I rifiuti in italia. Profili giuridici ed economici. Analisi statistica
Lo sviluppo economico e la tutela dell'ambiente sono due obiettivi conciliabili? In caso di risposta affermativa, come può avvenire? Questa è la questione centrale a cui questo lavoro tenterà di fornire delle risposte. L'economia e l'ecologia sono due scienze che hanno avuto uno sviluppo in un certo senso parallelo: si può infatti affermare che entrambe siano cresciute ed abbiano progressivamente acquistato importanza in seguito alla rivoluzione industriale o, più semplicemente, parafrasando Ken Kesey, che l'ecologia è figlia di chi produce inquinamento.
Il risultato di questo processo di crescita nel settore industriale e dei suoi effetti è di fronte ai nostri occhi: il volume e il fatturato dell'attività economica negli ultimi due secoli hanno raggiunto livelli e ritmi di crescita prima sconosciuti, la questione della tutela dell'ambiente occupa, oggi, uno dei primi posti all'interno dell'agenda politica internazionale.
In ogni modo i dubbi sul modello di produzione industriale non sorgono solo ora: i primi ad interrogarsi sulle future possibilità di crescita di questo sistema furono i fisiocrati e gli economisti classici.
La domanda è: qual è il limite alla crescita? La risposta economica si può trovare in quella caratteristica delle risorse naturali che prende il nome di scarsità. Il concetto resterà centrale, per la scienza economica, per tutto il corso dei due secoli successivi e sarà interpretato in modi anche molto diversi tra loro. Negli anni sessanta e settanta del nostro secolo, alcuni economisti e sociologi hanno dunque ripreso il concetto di scarsità assoluta delle risorse espresso da Malthus che prevede la non sostituibilità delle risorse esaurite con altre nuove.
Il risultato è stato la diffusione di scenari e previsioni per il futuro quasi catastrofiche che, fortunatamente, non sono mai state confermate dai fatti.
Porre l'accento sui limiti alla crescita ebbe, in ogni caso, anche il merito di far sorgere alcuni interrogativi sulle future possibilità di sviluppo del genere umano e sulla necessità di un maggiore e più attivo interesse da parte della sfera politica per le questioni relative alla tutela ambientale.
L'inquinamento nel nostro secolo era, infatti, già entrato a far parte delle politiche pubbliche, ma solo come problema cui far fronte con strumenti repressivi, rappresentati da tasse pigouviane o dalla determinazione di standard fissi d’emissione. Il principio seguito era quello del “chi inquina paga”, basato su di una politica di Comando e Controllo che consiste nella predisposizione di una norma e degli standard da rispettare e che quindi prevede inevitabilmente dei controlli che, se dovessero accertare delle infrazioni, porterebbero alla sanzione. Questo sistema ha, però, progressivamente dimostrato l'incapacità di raggiungere gli obiettivi prefissati a causa della difficoltà e degli alti costi necessari per attuare controlli sistematici ed efficaci. Gli anni ottanta hanno inoltre visto l'emergere di numerosi casi d’inquinamento transnazionale che rendono ancor più difficile identificare con precisione chi inquina e, dunque, chi paga. L'assottigliamento della fascia d’ozono, le piogge acide, la riduzione della biodiversità, l'innalzamento delle temperature sono solo alcuni dei fenomeni globali d’inquinamento e di depauperamento dell'ambiente che interessano tutti e che, dunque, richiedono prese di posizione congiunte da parte di tutti i Paesi del pianeta.
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Informazioni tesi
Autore: | Giambattista Laronca |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Antonio Mastrodonato |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 131 |
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