L'imperatore Giovanni II Comneno
Pur essendo considerato dagli studiosi bizantini “il più grande dei Comneni”, in realtà poco sappiamo dell'imperatore Giovanni II, del suo operato, della sua politica, del suo regno in generale. Non ci sono pervenute opere del periodo di governo del nostro imperatore che ne tratteggiassero la figura da parte di scrittori contemporanei al sovrano. Non abbiamo motivazioni certe ed inconfutabili che possano spiegarci questa stranezza (era infatti normale che ogni imperatore avesse almeno un biografo ufficiale che ne narrasse le gesta). L'ipotesi più plausibile è quella formulata tra gli altri da Conca – Criscuolo – Maisano, che nel loro manuale di storia bizantina sostengono che “ciò sia dovuto alla forte ostilità che la successione di Giovanni II aveva provocato negli ambienti di corte, molto legati alla figura dell'imperatrice Irene Ducena, che appoggiava le pretese imperiali del marito della figlia prediletta Anna, lo storico Niceforo Briennio”. Secondo lo storico Michael Angold ciò era dovuto al fatto che l'imperatrice “era rimasta avvinghiata all'idea che la dignità imperiale apparteneva di diritto alla sua famiglia, i Ducas”.
Il silenzio della storiografia è colmato in parte dalla produzione retorica e dal lavoro degli storici del periodo successivo, Giovanni Cinnamo e Niceta Coniata.
Giovanni Cinnamo ci ha lasciato una storia del suo tempo (regno di Manuele I Comneno in particolare), dal titolo Epitomae, dove parla brevemente del regno di Giovanni II Comneno per collegare l'opera a quella dei predecessori (Anna Comnena si era fermata al regno del padre). Questo perché gli storici bizantini vedevano il passato come una serie ininterrotta di eventi e articolavano la storia come anelli di un'unica catena.
L'opera più importante di Niceta Coniata è la Chronikè diegesis (Narrazione cronologica), un componimento che ha come scopo quello di spiegare la caduta di Costantinopoli nel 1204. Anche Niceta analizza brevemente il regno di Giovanni II per collegarsi all'opera di Anna Comnena.
Abbiamo invece una presenza molto corposa di testi encomiastici, che seppur da non considerare totalmente veritieri, spesso ci offrono una notevole rappresentazione di come fosse strutturata la società bizantina e di come quest'ultima si rapportava alla figura che la governava. Scopo degli encomi era quello di comunicare una rappresentazione ideale del sovrano. Sotto Giovanni II l'encomio celebra una nuova virtù, l'audacia del sovrano, anche se non vengono trascurate le tradizionali virtù pacifiche: mitezza, filantropia, sincerità, giustizia e pietà. Tra i più importanti abbiamo l'encomio di Teodoro Prodromo.
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Informazioni tesi
Autore: | Marcello La Venia |
Tipo: | Laurea vecchio ordinamento (pre riforma del 1999) |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Lettere |
Corso: | Lettere moderne |
Relatore: | Renata Gentile |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 207 |
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