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Al di là delle parole: decifrando le emozioni nella voce con la tecnologia

Come può l’intelligenza artificiale (IA) non solo comprendere ma anche interpretare le nostre emozioni attraverso la voce?
Questa ricerca esplora la dinamica intersezione tra tecnologia, emozioni umane e le caratteristiche sonore della voce, tessendo insieme elementi della psicologia, dell’acustica e del digitale.
L’obiettivo è quello di articolare una discussione scientifica rigorosa, mantenendo al contempo un tono discorsivo e accessibile, al fine di rendere il testo stimolante e comprensibile a un pubblico vasto e diversificato.
Il primo capitolo della tesi è un’indagine sull’acustica della voce umana e delle caratteristiche del suono, esplorando con degli esempi come essa possa, a volte, influire sull’identità, vera o percepita che sia.
Nel secondo capitolo ci concentriamo sulle emozioni stesse, partendo per un viaggio che si districa tra Germania, Scozia fino al Nuovo Mondo, toccando alcuni lavori di Scherer su come le emozioni vengano rilevate attraverso la voce.
Nel terzo capitolo ci focalizziamo sul ruolo dell’IA e sul suo ruolo nell’interpretazione della voce umana, analizzando alcuni studi ed esplorando diverse aziende poco conosciute in Italia e che hanno spaziato nel campo medico e psicologico.
Nel quarto capitolo, la conclusione, tutti i fili dei capitoli precedenti convergeranno. Questa sezione lega tutti gli aspetti e le considerazioni precedenti affrontando le questioni etiche, le sfide psicologiche e mentali, muovendo considerazioni sul futuro dell’interazione uomo-macchina in un mondo sempre più tecnologicamente avanzato. Unendo diversi campi di studio, chiariremo come la voce umana e l’intelligenza artificiale interagiscano e si influenzino reciprocamente. Questa ricerca non solo getta luce su queste complesse relazioni, ma ci guida anche verso nuovi approcci che rendono la comunicazione tra uomini e automi più efficace e intuitiva nel prossimo futuro, generando quindi umani dubbi anziché artificiali risposte.

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39 2.1 VIAGGIO NELLA STORIA DELLE EMOZIONI Siamo nel cuore del XVII secolo e, in una stanza attraversata dalla tenue luce delle candele che lentamente cedevano al buio, un uomo di nome Thomas Willis stava terminando gli studi che avrebbero invece illuminato per sempre la comprensione umana delle emozioni. Willis, come si legge nel libro “Atlante delle emozioni umane” 24 , fu pioniere nel suggerire che gioia, ansia o paura non derivassero da eteree sostanze o demoni, ma fossero in realtà causate dall’intricata rete del sistema nervoso, con al suo fulcro un unico elemento: il cervello. Saltando nel tempo di circa cento anni, ci imbattiamo in un altro gruppo di medici che, studiando gli animali, decisero di spingersi ancora più lontano 25 . Secondo la loro prospettiva, arrivarono all’idea che il darsi alla fuga di fronte al terrore o il trepidare di gioia non erano altro che reazioni di natura meccanica, andando quindi ad escludere l’intervento di entità incorporee o elementi astratti come l’anima. Ed eccoci ora alla maestosa città di Edimburgo, all’inizio del diciannovesimo secolo. E lì che il filosofo Thomas Brown propose una nuova parola per descrivere questi stati della fisiologia umana. Egli suggerì quindi di adottare il termine emozione 26 . Così la Scozia, fedele al suo antico nome di “Alba”, 27 nuovamente risvegliava l’Europa alla modernità, proponendo di chiamare “emozione” quello che prima era 24 Watt Smith, T. (2017), Atlante delle emozioni umane, UTET Ed. 25 Uno dei principali esponenti di questa corrente di pensiero fu Julien Offray de La Mettrie, un medico e filosofo francese. La Mettrie è meglio conosciuto per il suo lavoro “L’Uomo Macchina” (1747), in cui argomentava che il corpo umano e la mente funzionano come una macchina, completamente determinati dai processi fisici. Secondo La Mettrie, anche le emozioni e il pensiero potevano essere spiegati meccanicamente, senza fare riferimento all’anima o ad altri elementi non fisici. 26 Dal latino “emotio”, che a sua volta proviene dal verbo “emovere”, composto da “e-”, che significa “fuori”, e “movere” che significa “muovere”. Quindi, l’etimologia di “emozione” suggerisce un movimento verso l’esterno: l’emozione, etimologicamente, sarebbe dunque un’esperienza che letteralmente ci muove dall’interno verso l’esterno. 27 Alba è il nome in gaelico scozzese della Scozia (fonte: wikipedia).

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