Diritto penale canonico e abusi sessuali nella Chiesa cattolica
L’elaborazione del presente lavoro di tesi ha preso le mosse dalla piena consapevolezza dell’esistenza, anche all’interno della comunità cattolica, della piaga degli abusi sessuali. Partendo da un’analisi storicamente orientata dell’evoluzione della disciplina normativa canonica (ma anche vaticana) volta allo sradicamento del fenomeno, ci si è soffermati sulle peculiarità di tali delitti e su come, con il passare degli anni, vi sia stato un totale cambiamento di rotta, da parte delle autorità ecclesiastiche, improntato alla trasparenza e ad una sempre maggiore sintonia con le autorità civili; in tal solco si pongono le normative susseguitesi a partire dalla promulgazione del MP Sacramentorum Sanctitatis Tutela, sino alle recenti novelle ascrivibili al Pontefice regnante Francesco: risulta lampante dall’analisi dei testi giuridici come, da un’impossibilità pressochè totale (a causa della meno pregnante normativa e del c.d. Secretum Sancti Officii) sia di individuazione certa del novero dei delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede che di acquisizione, consequenziale, di dati in merito ai procedimenti aventi ad oggetto abusi sessuali pendenti innanzi ad essa in quanto tribunale, si sia passati ad una condizione di maggiore reperibilità delle informazioni grazie ai duri colpi assestati alla c.d. cultura del silenzio. Proprio quest’ultima è stata da sempre il cavallo di battaglia dei media, non sempre avulsi da opinioni preconcette, nell’accusa rivolta alle gerarchie cattoliche di connivenza con i chierici macchiatisi di orrendi crimini ed è soprattutto in risposta al pericolo che tale scandalo potesse (e possa) minare irrimediabilmente la fede e la fiducia dell’intero popolo di Dio verso la Santa Madre Chiesa ed il Suo Divino Fondatore, che lo sforzo degli ultimi tre Pontefici in particolare va contestualizzato, analizzato e compreso. L’intero agire giuridico canonico a cui prestiamo attenzione, orientato alla tutela degli individui più deboli del «gregge», non ha comunque dimenticato o calpestato i diritti di coloro che, macchiandosi di gravi responsabilità morali e giuridiche, hanno operato in contrasto al Vangelo causando gravi e profonde ferite a tutte le membra del Corpo: essi restano, così come la Chiesa insegna, ricoperti della dignità che deriva dall’essere figli di Dio, o meglio ancora «uomini», e nonostante siano meritevoli di punizione, non sono destinati a divenire suoi succubi ma grazie ad essa devono emendarsi, riconciliarsi e riparare quanto di male hanno compiuto. Tutto ciò che finora è stato affermato è ben compendiato nel nuovo libro VI del CIC, oltre che nella normativa speciale, senza dimenticare quanto di utile e profetico è stato inserito all’interno del Catechismo della Chiesa Cattolica in materia di pena di morte. Gli anni futuri saranno decisivi per la Chiesa: le normative approntate sono pregne di riflessioni giuridiche e non possono che essere il frutto di una lunga riflessione ben maturata; con la prosecuzione di essa si potrà dare nel tempo una sempre tutela adeguata a chi reclama giustizia ed emendare nel segno dei tempi e dell’esperienza quanto ad experimentum è stato finora applicato; resta fondamentale anche il nodo delle relazioni con gli Stati in materia di prevenzione e repressione degli abusi sessuali avverso i minori e coloro che ad essi sono equiparati: le ulteriori scelte strategiche di politica legislativa ad esse inerenti tracceranno linee fondamentali di collaborazione e daranno un contributo non indifferente all’immagine che la Chiesa universale assume nei confronti del mondo.
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Informazioni tesi
Autore: | Antonio Petralia |
Tipo: | Laurea magistrale a ciclo unico |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Giuseppe D'Angelo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 123 |
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