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Il senso della morte nel Medioevo: percezione dell’Aldilà, culto delle sepolture e Danze Macabre

La presente tesi è il risultato di una attenta analisi sul senso della morte nel Medioevo che si sviluppa a partire dalla percezione che l’uomo ha di sé cosciente di essere una creatura di Dio, e di come affronta la paura della fine dei tempi annunciati dalla Sacre Scritture. L’elaborato si concentra sul modo in cui l’uomo affronta la morte quando questa non annuncia il suo arrivo, ma giunge improvvisa rendendosi così terrificante agli occhi del peccatore che teme per il proprio destino terribilmente divaricato tra Paradiso, al quale possono accedere solo coloro che dedicano la loro vita a Dio, e Inferno, dove sono dirette tutte le anime peccatrici o quelle che non hanno avuto il tempo di ricevere l’ultima confessione. Si analizza di come il buon cristiano concepisca il proprio corpo alla luce della coscienza di essere una creatura che partecipa all’essenza di Dio, in quanto creato a sua immagine e somiglianza, ma anche della volontà di mortificarlo sia con intento espiatorio, sia celebrativo, per ricordare la Passione di Gesù Cristo. Inoltre si affronta di come il corpo morto sia vittima di una duplice valenza in quanto materia da ripudiare o venerare, come accade per i corpi dei santi. Si passa perciò a un’analisi delle sepolture e della duplice valenza dei cadaveri: i corpi sono, inizialmente, da allontanare, tenere al di fuori delle mura cittadine in virtù dell’usanza ereditata dall’antichità pagana, poi, attraggono sempre più alla luce del potere salvifico di alcuni di loro, come accade per i corpi di martiri e santi, ritenuti i soli ad avere accesso diretto al Paradiso. Si affronta inoltre di come cambi la percezione dell’Aldilà quando nel XIII secolo compare il terzo luogo, ossia il Purgatorio, che modifica la drammatica percezione del destino diviso tra Inferno e Paradiso ammettendo la possibilità di redenzione, alleggerendo di fatto il terrore per l’eterno dolore.
Si analizza poi l’iconografia che fa da compendio al tema della morte in cui è possibile riscontrare la percezione, mediata dagli organi ecclesiastici, che l’uomo ha del suo ultimo destino, mostrandoci di come si passi dalle prime rappresentazioni, pittoriche o scultoree, del Giudizio Universale, in cui è possibile osservare di come la salvezza sia concessa solo a coloro che appartengono alla chiesa, alle rappresentazioni del Cristo Giudice che siede sul trono celeste e giudica le anime dei giusti e dei dannati. Si analizzano le xilografie che intorno al XV secolo sono rappresentate all’interno degli opuscoli preparatori all’ultimo momento, l’Ars moriendi, dove il morituro è rappresentato circondato dai diavoli tentatori e gli angeli salvifici. Infine si indaga sull’origine e lo sviluppo del genere macabro, concentrandosi sui tre temi principali che si sono sviluppati nell’iconografia della morte occidentale. Il primo ad essere affrontato è il tema dell’Incontro dei tre vivi e dei tre morti, in cui le anime di tre re o cavalieri si trovano inizialmente di fronte a tre scheletri che con la loro presenza annunciano il loro destino, poi di fronti a tre cadaveri nei tre stadi diversi di decomposizioni, dove a fungere da intermediario interviene un monaco. Si passa poi al tema del Trionfo della morte, in cui essa inizia ad assumere le prime personificazioni e si mostra come cieca trionfatrice sulle anime. Infine si analizza l’ultimo tema del genere, la Danza Macabra, una danza ispirata ai balli religiosi, in cui i cadaveri di uomini di diversa estrazione sociale, sfilano per mano allo scheletro che rappresenta il loro ultimo destino. In conclusione sono analizzati i tre temi e il loro peculiare sviluppo in Italia, sia attraverso l’affresco del Camposanto di Pisa, dove è presente un Trionfo della morte unico nel suo genere, corredato dalla rappresentazione dell’Incontro dei tre vivi e tre morti, sia l’affresco della chiesa dei Disciplini a Clusone, dove oltre ai due temi precedenti e alla raffigurazione della morte come uno scheletro glorioso, vi è una raffigurata una peculiare Danza Macabra.
L’elaborato si sviluppa quindi in due capitoli, dove nel primo è trattato approfonditamente il senso della morte per come è concepito dall’uomo medievale attraverso un’analisi dei maggiori autori che trattano il tema; il secondo vuole affrontare il concetto dal punto di vista iconografico, indagando attraverso le maggiori opere artistiche, come questo senso si traduca in immagini figurative.

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13 condotti verso le gioie del cielo, la gloria, la pace, il riposo e la luce perpetua». Alla sinistra del Cristo si sviluppa in un intreccio di sculture la rappresentazione dei dannati all’Inferno, dove una fila di diavoli armati di scudi, balestre, lance, martelli percuote i dannati piegandoli nel loro dolore. Al di sopra delle sculture infernali un cartiglio recita: «Gli uomini perversi sono in questo modo immersi nel Tartaro». Il Cristo si presenta dunque come severo punitore e i demoni, raffigurati nel loro aspetto più spaventoso, infliggono raccapriccianti punizioni ai dannati, tratte dal repertorio della crudeli ingiustizie del tempo. Da queste immagini si evince la volontà di suscitare nell’osservatore un senso di terrore, inducendo a meditare che le torture della realtà, azzerate almeno dalla morte, all’inferno perpetueranno senza fine. 13 1.2 L’UOMO DA V ANTI ALLA MORTE L’immagine della morte che prendiamo come punto di partenza è quella dell’Alto Medioevo e in particolare la morte di Orlando, narrata ne La Chanson de Roland. L’originalità del tema sta nel fatto che l’aristocrazia cavalleresca ha imposto l’iconografia delle culture popolari alla società di chierici letterati, unici eredi e restauratori dell’antichità dotta. La morte di Orlando è così diventata la morte del santo dal momento che i chierici letterati hanno, appunto, fatto propria questa immagine dalla cultura profana e cavalleresca, che ha a sua volta origini folcloristiche. L’interesse per questa letteratura e quest’epoca sta nel fatto che ci restituisce chiaramente, attraverso testi accessibili, l’atteggiamento comune di fronte alla morte. Alla luce di ciò ci si domanda: come muoiono i cavalieri nella Chanson de Roland o nei romanzi della Tavola 13 Chiara Frugoni, op. cit.

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Parole chiave

giudizio
destino
sepolture
macabro
aldilà

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