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Vite in Galleria. Osservazione partecipante con le persone senza casa di Torino

La ricerca indaga le esperienze e le prospettive di un gruppo di persone senza casa che utilizzano la Galleria come luogo del riposo notturno. Questa struttura, situata nel centro storico della Città Metropolitana di Torino, costituisce un punto di incontro tra boutique di lusso e bar storici frequentati dall’alta borghesia torinese, e persone che vivono in una situazione di povertà estrema. Attraverso un osservazione partecipante e la conduzione di interviste qualitative condotte nella Galleria, lo studio indaga la possibilità e le modalità di ridefinizione degli spazi urbani in dimore attraverso l’analisi di tre aspetti fondamentali della abitazione – privacy, sicurezza e comfort – e il loro legame con le esperienze vissute dalle persone senza casa. Inoltre, vengono indagate le sfide affrontate da questa categoria di individui nell'accesso e nell'utilizzo dei servizi presenti nel territorio cittadini, con un particolare focus sulle motivazioni che portano le persone senza casa a non usufruire dei servizi di pernottamento. La ricerca individua un gruppo distinto di individui denominati "categoria intermedia" che, nonostante abbiano un alloggio, dipendono dai servizi volontari a causa di una grave privazione. Completano lo studio alcune riflessioni sui problemi etici relativi all’utilizzo della tecnica dell’osservazione partecipante. I risultati offrono spunti per migliorare l'efficacia e l'accessibilità dei servizi per le persone senza casa a Torino, sottolineando la natura sfaccettata della povertà e della marginalizzazione al di là delle semplici dicotomie di "con" o "senza" casa.

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32 «Nel momento in cui avviene uno strappo nel sistema delle protezioni ravvicinate 14 , la sociabilità primaria è tesa più che lacerata e la riuscita delle operazioni dipende dalla sua elasticità, che non è infinita. Possono prodursi delle dismissioni, degli abbandoni, dei rifiuti. Le reti primarie di solidarietà possono essere squilibrate da tali sovraccarichi e rompersi. Queste prese in carico, a causa del sovrasfruttamento, possono anche essere pagate a caro prezzo, con piccole persecuzioni o con un pesante disprezzo» (1995, 76). 1.4 La condizione di essere senza casa: effetti sulla costruzione del sé e sulle possibilità di uscita dalla povertà Io: «Quindi tu Giorgio… dormi per strada?» G: «Sì, dormo per strada, sono un barbone come si dice. Però non è una cosa che ho accettato subito. Le prime due settimane le ho passate a dormire seduto su una panchina. Stavo al parco e dopo un po’ mi addormentavo lì sulla panchina, ma da seduto eh. Non riuscivo proprio ad accettare questa cosa. Col passare del tempo mi sono detto che non potevo andare avanti così, allora sono venuto qui [in Galleria]. Ora per lo meno dormo coricato, sto molto meglio ora» (Giorgio, 35 anni). Attraverso la sua testimonianza, Giorgio ci mostra come abbia dovuto affrontare la difficile accettazione della sua condizione di senza casa, dopo la quale è iniziato un processo di adattamento alla vita in strada che lo ha portato a modificare i propri comportamenti. In questo paragrafo, analizzo quali sono gli effetti che la mancanza di un’abitazione esercita nei confronti delle persone che si trovano in questa situazione. La mancanza di una casa – materialmente intesa – è l’aspetto più evidente della condizione oggetto di studio. Questa privazione impedisce agli individui di porre un confine tra loro e gli altri, generando l’assenza di uno spazio intimo e privato che ha conseguenze nella sfera di costruzione del sé. Come scrive Goffman, per le persone senza casa è difficile «edificare una frontiera fra ciò che sono e ciò che li circonda» (1961, 53). Infatti, nell’analisi del sociologo canadese, è nel definire i propri limiti riguardo al contatto fisico con gli altri e nel creare e proteggere uno spazio personale che si manifesta una delle più elementari tecniche di presentazione di sé 15 . 14 Con tale concetto, Castel si riferisce al variegato insieme di pratiche di assistenza che vengono intraprese nei confronti della parte di popolazione deprivata (1995). 15 Goffman afferma che «l'insieme delle proprietà personali ha un particolare rapporto con il sé. L'individuo ritiene, di solito, di esercitare un controllo sul modo in cui appare agli occhi degli altri. Per questo ha bisogno di cosmetici, vestiti,

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Parole chiave

sociologia
città
osservazione partecipante
casa
home
qualitativa
house
dimora
senza dimora
persone senza casa

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