data
epocale nella storia non solo politica, ma anche economica, sociale e culturale, della nostra
nazione. Il voto di quell’ indimenticabile giorno rappresentò per l’Italia un nuovo inizio, un
riscatto morale dalle molteplici umiliazioni subite nei decenni precedenti. Pertanto, il ricordo
vivo di quella data, anche attraverso l’ istituzione della Festa della Repubblica, celebrata nel 2
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giugno di ogni anno, non può essere considerato allo stato attuale soltanto come un mero
momento celebrativo.
Al contrario, la “Repubblica degli Italiani” iniziò a disporre di un evento grazie al quale fu
resa possibile anzitutto la costruzione di un condiviso mito di fondazione, da rappresentare
nell’anniversario della sua nascita. E’ fondamentale inoltre fare riferimento alle numerose e
decisive conquiste sul piano democratico ottenute con l’ entrata in vigore della Costituzione.
Le cronache giornalistiche furono quindi vive interpreti della volontà popolare espressa in
quella memorabile giornata che, questo intenso lavoro di ricerca, si propone almeno in
minima parte di ricostruire criticamente, apportando un ulteriore contributo alla formazione
della memoria storica del nostro paese.