7
gomma, mentre le scarpe di “atletica” contengono i più
moderni materiali sintetici spesso prodotti e sviluppati
dalle stesse aziende oltre che nylon, cuoio o stoffa
sintetica.
Le sneaker non si limitano ed essere solo un accessorio
di uso quotidiano. Alcuni modelli sono stati i simboli di
movimenti di pensiero, altre icone di campioni sportivi.
Fuoriuscite dal solo ambito sportivo (l’80% delle sneaker
sportive che vengono acquistate non sono utilizzate per
alcuna attività sportiva), le sneaker si sono imposte nella
cultura popolare diventando un elemento del moderno
modo di vestire ed anche estensione di personalità.
“Impossible is Free”, titolo di questa tesi, indica l’unione
dei claim dei due spot presi in analisi: “Impossibile is
nothing” per l’Adidas_1, e “ Power to your feet” per la
Nike Free. Tale unione nasce dall’intento di voler
sottolineare, sia dal punto di vista semiotico sia da quello
contenutistico, il senso che hanno le due campagne
pubblicitarie. “Niente è impossibile” e “Libertà” sono,
infatti, due messaggi con un forte contenuto assolutistico.
L’unione dei due claim, allora, vuole fin da subito
sottolineare l’intento di questo studio: analizzare gli spot
delle due aziende e i rispettivi marchi per poi confrontarli
8
e verificare quali siano le differenze e i tratti comuni che
assicurano la coerenza delle identità visive e del sistema
di valori di Nike e Adidas.
Nella prima parte di questo studio verrà proposta una
breve sintesi della storia delle sneaker, dalla nascita fino
ai nostri giorni. In particolare verrà illustrata la crescita
tecnologica che negli ultimi trent’anni ha caratterizzato
questo tipo di mercato.
Prima di procedere con la parte empirica, nel secondo
capitolo verrà descritto il prontuario metodologico con il
quale verranno analizzati i due spot.
La terza parte dello studio sarà dedicata allo studio
empirico. Nel terzo capitolo verranno analizzati i due
spot: “Adidas_1” (2005) e “Nike Free” (2005).
I due sottoparagrafi che compongono il capitolo e che
sono dedicati ai due oggetti d’analisi, sono composti da
tre parti.
Nella prima parte verranno descritte:
• le caratteristiche tecniche dello spot (regista, anno,
body/copy, colonna sonora);
• le caratteristiche del prodotto (tecnologia
utilizzata, politiche, marketing);
9
• una sintesi dell’articolazione narrativa;
In semiotica, quando si affronta l’analisi di un testo, di
una figura o di qualsiasi altro oggetto d’analisi… bisogna
considerare la totalità di tale oggetto di senso… per poi
procedere alla sua scomposizione in un certo numero di
unità (Floch 1997, pp. 33).
Seguendo ciò che afferma Floch, questo studio prevede
nella seconda parte, attraverso una descrizione
dettagliata, la scomposizione sia per inquadrature (con
schema annesso), sia per sequenze degli spot Adidas_1
e Nike Free.
La metodologia d’analisi che verrà utilizzata farà
riferimento allo studio avanzato da Cinzia Bianchi (2005)
relativamente allo spot Nescafé e riportato nel testo
“Spot, analisi semiotica dell’audiovisivo pubblicitario”.
Per individuare le strategie di costruzione del messaggio
pubblicitario, si farà riferimento alle considerazioni
avanzate da Vanoye e Goliot-Lété (1992, 2002 trad. it)
isolando quattro dimensioni: i personaggi, lo spazio
scenico, la messa in scena, il ritmo.
Nella terza e ultima parte del testo, lo studio sarà
incentrato su l’analisi dei loghi Adidas e Nike, per poi
confrontarli seguendo la prospettiva d’indagine condotta
10
da Floch sui due loghi informatici IBM e Apple (Floch
1995, pp. 70. L’analisi si pone poi l’obiettivo di
posizionare i due spot all’interno del quadrato dei valori di
consumo di Floch e all’interno del Mapping semiotico
promosso da Semprini, con lo scopo di individuare a
quale tipo di valorizzazione le due campagne
corrispondono.
11
PRIMA PARTE
SNEAKERS E TECNOLOGIA
12
CAPITOLO 1:
Le sneakers tra mito e mercato
1.1 Cenni storici
Nate come scarpe da lavoro alla fine del 1800, le
sneakers diventano in poco tempo le scarpe preferite per
gli sport aristocratici degli inglesi. Nel 1870 l’etimologo
James Greenwood le descrive come scarpe con tomaia
di tela e suola di gomma indiana. Questo tipo di gomma
nasce nel 1836, quando l’inventore Charles Goodyear
ottiene il brevetto della gomma vulcanizzata. Da questa
data, le sneakers sono nate, cresciute e soprattutto si
sono diversificate in una miriade di marche e modelli.
Negli ultimi anni del diciannovesimo secolo viene fondata
in Inghilterra la Reebok mentre in America nascono le
aziende New Balance e Converse.
