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La fenomenologia del maltrattamento animale

Il presente lavoro si propone di studiare il “link”, ovvero la relazione esistente tra il maltrattamento animale e la violenza rivolta nei confronti degli esseri umani. Nella letteratura scientifica, in particolar modo in quella statunitense, questo link è stato maggiormente studiato, analizzato e vagliato rispetto alla letteratura italiana dove l’argomento si presenta ancora in fase di studio poiché tuttora nel nostro paese l’esistenza di tale “link” risulta essere un “problema di serie B”. La ricerca psicologica ha cercato dunque sino ad ora di dimostrare che la crudeltà perpetuata nei confronti degli animali risulta essere indicatore di una situazione familiare di tipo patogena o un segnale predittivo di potenziali futuri comportamenti antisociali e criminali in età adulta. Come affermava il poeta romano Publio Ovidio Nasone “la crudeltà verso gli animali è tirocinio di crudeltà verso gli uomini” e in quanto pratica di tirocinio la violenza nei confronti di animali in età infantile è predittiva di un disturbo della condotta che se non trattato con le giuste tempistiche sarà di conseguenza seguito in età adulta da un dal disturbo antisociale di personalità.
Il lavoro si articola in tre capitoli. Il primo capitolo si focalizza sullo studio della struttura della personalità umana dando una definizione etimologica del lemma “personalità” e analizzando le teorie della personalità, quali le teorie tipologiche, le teorie dei tratti, le teorie psicodinamiche, le teorie umanistiche e le teorie cognitive e comportamentali. Vengono analizzati per di più gli aspetti patologici della personalità e quindi i disturbi della personalità in riferimento al DSM-5. Si è dimostrato in tale sezione come l’attaccamento infantile con la propria figura di accudimento risulta essere elemento importante per lo sviluppo della personalità. In merito a ciò si è fatto riferimento agli studi etologici di Lorenz, agli studi di Halrow, di Bowlby e di Mary Ainsworth in merito all’attaccamento caregiver-bambino. In seguito è stata data importanza al rapporto che l’uomo sin da sempre ha cercato di instaurare col mondo animale pur essendo stato quest’ultimo spesso vittima dei suoi abusi. È stata perciò analizzata la relazione esistente fra violenza nei confronti degli animali e violenza nei confronti delle persone riportando ricerche effettuate sia in America in collaborazione con FBI sia in Italia grazie le indagini effettuate dalle associazioni LINK-ITALIA e LAV, dando rilievo anche alla vittimologia animale ed umana. Nel secondo capitolo sono state approfondite le varie forme di abuso animale. La violenza nei confronti degli animali nel presente lavoro può essere letta secondo due interpretazioni: una che riguarda quelle forme di violenza punibili socialmente e considerate come conseguenza di una sofferenza psichica questo risulta essere il caso della violenza sessuale, della disposofobia, della zoomafia, un’altra interpretazione riguarda le forme di violenza legalizzata che non risulta essere sottoposta a sanzioni come nel caso della violenza che si presenta in contesti quali i macelli, circhi, zoo, fiere e vivisezione. Nel terzo capitolo viene per ultimo analizzato il profilo psicologico del soggetto abusante sia nel caso in cui viene diagnosticato un disturbo antisociale di personalità, sia un disturbo parafilico quale la pedofilia, sia un disturbo riguardante la zoo-disposofobia. Vengono inoltre osservate le relative modalità di conduzione del colloquio con l’abusante e l’eventuale intervento.

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CAPITOLO I La struttura della personalità umana I.1. Cos’è la personalità umana Il termine “personalità” etimologicamente deriva dalla parola latina “persona”, usata per indicare le maschere indossate dagli attori che interpretavano dei personaggi nei grandi anfiteatri e poiché dovevano farsi sentire da tutto il pubblico parlavano da una piccola apertura a forma d’imbuto attraverso la quale potevano diffondere meglio il suono della propria voce. Da ciò si può constatare che il termine personalità è da intendere come il risultato dell’amplificazione delle caratteristiche individuali del personaggio rappresentato dall’attore. Di conseguenza la maschera risulta essere l’interfaccia comunicativa dell’individuo con il mondo esterno. Comunemente i termini “personalità”, “temperamento” e “carattere” sono tre costrutti che si tendono a confondere, tanto da considerarli come sinonimi. Diversamente, questi tre costrutti sono da interpretare come tre diverse dimensioni dell’essere umano. Il temperamento fa riferimento a caratteristiche presenti fin dalla nascita quali istintualità ed impulsività, è un qualcosa di geneticamente stabilito e proprio per tale motivo è difficilmente modificabile. Il carattere fa riferimento alle caratteristiche tipiche di un individuo, agli atteggiamenti e comportamenti propri di una persona che sono indispensabili affinché si possa esprimere un giudizio. La personalità, come già accennato, fa riferimento ad una struttura interna dell’individuo che si costruisce e si evolve nel lungo percorso di vita del soggetto e si modifica tramite le esperienze vissute. Infatti la personalità di un individuo ormai adulto riflette le caratteristiche che si sono sviluppate durante l’età infantile. Il picco dell’evoluzione della personalità si presenta in modo particolare durante l’adolescenza che si estende dai 12-13 anni ai 22-25 anni circa. Essa è considerata una fase di transizione caratterizzata da forti cambiamenti fisici, intellettivi, affettivi e sociali. È di certo un periodo importante che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta in cui l’individuo si trova a dover lottare per affermare se stesso come soggetto unico. In questo modo l’adolescente recitando copioni diversi cercherà di formare una propria personalità che nell’arco del tempo sarà esposta di certo a modifiche. La personalità è dunque un pacchetto di qualità contenenti pensieri, emozioni e comportamenti utili alla persona perché risultano fondamentali per interagire con l’ambiente fisico e sociale. Queste qualità pertanto definiscono lo stile personale dell’individuo e perciò lo contraddistinguono da tutti gli altri. Tre sono i fattori che contribuiscono a formare la personalità: • lo sviluppo psicobiologico: ovvero lo sviluppo del comportamento e dei processi mentali in relazioni alle basi biologiche • il contesto psicoaffettivo: riguarda il legame instaurato con i genitori o in genere col caregiver specialmente nei primi anni di vita • l’ambiente socioculturale: che concerne al contesto sociale e culturale in cui il soggetto è inserito. Questi fattori di conseguenza risultano essere responsabili del buono o cattivo funzionamento psicologico e comportamentale della persona. La quinta edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5 American Psychiacric Association, 2014) definisce i tratti di personalità come: 6

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