CAPITOLO I
La struttura della personalità umana
I.1. Cos’è la personalità umana
Il termine “personalità” etimologicamente deriva dalla parola latina
“persona”, usata per indicare le maschere indossate dagli attori che
interpretavano dei personaggi nei grandi anfiteatri e poiché dovevano farsi
sentire da tutto il pubblico parlavano da una piccola apertura a forma d’imbuto
attraverso la quale potevano diffondere meglio il suono della propria voce. Da
ciò si può constatare che il termine personalità è da intendere come il risultato
dell’amplificazione delle caratteristiche individuali del personaggio
rappresentato dall’attore. Di conseguenza la maschera risulta essere
l’interfaccia comunicativa dell’individuo con il mondo esterno. Comunemente i
termini “personalità”, “temperamento” e “carattere” sono tre costrutti che si
tendono a confondere, tanto da considerarli come sinonimi. Diversamente,
questi tre costrutti sono da interpretare come tre diverse dimensioni dell’essere
umano. Il temperamento fa riferimento a caratteristiche presenti fin dalla nascita
quali istintualità ed impulsività, è un qualcosa di geneticamente stabilito e
proprio per tale motivo è difficilmente modificabile. Il carattere fa riferimento alle
caratteristiche tipiche di un individuo, agli atteggiamenti e comportamenti propri
di una persona che sono indispensabili affinché si possa esprimere un giudizio.
La personalità, come già accennato, fa riferimento ad una struttura interna
dell’individuo che si costruisce e si evolve nel lungo percorso di vita del
soggetto e si modifica tramite le esperienze vissute. Infatti la personalità di un
individuo ormai adulto riflette le caratteristiche che si sono sviluppate durante
l’età infantile. Il picco dell’evoluzione della personalità si presenta in modo
particolare durante l’adolescenza che si estende dai 12-13 anni ai 22-25 anni
circa. Essa è considerata una fase di transizione caratterizzata da forti
cambiamenti fisici, intellettivi, affettivi e sociali. È di certo un periodo importante
che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta in cui l’individuo si trova a
dover lottare per affermare se stesso come soggetto unico. In questo modo
l’adolescente recitando copioni diversi cercherà di formare una propria
personalità che nell’arco del tempo sarà esposta di certo a modifiche. La
personalità è dunque un pacchetto di qualità contenenti pensieri, emozioni e
comportamenti utili alla persona perché risultano fondamentali per interagire
con l’ambiente fisico e sociale. Queste qualità pertanto definiscono lo stile
personale dell’individuo e perciò lo contraddistinguono da tutti gli altri. Tre sono
i fattori che contribuiscono a formare la personalità:
• lo sviluppo psicobiologico: ovvero lo sviluppo del comportamento
e dei processi mentali in relazioni alle basi biologiche
• il contesto psicoaffettivo: riguarda il legame instaurato con i
genitori o in genere col caregiver specialmente nei primi anni di vita
• l’ambiente socioculturale: che concerne al contesto sociale e
culturale in cui il soggetto è inserito.
Questi fattori di conseguenza risultano essere responsabili del buono o
cattivo funzionamento psicologico e comportamentale della persona. La quinta
edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5
American Psychiacric Association, 2014) definisce i tratti di personalità come:
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“Pattern costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti
dell’ambiente e di se stessi, che si manifestano in un ampio spettro di contesti
sociali e personali. Soltanto quando i tratti di personalità sono rigidi e
disadattavi e causano una significativa compromissione funzionale o un disagio
soggettivo, denotano disturbi di personalità.”
2
(p.794)
Quando una serie di tratti della personalità
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è troppo rigida e quindi
disadattava rispetto all’ambiente e alla cultura dell’individuo può arrivare a
compromettere il suo funzionamento lavorativo, sociale, relazionale e produrre
non solo nel soggetto ma anche in chi gli sta attorno un’atroce sofferenza.
Questo disagio dunque può sfociare in un vero e proprio disturbo di personalità.
I disturbi di personalità possono coesistere con altri disturbi mentali e pertanto
possono fare da sfondo a episodi di suicidio, gravi problemi relazionali
intrafamiliari o extrafamiliare, a situazioni di ritiro sociali o come vedremo in
seguito a comportamenti impulsivi ed antisociali. I disturbi di personalità
verranno però attenzionati successivamente ma non prima di aver affrontato gli
studi in merito la personalità.
I.2. Gli studi
Gli studi in merito la personalità sono stati influenzati da diverse teorie
ognuna delle quali si è soffermata su determinati aspetti tralasciandone altri. È
possibile distinguere le seguenti tipologie di teorie della personalità:
• teorie tipologiche
• teorie dei tratti
• teorie psicodinamiche
• teorie umanistiche
• teorie cognitive e comportamentali.
Le teorie tipologiche risalgono alla teoria degli umori corporei di
Ippocrate. Secondo questa sua dottrina caratteriologica vengono messi in
relazione quattro tipologie di temperamento con quattro differenti umori
corporei: il tipo collerico corrispondeva alla bile gialla, il tipo melanconico alla
bile nera, il tipo sanguigno al sangue, il tipo flemmatico al flegma. Questa
dottrina è stata fondamentale per sviluppare in seguito ulteriori modelli teorici di
personalità basati sul concetto di temperamento. Ad esempio Galeno distinse
gli spiriti vitali localizzati nei vasi sanguigni, e gli spiriti psichici da cui dipende il
sistema nervoso e descrisse sulla base di ciò nove tipi di temperamento. Con la
nascita della fisiognomica si è cercato di dare una definizione di personalità
studiando i tratti somatici dei volti. Allo stesso modo attraverso la frenologia si è
cercato di individuare la personalità analizzando la forma dei cranio. Tuttavia la
fisiognomica e la frenologia si sono rilevate utili a individuare le tendenze
criminali ed a spiegare il nesso tra i lineamenti del volto e il carattere
delinquenziale. Anche Lombroso riuscì a validare la correlazione tra criminalità
2
American Psychiatric Association; Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi
Mentali, DSM-5. Milano, Raffaello Cortina Editore, 2014.
