39
2.1 VIAGGIO NELLA STORIA DELLE EMOZIONI
Siamo nel cuore del XVII secolo e, in una stanza attraversata dalla tenue luce delle
candele che lentamente cedevano al buio, un uomo di nome Thomas Willis stava
terminando gli studi che avrebbero invece illuminato per sempre la comprensione
umana delle emozioni.
Willis, come si legge nel libro “Atlante delle emozioni umane”
24
, fu pioniere nel
suggerire che gioia, ansia o paura non derivassero da eteree sostanze o demoni, ma
fossero in realtà causate dall’intricata rete del sistema nervoso, con al suo fulcro
un unico elemento: il cervello.
Saltando nel tempo di circa cento anni, ci imbattiamo in un altro gruppo di medici
che, studiando gli animali, decisero di spingersi ancora più lontano
25
. Secondo la
loro prospettiva, arrivarono all’idea che il darsi alla fuga di fronte al terrore o il
trepidare di gioia non erano altro che reazioni di natura meccanica, andando quindi
ad escludere l’intervento di entità incorporee o elementi astratti come l’anima.
Ed eccoci ora alla maestosa città di Edimburgo, all’inizio del diciannovesimo
secolo. E lì che il filosofo Thomas Brown propose una nuova parola per descrivere
questi stati della fisiologia umana.
Egli suggerì quindi di adottare il termine emozione
26
.
Così la Scozia, fedele al suo antico nome di “Alba”,
27
nuovamente risvegliava
l’Europa alla modernità, proponendo di chiamare “emozione” quello che prima era
24
Watt Smith, T. (2017), Atlante delle emozioni umane, UTET Ed.
25
Uno dei principali esponenti di questa corrente di pensiero fu Julien Offray de La Mettrie, un medico e
filosofo francese. La Mettrie è meglio conosciuto per il suo lavoro “L’Uomo Macchina” (1747), in cui
argomentava che il corpo umano e la mente funzionano come una macchina, completamente determinati
dai processi fisici. Secondo La Mettrie, anche le emozioni e il pensiero potevano essere spiegati
meccanicamente, senza fare riferimento all’anima o ad altri elementi non fisici.
26
Dal latino “emotio”, che a sua volta proviene dal verbo “emovere”, composto da “e-”, che significa
“fuori”, e “movere” che significa “muovere”. Quindi, l’etimologia di “emozione” suggerisce un movimento
verso l’esterno: l’emozione, etimologicamente, sarebbe dunque un’esperienza che letteralmente ci muove
dall’interno verso l’esterno.
27
Alba è il nome in gaelico scozzese della Scozia (fonte: wikipedia).
40
inesprimibile e aprendo dunque un nuovo capitolo nel libro della nostra
comprensione umana.
Proseguendo il viaggio attraverso le epoche, incontriamo Charles Darwin, noto per
le sue teorie evoluzionistiche e sulla selezione naturale; tuttavia, nel suo trattato
“L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali” (1872), Darwin pose le
basi per comprendere le emozioni come meri fenomeni biologici. Esplorò
l’interazione tra istinto animale e espressioni umane, suggerendo che le emozioni
siano innate e universali e gettando le fondamenta per ricerche future nel campo
della psicologia evolutiva
28
.
Giungiamo al XX secolo: in due città distanti, Cambridge (Massachusetts) e
Copenaghen (Danimarca), due psicologi innovativi, William James e Carl Lange,
sperimentavano in solitudine nei loro laboratori, sviluppando i medesimi risultati.
Attraverso i loro lavori indipendenti, formularono la teoria poi chiamata di James-
Lange, sostenendo che le emozioni derivino dalle nostre reazioni fisiologiche agli
eventi esterni. Questa teoria, che rovescia l’idea comune che i sentimenti
precedano le risposte fisiche, è esposta in dettaglio in opere come “What is an
Emotion?” di James (1884) e negli studi di Lange sulla psicofisiologia
29
.
Per illustrare questa teoria, consideriamo un esempio tratto dalla vita quotidiana.
Mi trovavo a Roma ed ero avvolto nella confortevole quiete della stanza che mi ha
visto crescere, immerso nello studio “matto e disperatissimo” per il mio primo
esame universitario.