La storia vuole che la prima scarpa a vedere la luce sia
la “All Star” della Converse. Siamo nel 1917. Questa
scarpa prenderà poi il nome di Chuck Taylor solo a
partire dal 1923 in onore dell’omonimo campione di
13
basket e la sua fama si è protratta fino ai nostri giorni
diventando una delle sneaker più indossate di sempre.
La crescita di questo prodotto, negli anni 50, ha
raggiunto una quota di mercato del tutto significativa
grazie anche alla nascita di aziende di successo come la
Vans in America, la Onitsuka Tiger in Giappone e la
Dassler in Germania che nasce nel 1921 dai fratelli
Dassler e viene poi chiusa al seguito di un litigio tra i due.
Dalle sue ceneri nasceranno l’Adidas e la Puma.
Nel 1940, negli Stati Uniti, il mercato delle sneakers
vende poco più di 35 milioni di paia l’anno. Poco più di
venti anni dopo, questa cifra raggiunge quota 135 milioni.
I produttori delle scarpe di cuoio, che in quegli anni
detengono la quasi totalità del mercato calzaturificio, si
sentono attaccati e reagiscono attuando una massiccia
campagna di sensibilizzazione con un esplicito attacco
alle aziende produttrici di sneakers attraverso slogan
quali ad esempio “una scarpa di cuoio mette in risalto il
tuo vero io” o “le sneakers danneggiano i piedi dei vostri
bambini“. Le “scarpe di gomma”, però, diventano sempre
più icona della società moderna e socialmente accettate.
La tecnologia utilizzata per la creazione delle scarpe si
modifica con l’introduzione di nuovi materiali leggeri e
14
sintetici al fine di migliorare le prestazioni degli atleti
sponsorizzati soprattutto nel basket o nelle grandi
competizioni come le Olimpiadi.
Le prime grandi campagne sulle sneakers vengono
attuate alla fine degli anni 60. L’intento è promuovere i
prodotti su larga scala. Nasce il mercato di questo
prodotto, basato su un forte aumento d’innovazione sul
piano tecnologico e sul ricorso a nuove forme marketing.
Negli anni 70 le sneakers migliorano ancora dal punto di
vista tecnologico. Con l’introduzione di nuovi materiali
leggeri e composti di gommapiuma, si trasformarono in
mezzi di prima necessità. Un tempo nocive, le sneaker
diventano degli strumenti terapeutici per combattere la
stanchezza muscolare. In quegli anni, l’Adidas, che ormai
aveva conquistato gli Stati Uniti, era l’indiscussa top
leader del settore.
Con il successo di due sport popolari come il basket e
l’aerobica, negli anni 80 la popolarità di queste “scarpe di
gomma” cresce ulteriormente. Diventata ormai un
simbolo della cultura popolare occidentale, non esiste
sport che non abbia un tipo di scarpa adatto ad esso.
La Nike, che ha da poco compiuto i suoi primi dieci anni
di vita, nel 1983 lancia una massiccia campagna di
15
sponsorizzazioni nell’NBA (National Basket Association)
e un anno dopo, recluta come testimonial il cestista
Micheal Jordan. E’ l’inizio dell’ascesa di questo brand che
diventerà poi leader del settore dagli anni 90 e di un
nuovo modo di comunicazione e marketing.
La tecnologia sempre più all’avanguardia, la crescita
esponenziale nei settori di marketing e pubblicità nonché
numerosi studi sul design e sulle mode, hanno portato le
sneaker nell’ultimo decennio del millennio ad un
consolidamento definitivo.
Le aziende, non solo di sneakers, dagli anni 90 si sono
notevolmente modificate sia nella propria struttura interna
che nella comunicazione interna/esterna. In tutto ciò, la
Nike è stata una delle principali aziende a fare scuola.
Per comprendere meglio la portata di questo
cambiamento è utile riportare le parole di Phil Knight,
inventore e presidente Nike, il quale afferma che per anni
ci siamo considerati un’impresa orientata alla produzione,
nel senso che ci siamo concentrati sul design e sulla
manifattura del prodotto. Ma ora comprendiamo che la
nostra attività più importante sta nella
commercializzazione del prodotto. Siamo arrivati a dire
che Nike è un’azienda di marketing, e che il prodotto è il
16
nostro principale strumento…. Siamo un’azienda
tecnologica. Ma la tecnologia è moda. Perciò siamo
un’azienda di moda. (in Vanderbilt, 1998, pp. 69)
1.2 L’innovazione tecnologica negli ultimi 30
anni nelle sneakers
Negli ultimi trent’anni le aziende produttrici di sneakers
hanno creato prodotti sempre più tecnologici. Dalla
semplice gomma si è passati al nylon e alle tomaie in
pelle. In seguito, negli anni 70 si inizia a produrre
tecnologia più elevata come la Waffle grip ideata dalla
Nike. Il Waffle grip è un battistrada costituito da
sporgenze dure di gomma a cellette riempite di gomma
morbida, concepito per una migliore presa a terra.
