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Il tragico e l'estetica contemporanea. Percorso critico verso la definizione del sentimento tragico dall'ontologia alla riflessione estetica sulle problematiche della creazione artistica novecentesca

Nel lungo titolo che ho scelto Il tragico e l'estetica contemporanea. Percorso critico verso la definizione del sentimento tragico da un'analitica ontologica alla riflessione estetica sulle problematiche della creazione artistica novecentesca sono racchiusi tutti gli elementi che nella tesi si andrà indagando, aventi il proprio telos nella dimostrazione dell'intima corrispondenza che lega il tragico, l'estetica e l'etica (essendo un percorso critico). La tesi è uno studio di estetica, sia nell'argomento trattato, che nella forma, che nel linguaggio utilizzato. E non poteva essere altrimenti dato che il suo telos è arrivare ad affermare l'intima relazione che lega il tragico all'estetica. Il tragico è trascendentale, e per giunta non può essere detto direttamente con dei concetti. Come il giudizio di gusto, l'accento cade sul sentimento, più che sull'intelletto: per questo costantemente si parla di sentire tragico e poi di consapevolezza tragica. L'uomo sente il tragico, conosce il tragico perché altrimenti non potrebbe obliarlo: e, successivamente, solo perché nascosto alla memoria, può riportarlo alla mente e lasciare che si manifesti uscendo dall'ombra, così come l'essere si sottrae al nulla, il senso al non-senso, il dicibile al non-dicibile. Tutte queste endiadi, si è visto nel corso della trattazione, sfuggono alla pretesa della ragione di poterne dare una significazione una volta per tutte, credendo, così, di riuscire a definire tutto l'esperibile del mondo: allora il tragico non si può dire se non in forma estetica ossia attraverso una forma che ne svela un senso; allora il tragico si dà nell'arte. Non tutta l'arte, tuttavia: solo quella che è consapevole del suo proprio essere finito, del suo essere un contenuto che continuamente trascende la propria forma, della sua libertà di essere formatività, ossia libera da qualsiasi schematismo e da qualsiasi canone regolatore. Per poter giungere al discorso dell'ultimo paragrafo, allegoria della finitezza manifesta nella frammentarietà e nel procedere a salti del discorso, è stato necessario stabilire i confini entro i quali si può parlare di tragico come estetica-etica: da questa necessità deriva la scelta di sviluppare una breve analitica dell'essere, partendo da Aristotele, ossia dalle origini della concezione dell'essere inteso non equivalente all'ente (come nel pensiero metafisico), ma come possibilità, come aletheia, per poi riconnetterlo con la concezione heideggeriana sulla quale si fonda tutta la filosofia novecentesca. Poi, passare a delineare le caratteristiche del pensiero critico e del giudizio riflettente kantiano, senza il quale non potrebbe esserci critica, che, storicamente (negli anni '80 del Diciannovesimo secolo) sono state formulate come risposta urgente ai primi influssi del pensiero postmodernista in Italia, oltre che come critica del pensiero dominante il quale, rifiutati tout court trascendenza e trascendente, proponevano un modello di pensiero banalizzante, omologante e desostanzializzato.

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5 Premessa discorsiva al lettore Quando iniziai lo studio per la mia ricerca di dottorato partii da ciò che avevo lasciato, anni prima, e che mi aveva condotto illo tempore alla discussione della mia tesi di laurea basata sull‟analisi comparatistica di tre tragedie, legate tra loro da un rapporto di intertestualità. Non sapevo, all‟inizio di questo nuovo cammino, dove mi avrebbe condotto la strada: sentivo solo l‟esigenza, allora vaga se pur molto viva, di dare forma linguistica a dei pensieri pensati solo embrionalmente e a sensazioni vissute ma fino ad allora non elaborate organicamente. Iniziai così la ricerca e lentamente, come per la composizione di un mosaico, andavo scoprendo ogni giorno nuovi materiali che, di volta in volta, collocavo l‟uno accanto all‟altro e che, senza che me ne accorgessi, giunsero a comporre l‟immagine fondamentale che sarebbe diventata, o meglio, che era sempre stata il disegno originario del mio intimo sistema di percezione e di elaborazione dei fenomeni e del pensiero. Una sorta di filosofia privata, tutt‟altro che concezione metafisica trascendentale separata dall‟empirismo, dalla contingenza, che nell‟estetica e nell‟arte stava trovando la sua forma e la sua possibilità di espressione: il sentimento del tragico. La mia ricerca partì dall‟analisi testuale delle tragedie del D‟Annunzio: ma lentamente prendevo coscienza che al di là della semplice nomenclatura di genere, i componimenti teatrali dannunziani erano più vicini ai drammi borghesi che alle vere e proprie tragedie. In questi, infatti tra le griglie sterili nelle quali cercavo di incapsulare gli atti, così da poter spiegare lo sviluppo strutturale del testo, scorgevo l‟espressione di una decadenza che, intuivo, doveva comprendere non solo la sua poetica, ma inglobare un malessere socioculturale e che sfuggiva continuamente a qualsiasi tentativo di spiegazione testuale. Così iniziai ad approfondire la questione del tragico e della tragedia, fino ad abbandonare il campo della narratologia e delle teorie strutturaliste e postrutturaliste, che non illuminavano minimamente i miei interrogativi, e iniziai (anzi ripresi) a camminare nel campo della filosofia e dell‟estetica. Per questo posso dire che la mia ricerca sul tragico non è soltanto uno studio prettamente di analisi testuale, come è stato il precedente lavoro di tesi di laurea: è uno studio di estetica, è intriso di elementi etici ed estetici, scaturisce da un‟esigenza di dare forma a un sentire, un percepire che non può che nascere dall‟esperienza reale della vita del quotidiano: per usare un aforisma di Adorno si studia il tragico perché i tempi lo richiedono. Cadute le illusioni della metafisica e ormai soffocati da un‟omologante industria culturale, l‟unica possibilità per poter riuscire a far emergere uno spiraglio di

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Informazioni tesi

  Autore: Patrizia Piredda
  Tipo: Tesi di Dottorato
Dottorato in Doctorate of Philosophy
Anno: 2008
Docente/Relatore: Joseph Farrell
Istituito da: Univeristy of Stratchlyde
Dipartimento: Deparment of Moder Languages
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 206

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