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OLTRE LE LOGICHE BINARIE. L'identità intersezionale dei e delle migranti LGBTQ+

Questo elaborato prende vita dalla necessità di indagare l'esperienza dei/delle migranti LGBTQ+, ancora troppo trascurata dalle ricerche nazionali, intendendo per migrante LGBTQ+ qualsiasi persona che abbia affrontato un viaggio fisico, dal proprio Paese fino ad una terra sconosciuta, e metaforico, da un modo di vivere la propria identità ad un altro, portando con sé il bagaglio di un'identità sessuale o di genere ritenuta non-conforme.
In particolare si porteranno alla luce, attraverso uno sguardo intersezionale, le dinamiche discriminatorie derivanti dall'appartenenza ad una minoranza etnica e sessuale, sia nel contesto socio-culturale di partenza che in quello di arrivo. Il genere e la razza saranno le chiavi analitiche di riferimento che orienteranno la narrazione dell'esistenza di persone che si collocano "oltre": oltre una presunta normalità stabilita da un dispositivo di potere patriarcale, oltre il binarismo di genere, oltre costrutti occidentali che tentano di porre limiti a possibilità identitarie senza confini.
Il presente lavoro si configura quindi come tentativo di smantellare la rigidità binaria delle categorie identitarie, basate sull'opposizione uomo-donna, bianco-nero, cisgender-transgender, eterosessuale-omosessuale, con cui si tende a percepire gli altri e il mondo circostante a causa di meccanismi psicologici di categorizzazione inevitabili ma pericolosi. L'obiettivo non è abolire le definizioni, ma renderle in grado di restituire legittimità e riconoscimento ad ogni identità anziché castrare le possibilità dell'essere, seguendo un principio di autodeterminazione del sé.

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Introduzione L’Italia rappresenta per molte persone la scelta privilegiata quando si tratta di migrazione, a volte con l’intenzione di cercare stabilità a lungo termine, a volte come luogo di transito temporaneo prima di raggiungere altri Paesi europei. Le motivazioni per lasciare la propria patria possono essere molteplici e differenziate ma, in circa 10.000 casi ogni anno, il principale fattore di spinta è la propria identità sessuale che, nel Paese d’origine, può costituire causa di discriminazione, esclusione sociale, violenza, abusi, detenzione o perfino pena di morte. Nonostante questo, l’Italia non raccoglie dati statistici sulle ragioni che spingono i/le richiedenti asilo a presentare domanda di protezione internazionale, così come la maggior parte degli Stati dell’Unione Europea. Gli unici dati relativi alle migrazioni SOGI (Sexual orientation and gender identity) risalgono al periodo compreso tra il 2005 e il 2008 e contano 54 richieste, ma nel frattempo sono cambiati i numeri, le prassi, le associazioni che si occupano di migranti LGBTQ+ (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Queer), le legislazioni statali, le normative europee sull’accoglienza e la generale percezione sociale dell’alterità. I dati ufficiali sembrano quindi non stare al passo con i cambiamenti giudiziari, geo- politici e culturali degli ultimi anni, e il concetto di identità intersezionale continua ad essere trascurato anche in ambito accademico, rimanendo prerogativa di singole associazioni che, da sole, non possono contribuire a generare un miglioramento significativo delle pratiche d’accoglienza delle minoranze sessuali se non inserite all’interno di un progetto più ampio che coinvolga diverse figure professionali e molteplici campi disciplinari. Questo elaborato prende quindi vita dalla necessità di indagare l’esperienza dei/delle migranti LGBTQ+, ancora troppo trascurata dalle ricerche nazionali, intendendo per migrante LGBTQ+ qualsiasi persona che abbia affrontato un viaggio fisico, dal proprio Paese fino ad una terra sconosciuta, e metaforico, da un modo di vivere la propria identità ad un altro, portando con sé il bagaglio di un’identità sessuale o di genere ritenuta non-conforme. In particolare si porteranno alla luce, attraverso uno sguardo intersezionale, le dinamiche discriminatorie derivanti dall’appartenenza ad una minoranza etnica e sessuale, sia nel contesto socio-culturale di partenza che in quello di arrivo. Il genere e la razza saranno le chiavi analitiche di riferimento che orienteranno la narrazione dell’esistenza di persone che si collocano “oltre”: oltre una presunta normalità stabilita da un dispositivo di potere patriarcale, oltre il binarismo di genere, oltre costrutti occidentali che tentano di porre limiti a possibilità identitarie senza confini. Il presente lavoro si configura quindi come tentativo di smantellare la rigidità binaria delle categorie identitarie, basate sull’opposizione uomo-donna, bianco-nero, cisgender-transgender, eterosessuale- omosessuale, con cui si tende a percepire gli altri e il mondo circostante a causa di meccanismi psicologici di categorizzazione inevitabili ma pericolosi. L’obiettivo non è abolire le definizioni, ma renderle in grado di restituire legittimità e riconoscimento ad ogni identità anziché castrare le possibilità dell’essere, seguendo un principio di autodeterminazione del sé. Il primo capitolo metterà in relazione la fragilità identitaria post-moderna, resa inconsistente dalla precarietà di un mondo senza punti di riferimento, con la necessità di elaborare processi cognitivi di difesa da ciò che è “diverso” e che, in quanto tale, spaventa perché in grado di mettere in 5

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Parole chiave

immigrazione
immigrati
identità
razza
genere
inclusione
studi post coloniali
lgbt
intersezionalità
femminismo intersezionale

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