La rincorsa tra le aziende nella produzione di sneakers
sempre più avanzate a livello tecnologico porta, tra la fine
degli anni 70 e i primi anni ’80, a brevettare nuovi
materiali sintetici. Alcuni tra i più importanti e utilizzati
sono: l’EVA (Ethyl vinyl Acetate), un materiale leggero
impegnato nell’intersuola al fine di migliorare
l’ammortizzamento; il PU (poliuretano), una resina
sintetica non particolarmente resistente ampiamente
17
utilizzata nei primi anni 80 per le suole; infine il TPU
(poliuterano termoplastico), un materiale plastico leggero
ma resistente, impiegato nella produzione di suole e
tacchetti.
I due brand che maggiormente hanno tentato in questi
trent’anni di creare prodotti altamente tecnologici in grado
di garantire all’utente performance di alto livello sono
Adidas e Nike.
Per quanto riguarda l’Adidas due delle sneakers più
innovative degli anni 80 sono le Marathon e le Decade.
Le Marathon, prodotte nei primi del decennio, avevano
una suola concava da battistrada, ideale per lo sport che
dà il nome alla sneaker.
Le Adidas Decade, invece, prodotte nel 1985 erano
sneakers da basket con taglio sia basso che alto con uno
speciale sistema di rinforzo della caviglia.
Ma la tecnologia può anche essere utilizzata per altri
scopi. Nel 1991 l’Adidas brevetta la 3m Scothlite, un
catarifrangente utile per i runners durante la corsa nelle
ore notturne.
18
Tecnologia 3m Scothlite sull’ Adidas Torsion special del 1991
Negli anni 90 la tecnologia non è più solo un optional
per lo più a fini commerciali, ma diventa un valore di base
per qualunque sneaker. Ecco allora che proliferano una
moltitudine di nuove soluzioni con una crescita
esponenziale sotto il livello tecnologico.
In questo decennio l’Adidas progetta i suoi migliori
brevetti; Soft cell, tecnologia di ammortizzamento inserita
nel tallone e Clima cool, una tecnologia che consente
traspirabilità e ventilazione a 360° del piede. Per la
flessibilità dell’avampiede e una maggiore rigidità
torsionale del retropiede, negli ultimi anni 90 l’azienda ha
poi brevettato il sistema Torsion.
19
Una delle ultime tecnologie della multinazionale tedesca
è il sistema A3, una tecnologia di ammortizzazione con
imbottitura in mescola di gomma posta in corrispondenza
del tallone o dell’avampiede prodotta dal 2001.
La multinazionale americana Nike, invece, inizia la sua
rincorsa tecnologia tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli
anni 80 brevettando ad esempio, il Neoprene, un
materiale capace di avvolgere il piede consentendo alla
sneaker di aderirvi perfettamente.
Ma è dalla fine degli anni 80 che la Nike “sforna” le sue
tecnologie migliori che la faranno salire nel decennio
successivo sul gradino più alto del podio come miglior
società produttrice di articoli sportivi.
Alla fine degli anni 80 Nike progetta la tecnologia Air,
cuscinetti d’aria pressurizzata capaci di attutire gli urti
nella zona del tallone.
tecnologia Air su Nike Air Max 95 version Rasta del 1995
20
La particolarità di questa tecnologia era soprattutto quella
di essere visibile all’esterno con la conseguenza di fare
tendenza soprattutto tra le culture giovanili. In seguito, a
metà degli anni 90 vengono lanciati gli Zoom Air,
cuscinetti gonfi d’aria con la finalità di migliorare il comfort
della suola.
Queste due tecnologie hanno avuto un notevole
successo tra la metà degli anni 90 e l’inizio dei primi anni
del 2000.
L’evoluzione naturale è Nike Shox, una tecnologia che è
stata studiata per ben 16 anni e presentata nel 2000. La
tecnologia Shox assorbe l’energia sprigionata dal “colpo
di tacco”, restituendola nel momento in cui il peso viene
spostato in avanti. Questa tecnologia all’avanguardia,
impiega colonne in schiuma poliuretanica dando alla
scarpa alta qualità sia nell’ammortizzazione che
nell’elevazione.
Nel 2005 le due aziende hanno prodotto entrambe due
sneakers altamente tecnologiche.
La società tedesca ha immesso nel mercato l’Adidas_1,
la prima sneaker al mondo dotata di microchip in grado di
aiutare a correre chi la indossa, calcolando
l’ammortizzazione tra sneaker e terreno.
21
La Nike, invece, ha prodotto Nike Free, una sneaker
ultraleggera capace di far muovere il piede in totale
libertà utilizzando quei muscoli del piede che,
solitamente, non possono essere utilizzati con normali
sneakers.
Entrambe le sneakers sono altamente tecnologiche e
sono state ideate per il running. Si presentano però in
modo diverso. Attraverso la campagna pubblicitaria
dell’Adidas_1, si è voluto manifestare in modo esplicito la
tecnologia di cui la sneaker fa uso, creando così
un’immagine altamente tecnologica dell’azienda. La Nike,
invece, nella sua campagna non ha manifestato
esplicitamente l’elevata tecnologia di cui la sua sneaker
dispone, ma ha creato invece un’immagine di assoluta
libertà di movimento del piede che solo il suo prodotto
permette.