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Sviluppo sostenibile: la tutela dell'ambiente nel diritto internazionale

Questo lavoro si propone di analizzare le origini del concetto di sviluppo sostenibile, analizzando sul piano giuridico la sua evoluzione nel diritto internazionale e, in particolare, la sua relazione con la salvaguardia dell’ambiente. Il motivo principale per il quale ho scelto di parlare di sviluppo sostenibile e, conseguentemente, di ambiente è che il perseguimento di questo principio, dalla sua introduzione grazie al Rapporto “Our Common Future” (anche noto come Rapporto Brundtland) del 1987 fino ad oggi, è divenuto sempre di più un obiettivo prioritario per gli Stati, spesso chiamati ad agire nel rispetto della sostenibilità. Al contempo, però, gli sforzi fatti fino ad ora sono stati insufficienti sia nel ridurre la vaghezza e genericità del principio stesso sia nel prevedere un programma d’azione comune e globale. Ritengo, infatti, importante parlare di sviluppo sostenibile e protezione ambientale, per cercare di meglio comprendere i passi che sono stati già fatti e quelli ancora da compiere, riflettendo sulle intricate problematiche e complessità ancora irrisolte, analizzando la genesi e l’evoluzione di una materia sempre più d’interesse generale ma, ancora, ingabbiata in uno stato di definizione.
La protezione dell’ambiente e la definizione di principi volti a garantirne la salvaguardia sono temi, da cinquant’anni a questa parte, sempre più d’interesse generale. La prima affermazione del concetto risale, infatti, negli anni 70’, quando il mondo cominciò a comprendere che il processo di globalizzazione in atto ed il conseguente costante sfruttamento delle risorse ambientali disponibili (il petrolio in particolar modo) avrebbero portato, in poco tempo, all’esaurimento delle risorse indispensabili per il benessere umano, ma soprattutto per la salute del pianeta. Gli Stati hanno compreso la necessità di assumere misure e comportamenti atti a preservare l’ambiente per garantire alle generazioni future le stesse, o addirittura migliori, condizioni ambientali.
Nel primo capitolo ripercorrerò le tappe più importanti che hanno condotto al progressivo sviluppo del diritto internazionale dell’ambiente mostrando come le Nazioni Unite abbiano giocato un ruolo chiave nella crescita della materia se pur la Carta di San Francisco del 26 giugno 1945 non preveda norme volte alla tutela dell’ambiente e delle risorse naturali. È, soprattutto, la convocazione di tre conferenze intergovernative (Stoccolma del 1972, Rio de Janeiro del 1992 e Johannesburg del 2002) ad aver scandito le principali tappe dell’evoluzione della nozione di sviluppo sostenibile.
Al contempo, sebbene le organizzazioni internazionali abbiano dato e continuino a dare un apporto più che rilevante all’evoluzione del diritto internazionale dell’ambiente, sono i singoli Stati ad essere i protagonisti della società internazionale ed i principali responsabili della tutela ambientale attraverso l’esercizio della loro sovranità sul territorio; sono sempre gli Stati a definire politicamente e diplomaticamente il percorso internazionale in materia di tutela ambientale, a contribuire all’adozione delle norme di interesse ed a darne attuazione. Il secondo capitolo, infatti, tratterà proprio questo tema analizzando come il diritto internazionale sia fortemente condizionato, se non addirittura limitato, dalle prerogative riservate agli Stati in termini di discrezionalità, sovranità e flessibilità rispetto all’esigenza di tutela ambientale, rendendo, spesso, principi ed obblighi inefficaci e deboli.
Tutto ciò dimostra come il principio dello sviluppo sostenibile possa essere considerato un principio giuridico “aperto” sia per il fatto di inglobare al suo interno, oltre alla componente fondamentalmente ambientale, anche componenti di carattere etico, economico, culturale e sociale, ma soprattutto per il fatto di essere ancora in piena fase di evoluzione e definizione e, probabilmente, troppo acerbo per poter permettere una linea d’azione coesa ed unitaria ai fini della tutela ambientale sul piano internazionale.
Il lavoro, difatti, mira a dimostrare come la natura di per sé recente della nozione di sviluppo sostenibile sia in contrapposizione con la costante trasformazione e complessità della questione ambientale, rendendola irrisolvibile senza un approccio unitario da parte della Comunità internazionale e l’accoglimento di principi e valori comuni da parte dei singoli Stati per prevenire e curare con rapidità ed incisività le situazioni di degrado ambientale e territoriale globali.

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30 Capitolo 2. La collisione fra sostenibilità nel diritto internazionale e sovranità interna degli Stati 2.1 La natura giuridica dello sviluppo sostenibile Nel capitolo precedente è emerso con chiarezza come il principio dello sviluppo sostenibile sia ancora oggi in fase di formazione. Il carattere multiforme del principio e l’ampiezza del suo campo d’azione, che si estende dal livello locale a quello globale, non impediscono allo stesso di essere, in assoluto, il principio più importante del diritto ambientale. Per questo motivo è fondamentale riflettere sulla rilevanza che il concetto ha assunto nel contesto giuridico internazionale attraverso una codificazione del principio dello sviluppo sostenibile nel diritto internazionale 90 . Un aspetto interessante è rappresentato dal fatto che il concetto di sostenibilità si sia evoluto, in primo luogo, a livello internazionale mediante la formulazione di principi vaghi e indefiniti, la cui normatività è difficilmente individuabile anche a causa della forte connotazione etica del principio 91 . Sono due le condizioni fondamentali dalle quali dipende la natura giuridica di un principio: la sua portata giuridica e la sua penetrazione all’interno di una delle fonti del diritto internazionale. È indubbio che perché una proposizione abbia una natura legale debba avere una portata legale, ovvero produrre effetti legali. La proposizione, affinché sia riconosciuta come norma positiva di diritto internazionale, deve soddisfare tre requisiti essenziali: deve essere riconosciuta come vincolante, come norma di diritto valida e, di conseguenza, deve essere emanata da una delle fonti riconosciute del diritto internazionale. La questione è complessa per diverse ragioni. Se da un lato la nozione di sviluppo sostenibile ha trovato spazio, dal Rapporto Brundtland in poi, in diversi documenti non vincolanti di portata internazionale 92 (non in grado di produrre una norma giuridica internazionalmente riconosciuta in materia di sviluppo sostenibile), dall’altro lato la grande coesione della CI nel riconoscere al principio notevole rilievo è dimostrata dalla 90 F. Fracchia, Cambiamento climatico e sviluppo sostenibile: lo stato dell’arte, in G.F. Cartei (a cura di), Cambiamento climatico e sviluppo sostenibile, Torino, 2013, p. 15. 91 V. Rubino, op. cit., p. 210. 92 Si vedano, a tal proposito, le Dichiarazioni, i programmi d’azione, i Piani etc. citati nel capitolo precedente.

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