Era una di quelle sere di novembre in cui, sorprendentemente, il clima si
manteneva piacevolmente mite, una rarità che mi invitava a prendere una pausa
dallo studio. Decisi di sfruttare quella serata eccezionalmente temperata per una
28
Darwin, C. (1872). The Expression of the Emotions in Man and Animals, John Murray.
(http://darwin-online.org.uk/).
29
James, W., Lange, C., (2014). The Emotions - Volume I. White Press.
41
corsa, un modo per rianimare il corpo e la mente e per ripassare mentalmente il
mio esame di psicologia generale.
I miei passi seguivano un ritmo costante lungo le strade della periferia della mia
città, strade familiari che mi avevano visto camminare, correre e inciampare tante
volte. Mentre correvo, ripassavo tutte le teorie e i concetti studiati poco prima
davanti alla scrivania, riflettendo profondamente su ogni argomento.
Ero perso in un treno di pensieri e mi sentivo completamente fuori dal mondo,
finché un suono inaspettato mi riportò bruscamente alla realtà: un fruscio
improvviso da un cespuglio vicino mi fece saltare. Una scia di adrenalina mi
riscaldò tutto il plesso solare e il mio cuore mancò un battito, per poi iniziare a
pompare come un piccolo tamburo impazzito; il respiro, fino a quel momento
calmo e regolare, si fece corto e affannoso. Mi trovai a lottare per riprendere il
controllo delle mie emozioni, mentre i miei occhi cercavano freneticamente la
fonte di quel rumore. In un attimo l’adrenalina invase le mie vene.
In quell’istante, che mi sembrò interminabile, realizzai che l’origine di quel rumore
non era nient’altro che un gatto che stava per attraversare la strada. La mia paura
si dissipò rapidamente e, con un sorriso per la mia reazione esagerata, ripresi a
correre.
Ed ecco che mi colpì un pensiero improvviso: l’esperienza che avevo appena
vissuto sembrava un’estensione pratica di ciò che avevo studiato poco prima. La
teoria di James-Lange sulle emozioni, esaminata proprio nella mia stanza, tornò
subito alla mente. Infatti, non era stata la paura a innescare la mia reazione fisica
ma piuttosto era stata la mia immediata risposta fisica a creare quella sensazione
di paura. Era una dimostrazione perfetta della teoria che avevo appena studiato, un
eloquente esempio di come le emozioni si manifestino a seguito delle nostre
reazioni corporee.
42
Quella mite sera di novembre mi aveva offerto una lezione pratica inaspettata e
questa mia esperienza notturna con quel minaccioso gattino si rivelò alla fine un
esempio perfetto da portare all’esame, creando un’interessante discussione tra me
e il docente.
Nella lunga strada che stiamo percorrendo, dopo aver incontrato le idee di Darwin
e la teoria di James-Lange, ci troviamo di fronte un importante crocevia
intellettuale: la teoria di Cannon-Bard. Secondo questa teoria, le nostre emozioni
e le reazioni del corpo si svolgono in un intreccio simultaneo, non una dopo l’altra.
Questo approccio ha messo in luce il ruolo fondamentale del talamo e del sistema
limbico nel nostro mondo emotivo. Questa scoperta ci apre gli occhi su come
funzionano davvero le emozioni all’interno del cervello, mostrando quanto siano
intrecciate con ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Ci aiuta a capire perché
certe esperienze ci toccano così profondamente e come le nostre reazioni emotive
sono parte integrante di ogni cosa che viviamo
30
.
Nella nostra passeggiata nel tempo e nella storia delle emozioni, arriviamo agli
studi di Paul Ekman negli anni ’60 e ’70 sulla decodifica facciale delle emozioni.
Ekman scoprì che esistono espressioni facciali universali
31
legate a emozioni
fondamentali, un principio che ha avuto un impatto profondo sulla psicologia
interculturale. Il lavoro di Ekman, descritto in “Universals and Cultural
Differences in Facial Expressions of Emotion” (1971), rivela che alcune
espressioni emotive sono comuni a diverse culture e oltrepassano i confini
geografici; di conseguenza la sua ricerca mostra come determinate emozioni si
30
Cannon, W. B. (1927). The James-Lange Theory of Emotions: A Critical Examination and an Alternative
Theory. The American Journal of Psychology. https://www.jstor.org/stable/1415404.
