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Pirandello: la realtà tra luci e ombre

La scrittura della presente trattazione ha inteso indagare l’importanza delle “ombre”, intese sia in senso fisico che metafisico, tramite la rilettura attenta di alcune tra le opere di Luigi Pirandello. I contributi che l’Autore apportò al teatro e alla cultura del Novecento furono figli di una cultura che non fu solo artistica, ma che seppe dipanarsi in ogni ambito del sapere. Nello stendere la mia trattazione mi sono avvalsa di una pluralità di testi e opere di studiosi e conoscitori del mondo pirandelliano, e ho tratto ispirazione dalla rilettura di molte opere dell’autore, tra le quali ho individuato quelle che maggiormente potevano sostenere la mia tesi: la realtà si manifesta in una costante dialettica tra le luci e le ombre che delineano i mondi dei personaggi pirandelliani. Partendo dalla poetica dell’umorismo e giungendo agli archetipi rappresentati dai miti moderni, i temi e le problematiche sociali che l’ autore indagò apportarono una trasformazione colma di significato a quelle che furono le strutture e le tematiche fino ad allora affrontate dai letterati del tempo.
Agli inizi del Novecento, l’avvento dell’illuminazione artificiale ebbe esiti imprevisti, eliminando le zone d’ ombra che fino ad allora erano state favorite dalla fiamma delle candele o dei lumi ad olio. Tale innovazione ebbe una ricaduta importante sull’ immaginario dei letterati del tempo, provvedendo in effetti a creare una differente percezione del buio. Al contempo, in Italia, la distribuzione della luce elettrica si realizzò con ritardo e discontinuità, convivendo con le primordiali fonti di luce: olio, petrolio, gas e luce elettrica. Per un umorista come fu Luigi Pirandello divenne importante mostrare, a fianco dei giochi di luce, le zone di penombra che gli stessi alimentavano. Le ombre, nelle
opere pirandelliane, sono a parer nostro di fondamentale importanza: nella luce del crepuscolo, quando esse diventano più estese, i pensieri nascosti nell’ animo dell’ uomo acquisiscono importanza e neppure la luce elettrica può impedire alle stesse di addensarsi ai margini della coscienza. I personaggi pirandelliani, nelle zone di penombra, si muovono evanescenti, ombre nell’ombra. La presente trattazione indaga gli spazi liminali e metafisici che, una luce amalgamata con le ombre, rende maggiormente visibili. Dalla cittadina di Milocca, che rifiuta il progresso, al mondo avveniristico della Kosmograph, le luci luminose e circoscritte assunsero, per l’autore, una connotazione metaforica, simili agli aloni colorati che sono caratteristica precipua degli uomini lucciola pirandelliani. Il «bujo pesto», d’ altro canto, sollecita le fantasie e la meditazione, sostituendo in tal senso, le fiamme antiche, che nella notte alimentavano prolungate rêveries. In tal senso, le ombre assumono un potere demistificante e i giochi di controluce pirandelliani si delineano vasti e pregni di implicazioni. D’altro canto, l’illuminotecnica divenne per Pirandello un mezzo fondamentale per costruire un teatro fantastico in cui si poteva operare la commistione tra il mondo fisico e quello metafisico. I giochi di luce e ombre fecero sì, parimenti, che potessero materializzarsi al meglio le sue creazioni e le luci, sommerse dalle ombre, contribuirono ad attuare, sul piano reale, la visione del pensiero pirandelliano.
Soprattutto in Sei personaggi in cerca d’autore, la luce divenne un elemento essenziale per poter rappresentare la realtà dei protagonisti del dramma; con l’aiuto di effetti speciali e tramite giochi illuministici, le peculiarità metaforiche proprie dell’opera poterono essere esaltate. Pirandello capocomico e direttore delle luci al Teatro d’Arte, utilizzando la novella illuminotecnica e tramite il sapiente utilizzo di una luce di colore verde che ad intermittenza compariva sul palco, simulò in modo sapiente la luce metaforica delle lucciole: il mondo degli uomini è sommerso nel buio e l’unica possibilità di illuminare
l’oscurità infinita, che, come un manto, avvolge la realtà illusoria delle forme, è una piccola luce discontinua. Tramite il colore Pirandello rese, parimenti, avvolgente la luce elettrica dei riflettori: ne I Giganti della montagna la luce di apparizione, flebile e mutevole, permette ai fantasmi di vaporare e nel momento in cui si spegne appare nuovamente il buio metafisico e infinito in cui l’uomo è immerso. Esattamente in codesto spazio, Pirandello individua la vera luce, in totale analogia con la cecità interiore degli uomini, che solo tramite rare epifanie di pochi e prescelti individui si illumina. I personaggi pirandelliani vivono in una notte metafisica, senza accorgersi di essere loro stessi ombre: gli Scalognati, al contempo, vivono dando le spalle all’ abbaglio di una realtà illusoria, volgendo il loro sguardo verso il nulla. In realtà, in tal modo, essi imparano a vedere nel buio, in quanto una seconda vista viene alimentata dalla luce nera metafisica che permette alle tenebre di diventare rivelatrici.

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5 I dubbi e le perplessità che furono espresse da Pirandello lo classificano come uomo del Novecento, che non trova nessun senso logico nella vita che conduce e, soprattutto, non riesce a sentirsene parte attiva. Dal 1882 ai primi anni del Novecento, si dipana l’operato dell’Autore come scrittore e la sua produzione è, dunque, la fonte estremamente attendibile di un periodo storico in continuo divenire, in cui si alterneranno e, contestualmente, convivranno plurimi stili di pensiero, come conseguenza della perdita degli antichi ideali. 10 In una lettera scritta a Filippo Surico, in cui ripercorre le prime fasi della sua carriera, Luigi Pirandello si esprime in questo modo: “Seguì al Turno la raccolta di rime agresti Zampogna, preceduto dal poemetto Padron di Dio, che forse tra le mie cose in versi è quella a cui tengo di più”. 11 Mediante la voce del vecchio Giuffrè, il protagonista del bozzetto in rime citato dinanzi, vengono espressi empatia e solidarietà verso coloro che si ritrovano sulle soglie di un nuovo mondo, privi di risorse ed isolati. 12 In questo senso, è opportuno specificare che aver vissuto nelle terre della Sicilia, nei primi anni della sua vita, gli diedero la possibilità di comprendere in maniera profonda le condizioni in cui si trovava l’Italia del Sud dopo l’unificazione e un simile elemento è imprescindibile se si vuol capire l’intera filosofia della sua opera: nascere ad Agrigento e studiare a Palermo in quegli anni significava, infatti, formarsi lontano dalla vita culturale italiana del Nord, decisamente più vivace, ed essere quasi predestinati a maturare le proprie convinzioni alla luce di un’eredità culturale e letteraria estremamente legata alla tradizione. 13 10 Ivi, p. 201. 11 Cfr. L. Pirandello, Saggi. Arnoldo Mondadori, 1965, p. 1287. 12 M. Trovato, “Tormento e Ansia Nella Poesia Del Giovane Pirandello.” op. cit., p. 2. 13 R. Luperini, Pirandello, op. cit., p. 12.

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Informazioni tesi

  Autore: Patrizia Sabina Muraglia Bruni
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2023-24
  Università: Università Telematica Pegaso
  Facoltà: linguistica moderna
  Corso: linguistica moderna
  Relatore: Nunzia Soglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 118

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