Ti racconto ò tumore. Un'indagine etnografica condotta presso il dipartimento di oncologia addominale dell'istituto Nazionale Tumore di Napoli
In tempi recenti l'antropologia ha focalizzato la sua attenzione sui modi di rappresentazione del "corpo", della "salute" e della "malattia" presso le diverse società umane, nonché sulle dinamiche sociali, storiche, culturali, politiche e istituzionali ad esse legate. L'interesse verso la dimensione sociale prima ancora che biologica dei processi di salute, malattia e cura e di come individui appartenenti a società differenti elaborino diversi saperi, pratiche e modi di gestire tali processi ha portato alla nascita dell'antropologia medica quale specifico settore di ricerca. Sebbene si tratti di un ambito disciplinare estremamente eterogeneo, il che rende difficile ogni tentativo di darne una definizione esaustiva senza cadere in complicazioni concettuali, può essere tuttavia presentato come: «lo studio dei modi e delle forme in cui nelle diverse società, gli esseri umani vivono, rappresentano ed affrontano l'evento della malattia» (Pizza 2005: 11). In Italia, tale denominazione si è affermata sia in ambito accademico che scientifico, grazie alla fondazione nel 1988 della Società italiana di antropologia medica (SIAM), ad opera dell'antropologo Tullio Seppilli. Va detto che la scelta di affiancare l'aggettivo "medica" alla parola "antropologia" potrebbe spingere, soprattutto i non addetti ai lavori ad equivoche interpretazioni dalle quali è bene prendere le distanze. La scelta terminologica è, come accade per molte aree di ricerca, soltanto una convenzione, la cui funzione è esclusivamente quella di indicare il campo tematico al quale viene applicata la ricerca antropologica (Ibidem: 16). Infatti, sebbene sempre più antropologi decidono di svolgere le loro ricerche in contesti occidentali e a stretto contatto con i professionisti della biomedicina, l'antropologia medica non è, contrariamente a quanto lascia intendere la sua denominazione, un sapere monolitico, né condivide l'approccio teorico-metodologico della scienza medica occidentale ma è una disciplina storico-sociale fondata sul metodo di ricerca etnografico. Agli occhi degli antropologi le nozioni di corpo, salute e malattia vengono spogliate del loro presunto carattere "naturale" e restituite alla storia, illuminando cioè le modalità storico-culturali attraverso le quali tali nozioni, nonché il concetto stesso di "natura", sono state costruite sulla base di congetture ideologiche considerate in un determinato momento storico come certe e indiscutibili (Pizza 2005: 11). La sensibilità storicista delle scienze umane e il rigore scientifico proprio del campo delle scienze naturalistiche trovano nell'antropologia medica uno spazio comune in cui mettere in luce le complesse interconnessioni tra la dimensione biologica dell'essere umano e la capacità di quest'ultimo di intessere relazioni, produrre saperi, pratiche, tecnologie e rappresentazioni atte a descrivere e fronteggiare il proprio stato di malessere. L'interesse verso tali argomentazioni, maturato durante il mio percorso universitario congiunto ad un'esperienza personale di malattia, mi ha spinto al culmine del mio percorso di studi in discipline etno-antropologiche presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell'università La Sapienza di Roma, a rivolgermi al prof. Alessandro Lupo e a presentare un progetto di tesi in antropologia medica che avesse come tema centrale il cancro. Insieme abbiamo individuato come possibile oggetto di indagine la dimensione socio-culturale delle patologie neoplastiche, delle rappresentazioni di questo tipo di malattia sul piano culturale e la sua gestione sul piano cognitivo, emozionale e sociale.
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Informazioni tesi
Autore: | Tommaso Maglione |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Antropologia culturale ed etnologia |
Relatore: | Alessandro Lupo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 81 |
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