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Il legame indissolubile tra letteratura e filosofia

Oggetto di analisi della tesi è il legame tra la letteratura e la filosofia nel XVIII secolo e nella contemporaneità al fine di dimostrare che l'una è il completamento e l'estensione dell'altra. Nello specifico si indagano i filosofi-letterati settecenteschi: François-Marie Arouet (Voltaire), Jean-Jacques Rousseau e Denis Diderot e nel quadro contemporaneo David Foster Wallace che, seppur esprimendo stili letterari differenti e temporalmente lontani, rendono la letteratura un mondo strettamente legato alla sfera filosofica. Dettagliata sarà l'analisi letteraria delle opere che farà emergere i punti salienti dei pensieri filosofici in questione. ​

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41 CAPITOLO III I LIMITI DEL LINGUAGGIO: LA RACCOLTA OBLIO (OBLIVION) 3.1 I paradossi I paradossi filosofici costellano il tessuto letterario della raccolta di otto racconti racchiusi in Oblivion (Oblio) del 2004 e, come suggerisce il titolo, il lettore si trova dinanzi all’oblio, la dimenticanza che l’uomo sceglie di compiere nel momento in cui ha di fronte a sé degli episodi difficili di vita; egli sceglie, dunque, di dimenticare per evitare di soffrire e per preservare uno status psichico sereno. In Oblio, il lettore è parte dei racconti che si narrano, è chiamato ad esercitarsi all’attenzione per cogliere il filo narrativo conduttore delle storie, disposte in modo discontinuo. L’io è il protagonista delle storie e l’uso della soggettività narrata quindi in prima persona singolare, crea l’unico spazio inclusivo e possibile con il lettore, poiché solo con l’Io si può esprimere la lettura della soggettività; costruendo quindi delle esperienze “vicarie”, il lettore si può riconoscere nelle esperienze vissute dai personaggi. L’inclusività del lettore è ciò che Wallace ha desiderato: uno spazio letterario che possa essere un ponte di accesso nello spazio soggettivo ed emotivo del lettore. L’emotività di quest’ultimo è stimolata mediante storie fittizie e ciò delinea un paradosso: la fiction che fa emozionare. Come possono dei personaggi causare il pianto di un lettore o di uno spettatore nel campo televisivo? Come può un soggetto, per esempio, piangere per la morte di un personaggio che non è mai esistito? O ancora, come può ridere di fronte a una descrizione di una caduta di un personaggio che prova dolore? O vivere l’ansia per uno stato di suspence? E quindi di sospensione delle azioni? Queste tematiche sono state affrontate, ad esempio, da Carola Barbero analizzando i paradossi della finzione, il paradosso della tragedia, della commedia e della suspence, in cui si riportano alcune soluzioni: per quanto concerne il paradosso della finzione, è riportata questa elaborazione: (1) L è triste per il suicidio di Anna e L sa che Anna è un’entità fittizia. (2) Credere nell’esistenza di ciò che ci rende tristi è una condizione necessaria per provare emozioni. (3) L non crede nell’esistenza delle entità fittizie.

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Parole chiave

letteratura
filosofia
rousseau
voltaire
diderot
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