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La figura dell'educatore durante le prime tappe dello sviluppo del bambino

Questo elaborato si propone di valorizzare la figura dell’educatore nella prima infanzia, ovvero il periodo di età compreso tra i 0 e i 3 anni, evidenziando l’aspetto educativo relativo alle relazioni ed in particolare quella con i genitori.
Ad influire nello sviluppo del bambino, infatti, come evidenzia la teoria dei sistemi ecologici di Bronfrenbrenner, vi sono diversi sistemi, interconnessi tra loro, tra cui la famiglia, le istituzioni e le esperienze in contesti informali e per questo nella progettazione e nelle pratiche educative è necessario valorizzare sia l’individualità del bambino sia il sistema a cui appartiene, a partire da quello familiare.
Sin dalla nascita il bambino ha la capacità di stabilire dei legami interpersonali e questa loro capacità è traducibile in comportamenti che stimolano principalmente risposte di cura e protezione in chi gli sta vicino ed è in base a queste risposte (anche emotive) che i rapporti prendono forme diverse.
Soprattutto in questa fase, ovvero nei primi anni di vita, la relazione più tipica in cui è coinvolto il bambino è la diade, ovvero quella composta da genitore-bambino (e successivamente educatore-bambino) che rappresenta un grosso contributo per la costituzione della personalità dell’infante.
Per questa ragione, è necessario sottolineare l’importanza dell’educazione come cura, non solo dell’igiene (come veniva intesa in passato) ma anche della psiche e dei bisogni, cosiddetti "irrinunciabili" del bambino, tra cui il bisogno di sicurezza e di rispetto che deriva da rapporti solidi ed intimi con le figure di riferimento.
L’essere genitori è sia un dono sia un compito e, in particolare, è un’esperienza che porta inevitabilmente già a partire dall’attesa, verso la ricerca di una nuova identità personale, un nuovo equilibrio familiare e una forte responsabilità verso un nuovo mondo.
Risulta quindi importante saper riconoscere la misura in cui approcciarsi ad un bambino nelle sue esperienze di crescita e, in questo il confronto con delle figure professioniste può essere d’aiuto.
Ad oggi, infatti, grazie alla legge Iori, tra gli ambiti di intervento dell’educatore professionale è riconosciuto anche quello della genitorialità e della famiglia, orientato alla promozione del benessere e della crescita dell’individuo fornendo i mezzi più adatti a seconda dei bisogni e desideri di ciascuno.
Questa relazione che si viene a creare tra educatore e genitore, oltre ad essere utile al genitore stesso, è funzionale anche alla continuità educativa del bambino.
Oltre alla famiglia, infatti, ad occuparsi dello sviluppo e della formazione dei bambini sono gli educatori presso i servizi educativi per la prima infanzia quali ad esempio gli asili nido, i servizi ludico-ricreativi o i centri per bambini e genitori.
Questi servizi si pongono in risposta alle differenti esigenze delle famiglie occupandosi della cura dei bambini, prestando attenzione ai loro bisogni a partire dalla creazione di un ambiente armonioso sia fisico che relazionale, la disposizione di materiali, tempi e pratiche, con l’intenzionalità di promuovere l’autonomia del bambino e la sua conoscenza del mondo.
A partire dalla mia esperienza di tirocinio, dedico una particolare attenzione al servizio proposto dai centri per bambini e genitori. Come suggerisce il nome, questi centri accolgono la coppia adulto-bambino, offrendo spazi ludici, formativi e di condivisione che sono funzionali sia ai singoli sia alla diade stessa in termini di socializzazione, sviluppo, e rafforzamento della relazione.
In quest’ottica, il ruolo dell’educatore assume delle sfumature ulteriori rispetto a quanto avviene nei comuni servizi per l’infanzia in quanto deve esserlo sia per i bambini sia per il gruppo genitori-bambini.
L’educatore è infatti una figura di supporto, una guida e il suo intervento è concretizzato nella realizzazione di progetti educativi “su misura” che rispettano le necessità individuali di ciascuno.
Il servizio offerto dai centri per bambini e genitori è dunque da considerarsi una risorsa per le famiglie in quanto consente la creazione di un ambiente armonioso e costruttivo per il benessere e la crescita sia dei bambini che della famiglia stessa.
In definitiva, dunque, riprendendo il proposito iniziale, il ruolo dell’educatore rapportato alla prima infanzia è quello di accompagnare l’educando sapendo ascoltare attivamente e rispettando i suoi bisogni, creando esperienze significative con il fine di promuovere uno sviluppo armonioso del bambino verso la miglior realizzazione del sè.

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28 conducono il soggetto ad un cambiamento fine ad una maturazione e alla scoperta di sé stesso. Queste ultime, quindi, sono esperienze di natura soggettiva e del tutto non formalizzata, fortemente caratterizzanti dell'educazione e della formazione del soggetto, che generano in lui cambiamenti anche inconsci o nel lungo termine. 2.2 Quadro generale dei servizi educativi I servizi educativi per la prima infanzia sono parte del sistema educativo integrato che, insieme alla famiglia. Si occupa dello sviluppo dei bambini dai 0 ai 6 anni, della formazione della loro identità personale e sociale e dello sviluppo delle loro competenze ed abilità. Questa tipologia di intervento è da ritenersi “nuova”, in quanto la sua affermazione educativa risale alla fine degli anni Novanta quando, grazie ad una legge dedicata, è stata introdotta al suo interno una figura psicopedagogica professionale 52 . Storicamente l'ottica di erogazione di questi servizi, emersi con la Rivoluzione Industriale, era di natura assistenziale, al fine di sostenere le donne lavoratrici. I servizi per l'infanzia, infatti, non avevano ancora una progettualità educativa ma si limitavano a provvedere alle cure basilari quali ad esempio nutrimento e igiene. Il primo progresso si ebbe nei primi anni Novanta del secolo scorso poiché, grazie alla progressiva diffusione dei cosiddetti “Presepi”, in occasione del congresso Pro Infanzia a Torino si dichiarò la necessità di formare il personale al loro interno e di migliorarne le disposizioni igieniche. A tal proposito, con l'istituzionalizzazione dell'ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia), lo Stato si impegnò nell'apertura di diverse “Case della madre e del bambino” con scopi di assistenza e tutela attraverso figure specializzate 53 . La svolta definitiva si ebbe con la Legge 1044/71 la quale si faceva testimone di una nuova attenzione nei confronti dei bisogni e dei diritti della donna lavoratrice. Inoltre, 52 Legge 1044/1971, “Piano quinquennale per l’istituzione di asili nido comunali con il concorso dello Stato” 53 BELLUCCI M.T. (a cura di), Il nido. Educazione e cura della prima infanzia, Roma, Carocci, 2013

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Parole chiave

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sviluppo
genitorialità
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educando
brofrenbrenner
centro per bambini e genitori
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