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La Carta di Nizza e i rapporti di lavoro

Il mio lavoro intende analizzare la Carta di Nizza sia dal punto di vista strettamente comunitario, sia, approfondendone le tematiche, da quello del diritto del lavoro.
Il primo capitolo propone una trattazione storica dell’iter attraverso il quale si è giunti all’elaborazione della Carta, con particolare attenzione all’importanza che ha avuto il Trattato di Amsterdam nella riqualificazione dei diritti fondamentali nell’ambito del diritto europeo; segue un’analisi dei contenuti generali, all’interno della quale ho voluto dare risalto agli aspetti innovativi rispetto al diritto comunitario vigente; infine, ho riservato particolare attenzione agli obiettivi sanciti dal mandato di Colonia e al conseguente attuale valore giuridico di dichiarazione politica del documento.
Il corpo centrale è dedicato ai diritti sociali e all’evoluzione del diritto del lavoro in seguito alla promulgazione della Carta. Qui, con metodo deduttivo, ho cercato di chiudere progressivamente la visuale: da una valutazione generale dei diritti sociali presenti, ho in seguito ristretto le valutazioni al solo Capo IV, il più ricco ed innovativo da questo punto di vista. Infine, la mia attenzione si è focalizzata in particolare su un articolo – il 28 – che ritengo fondamentale, in quanto introduce i diritti di contrattazione collettiva e di sciopero tra i principi generali del diritto comunitario.
L’ultima parte guarda alla costruzione del “Modello Sociale Europeo”, con considerazioni rivolte al presente, al passato e al futuro dei diritti fondamentali.
In primo luogo, ho ritenuto necessario accennare alla situazione dei diritti fondamentali sia all’interno di alcuni Stati membri, sia tra i paesi dell’est europeo, alcuni dei quali entreranno a far parte dell’Unione a partire dal gennaio 2004.
Secondariamente, è opportuno ricordare che i diritti fondamentali sono figli soprattutto della giurisprudenza europea, che spesso ha sopperito alle lacune dell’ordinamento giuridico comunitario con la propria creatività: per questo motivo ho voluto analizzare brevemente alcune sentenze precorritrici della Corte di Giustizia delle Comunità Europee e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Conseguentemente, il mio lavoro si chiude con un’analisi del futuro della Carta alla luce del dibattito in corso e dei lavori della Convenzione per la stesura di una Costituzione Europea, nella quale la Carta di Nizza dovrebbe avere un ruolo fondamentale.

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Introduzione La “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea” – o più semplicemente “Carta di Nizza”, dalla città in cui è stata proclamata al termine del 2000 – segna un evento di paradossale discontinuità nel processo politico di costruzione dell’Europa. Cinquant’anni dopo la nascita della prima Comunità europea, quando l’integrazione economica degli Stati membri è ormai pressoché completata, continua a mancare l’essenziale. E’ ancora assente la società civile, il senso di una stessa identità, la possibilità di riconoscersi in valori largamente condivisi: ecco quindi emergere la necessità di rompere con la lunga evoluzione fino a quel momento seguita. L’obiettivo dichiarato non è di interrompere quel percorso, ma di dargli un’evoluzione più netta, coinvolgendo maggiormente la persona e ponendola al centro del progetto di unificazione dell’Europa. Le discontinuità della Carta sono di tre tipi: di metodo, con l’invenzione di un organismo completamente nuovo per la redazione; di sostanza, recuperando al cittadino – come accennato in precedenza – il ruolo di prim’attore; di tempi, azzardando un periodo incredibilmente breve per la definizione della nuova tavola dei diritti. Sono, infatti, diciotto i mesi che separano la proclamazione della Carta, nel dicembre

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