28
conducono il soggetto ad un cambiamento fine ad una maturazione e alla
scoperta di sé stesso.
Queste ultime, quindi, sono esperienze di natura soggettiva e del tutto non
formalizzata, fortemente caratterizzanti dell'educazione e della formazione del
soggetto, che generano in lui cambiamenti anche inconsci o nel lungo termine.
2.2 Quadro generale dei servizi educativi
I servizi educativi per la prima infanzia sono parte del sistema educativo integrato che,
insieme alla famiglia. Si occupa dello sviluppo dei bambini dai 0 ai 6 anni, della
formazione della loro identità personale e sociale e dello sviluppo delle loro competenze
ed abilità.
Questa tipologia di intervento è da ritenersi “nuova”, in quanto la sua affermazione
educativa risale alla fine degli anni Novanta quando, grazie ad una legge dedicata, è stata
introdotta al suo interno una figura psicopedagogica professionale
52
.
Storicamente l'ottica di erogazione di questi servizi, emersi con la Rivoluzione
Industriale, era di natura assistenziale, al fine di sostenere le donne lavoratrici.
I servizi per l'infanzia, infatti, non avevano ancora una progettualità educativa ma si
limitavano a provvedere alle cure basilari quali ad esempio nutrimento e igiene.
Il primo progresso si ebbe nei primi anni Novanta del secolo scorso poiché, grazie alla
progressiva diffusione dei cosiddetti “Presepi”, in occasione del congresso Pro Infanzia
a Torino si dichiarò la necessità di formare il personale al loro interno e di migliorarne le
disposizioni igieniche.
A tal proposito, con l'istituzionalizzazione dell'ONMI (Opera Nazionale Maternità e
Infanzia), lo Stato si impegnò nell'apertura di diverse “Case della madre e del bambino”
con scopi di assistenza e tutela attraverso figure specializzate
53
.
La svolta definitiva si ebbe con la Legge 1044/71 la quale si faceva testimone di una
nuova attenzione nei confronti dei bisogni e dei diritti della donna lavoratrice. Inoltre,
52
Legge 1044/1971, “Piano quinquennale per l’istituzione di asili nido comunali con il concorso dello
Stato”
53
BELLUCCI M.T. (a cura di), Il nido. Educazione e cura della prima infanzia, Roma, Carocci, 2013
29
prendeva in carico un’età evolutiva lasciata per anni priva di attenzioni, ovvero la
prima infanzia, che non veniva più considerata come fase di transizione ma degna di
attenzioni ed esigenze specifiche anche educative
54
.
Sorgono dunque in Italia i primi asili nido, intesi come servizi sociali pubblici che
ricoprivano il compito di assistenza alla famiglia ma in particolare “dotati di personale
qualificato sufficiente ed idoneo a garantire l'assistenza sanitaria e psicopedagogica
del bambino”
55
.
Risale a questo momento la concezione moderna della figura professionale
dell'educatore.
I servizi per l'infanzia assumono, quindi, un valore educativo al cui interno l’educatore
è chiamato a realizzare un progetto sulla base delle caratteristiche ed esigenze della
classe di bambini di età compresa tra i 0 e i 3 anni
56
.
Lo sviluppo e la diffusione degli asili nido furono rallentati dai costi di gestione e dai
processi burocratici, ciò nonostante, si continua tutt'ora a lavorare per rispondere alle
sempre nuove esigenze territoriali e sociali sia in termini quantitativi che qualitativi.
Negli anni successivi, grazie al crescente interesse riguardo alla questione, l’asilo nido è
progressivamente maturato come istituzione educativa, come servizio per le famiglie e
nella percezione sociale del suo ruolo
57
.
A fronte di queste esigenze, infatti, grazie ad un fondo nazionale a favore degli
interventi rivolti all'infanzia e all'adolescenza, sono stati introdotti nel 1997 dei servizi
educativi per l'infanzia, accessori agli asili nido, utili al sostegno e all'affiancamento
delle famiglie
58
.
54
FAZI C. per CARLI L., La genitorialità nella prospettiva dell’attaccamento. Linee di ricerca e nuovi
servizi, Milano, Franco Angeli, 2015, p.123
55
Legge 1044/1971, art. 6
56
BELLUCCI M.T. (a cura di), Il nido. Educazione e cura della prima infanzia, Roma, Carocci, 2013
57
FAZI C. per CARLI L., La genitorialità nella prospettiva dell’attaccamento. Linee di ricerca e nuovi
servizi, Milano, Franco Angeli, 2015, p.125
58
Legge 285/1997, “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza"
30
2.2.1 I principali servizi educativi per l’infanzia in Italia
Le nuove dimensioni sociali e familiari e le necessità di cura e di custodia dei bambini
hanno portato negli anni alla nascita di servizi innovativi, collaterali al nido, rivolti
all'infanzia.
Il Decreto Legislativo 65/2017 e in particolare la legge 107/2017, hanno introdotto il
“sistema integrativo 0-6 anni” con il fine di organizzare l'attività di cura e di educazione
rivolta alla prima infanzia.
Questa disposizione prevede la suddivisione dell'offerta su due livelli, secondo fasce
d'età: i servizi educativi per la prima infanzia fino ai tre anni e le scuole per l'infanzia
dedicate alla fascia dai tre ai sei anni
59
.
Il primo livello, quello dei servizi educativi per l'infanzia, prevede una tassazione sulla
frequenza ma quest'ultima non è obbligatoria.