31
Felicità, tristezza, paura, rabbia, sorpresa e disgusto. Queste emozioni sono state scelte da Ekman perché
riteneva fossero espressioni facciali universali, riconoscibili attraverso diverse culture. Questo lavoro,
influenzato dalle teorie evolutive, ha suggerito che queste espressioni facciali e le emozioni corrispondenti
avessero un ruolo nella sopravvivenza e nell’evoluzione umana. Tuttavia, nel corso degli anni, ci sono stati
alcuni aggiustamenti e discussioni riguardo al numero esatto di emozioni primarie. Alcuni studi hanno
proposto l’aggiunta di altre emozioni alla lista, come la vergogna, la colpa o il disprezzo, mentre altri hanno
suggerito una riduzione del numero.
43
manifestino attraverso espressioni facciali simili in tutto il mondo,
indipendentemente dalle differenze culturali
32
.
Attraverso le sue ricerche pionieristiche sulle emozioni, anche António Damásio
ha notevolmente arricchito la nostra comprensione di come queste influenzino il
cervello. Ispirandosi al lavoro di William James, Damásio ha non solo ampliato,
ma anche perfezionato le concezioni preesistenti, mettendo in luce l’importanza
fondamentale delle emozioni e dei sentimenti, quest’ultimi da lui identificati come
“secondari”, nella formazione dei nostri processi decisionali e nella nostra
percezione di consapevolezza. Distintamente, Damásio ha differenziato le
emozioni che si originano istintivamente nel sistema limbico, descritte come
“primarie”, da quelle più complesse e apprese, che nascono dalle aree frontali del
cervello
33
.
32
Ekman, P. (1971). Universals and Cultural Differences in Facial Expressions of Emotion. Nebraska
Symposium on Motivation. https://www.paulekman.com/.
33
Lakritz, K. (2009). Antonio Damasio’s Descartes’ Error: Emotion, Reason, and the Human Brain.
www.psychiatrictimes.com
44
Da questo emerge che il lavoro di Damásio si concentra sul suo approccio alla
relazione tra emozioni, ragionamento e processo decisionale, ponendolo in
metafisico contrasto con René Descartes. Secondo Damásio, le emozioni non sono
semplici reazioni passive; nel suo libro “L’errore di Cartesio”, sostiene con forza
che ragione ed emozione non sono entità separate e opposte (come nel dualismo
cartesiano
34
), ma lavorano insieme nel processo decisionale
35
. Le emozioni,
quindi, forniscono informazioni essenziali che influenzano il nostro pensiero
razionale.
34
La mente, “res cogitans”, e il corpo, “res extensa”. Secondo Descartes, la mente è immateriale e non
fisica, responsabile del pensiero, della consapevolezza e della coscienza. Il corpo, invece, è materiale e
fisico, soggetto alle leggi della fisica e dell’universo materiale.
35
Damasio, A. (1994). L’errore di Cartesio: L’emozione, la ragione e il cervello umano. Putnam Publishing
Group.
45
Immagini che rappresentano la contrapposizione tra la teoria di René Descartes e quella di António Damásio. La parte
sinistra mostra la teoria di Descartes con una netta separazione tra mente e corpo, mentre la parte destra illustra la teoria
di Damásio con una connessione armoniosa tra emozioni, mente e corpo. Queste rappresentazioni offrono una visione
visiva del dibattito filosofico tra questi due approcci. Disegnato usando Dall-E 3.
Nel corso della nostra indagine sull’evoluzione della comprensione delle
emozioni, ci troviamo di fronte alle ricerche di Joseph LeDoux. LeDoux ha
osservato che “le emozioni, lungi dall’essere ostacoli alla razionalità, sono spesso
la cosa più intelligente che il cervello fa”
36
.
Concentrandosi sull’amigdala e le vie neurali che guidano le nostre reazioni
emotive, LeDoux ha delineato un modello di elaborazione emotiva a doppio
binario: uno rapido e istintivo, l’altro più meditato e deliberato (LeDoux, 1996).
36
LeDoux, J. (2014). Il cervello emotivo. Alle origini delle emozioni. Baldini e Castoldi.