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Elleniche e barbare: il caso di Medea

Il lavoro prende in stretta considerazione la figura di Medea, in tal contesto strega, barbara, donna, eroina per antonomasia della classicità, sulla quale si è tanto discusso in Occidente, a partire dal V secolo a.C., periodo storico di fondamentale importanza per la civiltà greca. Si è scelto, attraverso un’attenta e dettagliata analisi che riguarda il ruolo e la funzione dell’eroina durante i tempi più remoti, di prestare attenzione a Medea – personaggio, perché ritenuta dai più importanti estimatori della Letteratura antica punto di riferimento fondamentale per una nuova rilettura del mondo e della società, dove si attraversano periodi di evoluzione particolarmente complessi e dove nulla è dato per scontato, soprattutto il complicatissimo percorso di emancipazione femminile che vede la donna attraversare momenti storici tutt’altro che semplici, sotto ogni punto di vista. Da qui, il filo sottile che lega la condizione di subalternità femminile nell’antica Grecia diventa addirittura un collante per la vita stessa di Medea, che veste i panni di un personaggio dall’identikit precisa ma variabile, pronto ad impersonare i tratti di una donna ora impavida e spietata, ora ingenua e passiva dinanzi agli avvenimenti che si susseguono durante il suo percorso letterario-evolutivo. In questo modo, all’interno del lavoro non poteva esistere esempio più concreto rispetto a quello costituito dall’eroina che meglio desse un’impronta precisa e dinamica ad un percorso storico, politico, umano compiuto dalla donna media in età classica, ove difficilmente si sono rintracciate e poi percorse strade poco tortuose ed impervie. Si identifica, quindi, la figura dell’eroina della grecità attraverso l’immagine di una donna costantemente in bilico in una società che non la apprezza né la integra, costringendola molte volte ad occupare un posto marginale all’interno di qualsivoglia progetto politico e sociale vigente nella Polis come città-stato. Negli anni più antichi, lo si ricorda, la donna greca ha vissuto un’esperienza di vita difficile, abbandonata cioè all’interno delle “quattro mura” domestiche, paventando costantemente l’idea di una madre che attraversa una condizione di subalternità rispetto al genere maschile di certo non semplice, e che negativamente etichetta la stessa donna, respingendola con violenza da qualsiasi prospettiva di crescita, sotto l’aspetto personale ma anche morale, politico, economico, sociale. In questa sede, è Medea che fa da protagonista, non solo come immagine-simbolo che incarna in toto le caratteristiche della donna del tempo, ma anche mediante una importante ricostruzione dell’opera in chiave moderna, condotta da letterati, storici, critici di ogni epoca. Così, da Euripide, laddove si intravedono i tratti di una Medea inizialmente sobria ed apparentemente tranquilla ma pronta a mettere in atto con indifferenza e freddezza l’infanticidio, da “abile curatrice delle arti magiche”, la donna simbolo modifica più volte la sua personalità più autentica. L’esempio della Medea di Seneca è lampante: l’eroina non è più unica e sola a vestire i panni di donna tradita e per questo abbandonata al suo destino da infanticida, ma veste in epoca imperiale i panni di maga, barbara, dal carattere che si è definito brutale e dalla personalità “demoniaca”. Sicuramente più maturo ma non per questo svincolato dai canoni del passato appare, inoltre, il contributo di Draconzio, attraverso il quale è possibile prendere in considerazione il ruolo, all’interno dell’opera dell’apologeta cristiano, degli dei, mediante i quali si materializza la fusione dei diversi topos, dei differenti temi che appartengono alla mitologia classica. Da Euripide a Seneca, passando per Draconzio e Pausania, fino ad arrivare alla rilettura del mito greco attraverso l’attenta opera degli scrittori contemporanei, l’eroina tragica passa attraverso fasi diverse e caratterizzanti che sono parte integrante di un percorso di riconsiderazione piuttosto globale che vede, ancora oggi, Medea essere protagonista di autentiche storie di un archetipo vero e proprio, pronto a trovare riscontro, in ogni momento, nella società contemporanea. In seguito, l’opera nella sua interezza si è resa protagonista di numerose riscritture, che hanno domato e stravolto i canoni letterari studiati ed assoggettati alla lettura di Medea in chiave squisitamente classica.

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3 INTRODUZIONE Lo scopo del seguente lavoro è quello di meglio definire la figura di Medea, inquadrandola nei suoi meravigliosi e storici tratti personali, da eroina storica, tragica, eloquente, in stato di fatto di uno dei personaggi principali sui quali si rifletteva la grecità classica. Il cuore della trattazione è infatti incentrato sulla difficile e particolare condizione sociale della donna media nella Grecia antica. Una condizione sociale piuttosto limitata e limitante, dove la stragrande maggioranza dei diritti veniva lei negata. Per chiarezza espositiva degli argomenti trattati, si dividerà la tesi in tre capitoli fondamentali, dove all’interno di ciascuno di essi si focalizzerà l’attenzione su ogni singolo punto nevralgico del lavoro. Si parte con il fornire un dettagliato identikit della donna greca classica, arricchendolo susseguentemente di preconcetti, simboli particolari, status quo immedesimati in un certo tipo di passato attraverso i quali ogni membro femminile della società ha dovuto costruire la sua forte corazza, prima di abituarsi ad un certo modo di vivere e concepire il circostante. La donna vive un trascorso fatto di incertezza e precariato, dove allo stesso tempo il ruolo sociale era perlopiù ben definito. Un ruolo prestabilito e assai limitante, soprattutto per le possibilità sociali di un individuo di diverso genere, già da allora cittadino del mondo, alle prese con particolari e difficilissime condizioni esistenziali. Non a caso si definirà, spesso, la donna quale figura pronta a compiere sacrifici importanti e che vive, più da vicino, l’incombente e tragico paradigma della subalternità. Una condizione del subalterno dovuta principalmente ad una concentratissima e chiusa concezione della società antica, dove la maggior parte dei compiti sociali spettavano agli uomini e dove, cause di forza maggiore, la donna veniva relegata ai margini del progetto politico e sociale. L’idea di

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