Sul piano nazionale però, la distribuzione di tali strutture non è equamente distribuita
in quanto la loro organizzazione ed erogazione è su base normativa Regionale, in carico
a enti comunali o privati del luogo
60
.
Tra questi, oltre al nido, il servizio può essere erogato in strutture apposite come
micronidi, ludoteche, centri per famiglie e bambini oppure a domicilio.
• I ‘nidi d'infanzia’ sono il servizio più sfruttato e si occupano della cura di bambini
tra i tre e i trentasei mesi, dedicandosi anche ad attività ludiche strutturate al
fine di promuovere competenze, autonomia e benessere dei bambini accolti.
La principale caratteristica degli asili nido è la continuità verticale con le scuole
dell'infanzia.
59
Legge 107/2017, “Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei
anni”
60
Pubblicato in Eurydice: https://eacea.ec.europa.eu/national-policies/eurydice/italy/access_it
31
• A fare da ponte tra il nido e la scuola dell'infanzia troviamo le ‘sezioni primavera’,
ovvero classi di bambini a partire dai ventiquattro mesi fino all'età di tre anni, in
preparazione al percorso successivo.
• L'accesso ai ‘servizi ludico-ricreativi’ (o ludoteche) è occasionale e generalmente
il bambino è accompagnato da un adulto. Questo servizio è erogato con fini
culturali e di intrattenimento basati, come suggerisce la parola, sul gioco
lasciando libertà di scelta al bambino e su esperienze di socializzazione tra pari.
• Un po' più particolare è invece l'esperienza offerta dai ’centri per genitori e figli’.
Questi, infatti, sono aperti sia ai bambini che ai loro genitori, o ad un altro adulto
di riferimento, potendo così condividere i momenti all'interno di questo spazio e
seguendo insieme le attività proposte.
Nel secondo livello previsto dal sistema integrato, troviamo le scuole d'infanzia.
La responsabilità di queste, a differenza dei servizi sopra elencati, appartiene al
Ministero dell'educazione (anche se possono essere gestite da privati) infatti sono poste
in continuità con l'istruzione primaria, tanto che seguono le stesse linee guida.
Nonostante non sia obbligatoria la frequenza, lo Stato si è espresso a favore della
generalizzazione del servizio ovvero della sua diffusione laddove ancora non sia
presente, così da promuoverlo localmente
61
.
2.3 Le attività di cura nei servizi educativi per l’infanzia
Il fondamento della pratica educativa è la cura, ovvero l'accoglimento dei bisogni dei
bambini, a partire dall'organizzazione degli spazi, dei materiali, delle tempistiche e delle
pratiche.
61
Pubblicato in Eurydice: https://eacea.ec.europa.eu/national-policies/eurydice/content/early-
childhood-education-and-care-39_it
32
Come sottolinea la Prof.ssa Mortari, “si può dire che la cura sia il luogo dove comincia il
senso dell'esserci. Ricevere cura significa sentirsi accolti dagli altri nel mondo […]. La cura
è un lavoro difficile, ma è questo il lavoro che sostiene la vita. […]
62
”.
Sulla base di questa riflessione, dunque, è possibile percepire la diretta connessione tra
il lavoro di cura e l'educazione, in quanto il fine di quest'ultima consiste nel favorire il
divenire del proprio essere.
Nel contesto pedagogico-educativo questo termine è da interpretarsi con un senso di
attenzione e interesse per l'altra persona e quindi, “accompagnarla nel suo percorso di
sviluppo, valorizzando il significato formativo della relazione
63
”, sostenendo sempre e
comunque l'individualità dell'altro.
In tal senso, all'interno dei servizi educativi, azione e relazione sono strettamente
correlate in quanto le azioni quotidiane di cura che vengono attuate, sono mirate allo
sviluppo della conoscenza del mondo per il bambino e alla sua autonomia, e si basano
sulla costante relazione con l'educatore.
Nela realtà dei servizi ducativi, infatti, la cura riguarda sia l’esperienza del bambino sia
l’esperienza e il lavoro dell’adulto, favorendo il benessere e la valorizzazione dell’altro
attraverso un contesto privilegiato di interazione nella diade adulto-bambino.
64
La realtà educativa di tali servizi, quindi, è caratterizzata da questo intreccio che è alla
base della creazione di un ambiente relazionale armonioso e incoraggiante il benessere
del bambino e ne rappresenta anche l'intenzionalità ossia il progetto educativo del
servizio.
Il proposito di queste pratiche è infatti la formazione del soggetto e la promozione della
sua autonomia riflessiva che accrescono grazie al sostegno, alle attenzioni di altre
persone e alle relazioni sociali, dunque accrescono con la cura.
L'attenzione però è da porre sul non inciampare in una relazione di dipendenza, che può
venirsi ad instaurare soprattutto tramite le azioni di routine tipiche dei servizi come il
62
MORTARI L., in CATARSI E. (et al.)(a cura di), Le attività di cura nel nido d’infanzia, Parma, Junior, 2013,
p.11
63
CATARSI E. (et al.)(a cura di), Le attività di cura nel nido d’infanzia, Parma, Junior, 2013, p.13
64
RIPAMONTI D., TOSI P., I momenti di cura nei servizi e nelle scuole per l’infanzia, Junior, Azzano San
Paolo (BG), 2010, p.130