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Danno per malasanità: le responsabilità del medico di struttura pubblica e la competenza giurisdizionale

I medici di struttura pubblica devono tutelare la salute fisica e psichica come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana. Nella qualità di "dipendenti pubblici", in caso di inadempimento ai propri doveri professionali, i medici dipendenti del SSN od operanti presso altre strutture sanitarie accreditate rispondono in sede amministrativa, civile e penale. La competenza giurisdizionale tra giustizia amministrativa e giustizia ordinaria per la definizione degli illeciti professionali, il risarcimento del danno da malasanità e il risarcimento del danno erariale è stata spesso oggetto di discussione e scontro negli ultimi anni, sia in ambito dottrinale che in ambito giudiziale.
Questo lavoro di ricerca propone una generale disamina delle responsabilità ascrivibili ai medici di struttura pubblica, analizzando in particolare i principali delitti collegati alla professione sanitaria e alle qualità di pubblico ufficiale, incaricato di pubblico servizio ed esercente un servizio di pubblica necessità in regime di intramoenia. Inoltre, l'elaborato contiene approfondimenti sul Servizio Sanitario Nazionale, il regime delle prestazioni sanitarie in Italia e il contratto di assistenza tra utente e Azienda sanitaria.
L'autore offre quindi confronti e critiche sulle principali pronunce giurisprudenziali nonché sugli approdi più recenti, con particolare attenzione alla recentissima pronuncia delle Sezioni Unite che - forse - sembrerebbe aver consolidato definitivamente la competenza giurisdizionale nei casi di malasanità commessi in strutture pubbliche o comunque accreditate al SSN.

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Introduzione La Repubblica Italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana. La tutela della salute in Italia ha acquisito, progressivamente nel corso dei settant’anni dal termine della Seconda guerra mondiale, dignità pari alla tutela della libertà per l’affermazione di condizioni irrinunciabili di benessere fisico e psichico dell’individuo e della collettività 1 . Le profonde trasformazioni dello stato di diritto hanno portato l’interprete ad affiancare i diritti sociali ai diritti di libertà come nuovi oggetti di protezione dell’ordinamento 2 ; tra questi si eleva il diritto alla tutela della salute qualificato dalla Costituzione del 1948 come diritto primario e fondamentale che merita <<piena ed esaustiva tutela>> e si contraddistingue con i caratteri di generalità e unitarietà 3 . L’art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana recita, infatti, che <<La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.>> L’articolo 32 Cost. è ispirato a due concetti fondamentali: il primo che pervade l’intera Costituzione per cui è funzione dello Stato promuovere lo sviluppo della persona umana come elemento fondamentale del bene comune, il secondo che definisce la salute non più come mero bene individuale bensì come un bene nel quale coincidono fini individuali e fini sociali. Particolare merito della Costituzione è infatti quello di aver conferito rilievo costituzionale agli interessi collegati con la salute dei cittadini ponendo le premesse di una compiuta tutela 4 . La Corte costituzionale si è espressa più volte per un ampliamento di portata della pienezza ed esaustività di tale tutela non soltanto nell’ambito privatistico bensì anche in ambito pubblicistico 5 . Secondo il Giudice delle Leggi, la tutela della salute riguarda la generale e comune pretesa dell’individuo a condizioni di vita, di ambiente e di lavoro che non pongano a rischio questo suo bene essenziale, implicando il dovere di non ledere né porre a rischio con il proprio comportamento la salute altrui. Alla giurisprudenza costituzionale, secondo tale orientamento, competerà garantire la misura minima essenziale di protezione delle situazioni soggettive che la Costituzione qualifica come diritti, misura minima al di sotto della quale si determinerebbe una elusione dei precetti costituzionali oltre alla violazione degli stessi diritti individuali. Con la promulgazione della Legge n. 833/1978 si istituì il Servizio Sanitario Nazionale 6 , costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento e al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio. L’attuazione del Servizio Sanitario Nazionale compete allo Stato, alle regioni e agli enti locali territoriali, garantendo la partecipazione dei cittadini. Inoltre, il Servizio Sanitario Nazionale assicura il collegamento e il coordinamento con le attività e con gli interventi di tutti gli organi, 1 G. ZAGREBELSKY, Il diritto mite, Einaudi, Torino, 1991 2 A. BALDASSARRE, Diritti sociali, Enciclopedia giuridica, XI, Roma, 1989 3 M. LUCIANI, Salute, Diritto alla salute - Diritto costituzionale, Enciclopedia giuridica, Roma, 1991 4 C. MORTATI, La tutela della salute nella Costituzione italiana, in Rivista degli infortuni e delle malattie professionali, 1961, p. 53 5 cfr. Corte cost., 20 dicembre 1996, n. 399; 26 febbraio 1998, n. 27; 26 maggio 1998, n. 185 6 Legge 23 dicembre 1978, n. 833, “Istituzione del servizio sanitario nazionale”

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Informazioni tesi

  Autore: Simon Baraldi
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Professioni Legali
Anno: 2021
Docente/Relatore: Massimo Calcagnile
Istituito da: Università degli Studi di Bologna
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 44

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