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Responsabilità sociale e Rendicontazione. Le cooperative sociali alla luce della Riforma del Terzo Settore.

Il seguente lavoro di tesi si prefigge di esaminare il concetto di responsabilità sociale, effettuando delle considerazioni comparative tra il settore profit e non profit, in particolar modo attraverso l’analisi di uno degli strumenti più rilevanti della rendicontazione sociale, ovvero il bilancio sociale, e focalizzando l’attenzione, nel capitolo finale, sugli stessi temi all’interno delle cooperative sociali. Il primo capitolo è dedicato alla disamina del concetto di responsabilità sociale, fornendo un quadro evolutivo e ponendo particolare attenzione sul dibattito riguardante il rapporto tra etica ed economia. Si è visto come tale responsabilità non deve rappresentare un “di più”, ma deve essere identificata come una vera e propria leva strategica per la competitività. In questo capitolo, inoltre, vengono analizzati i principi e gli strumenti attraverso i quali è possibile assicurare una gestione socialmente responsabile delle aziende.
Il secondo capitolo concerne la rendicontazione, come diretta conseguenza della responsabilità sociale, ed il bilancio sociale. Col tempo, si è avvertito sempre più il bisogno di adottare ulteriori documenti, oltre il tipico bilancio d’esercizio, in quanto, quest’ultimo, anche se ampliato con informazioni socialmente utili, non risultava comunque adeguato a rappresentare tutti gli elementi intangibili della gestione aziendale. Il bilancio sociale, invece, è uno strumento mediante il quale è possibile documentare che si sono utilizzate le risorse in modo efficace ed efficiente, soprattutto in termini di ricaduta sociale dell’attività svolta. Il bilancio sociale, oltretutto, fornisce, a tutti gli stakeholders, le informazioni riguardanti le iniziative sociali ed i comportamenti socialmente responsabili adottati all’interno dell’azienda, rinforzando l’immagine e la reputazione della stessa. Nel secondo capitolo, viene esaminata anche la normativa vigente in tema di rendicontazione sociale, esplicitando le attuali Linee guida e gli standards di processo e di rendicontazione applicabili sia al settore profit che al settore non profit, nonché specificatamente alle cooperative sociali.
L’ultimo capitolo tratta la disciplina delle cooperative sociali, le quali rappresentano il trait d’union fra il mondo delle imprese e quello delle aziende non profit. A seguito della Riforma del Terzo Settore, le cooperative sociali hanno acquisito di diritto la qualifica di imprese sociali. All’interno del seguente capitolo, dunque, oltre ad analizzare gli aspetti aziendali, gestionali e normativi delle cooperative sociali, ed a fornire una panoramica della loro distribuzione sul territorio italiano, ci si focalizza sulle similarità e sulle differenze rispetto alle imprese sociali, soprattutto in tema di responsabilità sociale e di coinvolgimento degli stakeholders. Viene, inoltre, trattato l’argomento della valutazione dell’impatto sociale, attraverso le Linee guida, contenute nel Decreto Ministeriale del 2019, che hanno lo scopo di definire i criteri e le metodologie mediante i quali gli Enti del Terzo Settore, e quindi anche le cooperative sociali, possono determinare i risultati ottenuti rispetto agli obiettivi programmati e comunicarli ai propri stakeholders.

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28 1.5 - La responsabilità sociale nel settore non profit Al giorno d’oggi, la funzione tradizionale dell’attività d’impresa è stata ridefinita, in quanto sono cambiate le aspettative collettive nei suoi confronti. Difatti, non è detto che un’impresa con dei risultati economici positivi abbia comunque il consenso della comunità. Sempre più il consenso riposa sulla capacità del management di soddisfare, in modo dinamicamente equilibrato, sia le condizioni economiche sia le attese che provengono dalle comunità con cui intesse relazioni di vario ordine 32 . In questa ridefinizione dell’attività d’impresa, si nota un ampliamento del fare impresa in modo sociale attraverso un modello diverso, che è quello tipico dell’azienda non profit. Difatti, anche per quanto riguarda il settore non profit, molte aziende si sono ritrovate a dover innestare o rifondare gli elementi di cultura aziendale, diversa ovviamente dalla loro tradizionale, ma richiesta dal sempre più pressante processo di sviluppo. Ciò ha segnato il passaggio da una conduzione più approssimata ed improvvisata, ad una gestione capace di assicurare l’efficienza e l’efficacia delle attività svolte. Ci si è sempre chiesti se si possa parlare di responsabilità sociale per il settore non profit. Dal momento che le aziende non profit adottano il vincolo della non distribuzione degli utili e operano in ambiti delicati e complessi della vita sociale, si pensa che esse siano socialmente responsabili a prescindere e che non debbano rendere conto del loro operato. Questo perché il settore non profit definisce a priori la propria mission e i propri valori, dando, per definizione, attenzione al “sociale” e diffondendo la cultura etica. Inoltre, chi lavora all’interno del settore non profit condivide gli stessi ideali delle aziende in questione. Sussistono, però, almeno due motivazioni per cui non è consigliabile approcciarsi, in questo modo, alla responsabilità sociale delle aziende non profit. La prima riguarda il fatto che la responsabilità sociale nelle aziende non profit richiede una visione multistakeholder, quindi l’inserimento di tutti gli stakeholders nelle attività d’identificazione della missione, di governo e delle strategie aziendali; la seconda è che anche il settore non profit può essere caratterizzato da conflitti distributivi, che è opportuno risolvere in modo equo per migliorare l’efficienza aziendale 33 . Un’azienda non profit, infatti, non è immune dal rischio di comportamenti opportunistici al proprio interno. 32 GILARDONI A., Le relazioni aziendali e la pianificazione strategica, in PIVATO S., La gestione del sistema delle relazioni nelle aziende industriali, Utet, Torino, 1988, pag. 60 - 61 33 BOUCKAERT L., VANDENHOVE J., Business ethics and the management of non-profit institutions, Journal of business ethics, n.17, 1998, pag. 1073 - 1081

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