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Per “tratti” sono da intendersi quei modelli coerenti del modo in cui le persone si
comportano. Sono aspetti che caratterizzano una data personalità e permettono di
categorizzarla. Alcuni esempi di tratti sono: socievolezza/timidezza, attività/passività,
reattività/calma. (V. Lingiardi, F. Gazzillo, La personalità e i suoi disturbi valutazione clinica e
diagnosi al servizio del trattamento, Milano, Raffaello cortina editori, 2014.)
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e determinati lineamenti del viso malgrado successivamente questa validità
andò scemando. Lombroso, conosciuto per il metodo fotografico-fisiognomico
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che consiste nell’utilizzare delle schede fotografiche e gallerie di ritratti come
modelli per stabilire se colui che era stato dichiarato colpevole poteva essere
considerato veramente tale, questi modelli furono poi di riferimento per tutti gli
studiosi del crimine, nella sua principale opera “L’uomo delinquente” distinse
diverse tipologie di criminale tra cui il cosiddetto “delinquente nato” definito
anche “pazzo morale”. Il delinquente nato era colui che presentava delle
caratteristiche fisiche ben precise tra cui occhi errabondi, naso storto, viso
pallido, barba rada e fronte larga. Egli veniva considerato altamente pericoloso
per la società e per tale motivo doveva essere rinchiuso. Allo stesso tempo
questa non doveva intendersi come una punizione severa in quanto all’interno
della prigione si prevedeva l’esecuzione di un programma di rieducazione dei
soggetti criminali affinché si potessero risocializzare rispetto a nuovi obiettivi in
modo tale da ridefinire una nuova identità sociale. Per Sheldon la personalità è
il risultato dell’integrazione di aspetti cognitivi, affettivi, fisiologici e morfologici
dell’individuo stesso. Egli contribuì a dare una risposta sulla tipologia di
personalità di un individuo mettendo in relazione tre caratteristiche del corpo
con altre tre dimensioni temperamentali:
• Endomorfo: persona grassa e socievole
• Mesomorfo: persona muscolosa e aggressiva
• Ectomorfo: persona magra e ipersensibile.
Il filone dei tratti invece intende la personalità come dipendente da basi
genetiche presenti sin dalla nascita. Jung rifacendosi alle tipologie di
personalità basate sui tratti propose i tratti introversione/estroversione che a
differenza di Ippocrate erano solo psicologici e non pure fisici. L’estroverso era
considerato un soggetto che si orientava verso il mondo esterno ed era solito
instaurare relazioni interpersonali, l’introverso era invece un soggetto che si
orientava verso il proprio mondo interno e risultava essere autoriflessivo. Alport,
teorico dei tratti di personalità, riteneva che la personalità è un “organizzazione
dinamica” che viene influenzata da fattori ambientali, psicologici e biologici.
Alport G. W. e Odbert H. S., selezionarono 18.000 termini relativi a
caratteristiche comportamentali. Successivamente altri studiosi utilizzarono
questi termini per valutare la personalità umana. Cattell restrinse la lista Alport-
Odbert in 200 termini circa ed utilizzò l’analisi fattoriale
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(tecnica statistica,
ideata da Charles Spearman, esamina le interconnessioni tra diversi test e li
riduce a un numero più piccolo di dimensioni dette fattori) per stabilire quanti
fattori di personalità potevano spiegare il modello di correlazione fra le
valutazioni dei tratti. La sua analisi produsse 16 fattori dalla quale poi si costruì
il questionario 16 PF (Personality Factors) che comprende diverse versioni. Per
ogni soggetto che si sottopone al test viene ricostruito un profilo rispetto ai 16
fattori della personalità. Eysenck, invece, individuò solo due fattori di
personalità: introversione-estroversione che definisce il fattore estroversione ed
instabilità-stabilità che definisce il fattore nevroticismo. L’estroversione
comprende caratteristiche quali la socievolezza, vivacità, eccitabilità, attività;
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Lombroso utilizzava schede fotografiche e gallerie di ritratti come modelli per stabilire
se colui che era stato dichiarato colpevole poteva essere considerato veramente come tale.
Questi modelli furono di riferimento per tutti gli studiosi del crimine. (N. Malizia, Criminologia ed
elementi di criminalistica, Roma, Edizioni Carlo amore, 2007.)
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W.W. Atkinson, E.R. Hilgard, Introduzione alla psicologia, Padova, Piccin, 2006.
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l’introversione comprende caratteristiche quali riservatezza, riflessività, scarsa
ricerca di emozioni, tendenza al pessimismo. Il nevroticismo va ad analizzare la
stabilità o l’instabilità emotiva attraverso la variabilità del tono dell’umore e la
predisposizione all’ansia. Altri ricercatori arrivarono ad individuare diversi
numeri di fattori per poi giungere ad accettare comunemente l’esistenza di solo
cinque fattori. Questi cinque fattori di tratti possono caratterizzare la personalità
e sono chiamati “Big Five”
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ovvero cinque grandi fattori di personalità che
vengono riassunti in:
• Energia: misura quanto una persona è dinamica, attiva, energica,
loquace.
• Amicalità: misura quanto una persona è cooperativa, cordiale,
amichevole, generosa, empatica.
• Coscienziosità: misura quanto una persona è riflessiva,
scrupolosa, ordinata, accurata, perseverante.
• Stabilità emotiva: misura quanto una persona è ansiosa,
vulnerabile, emotiva, impaziente, irritabile.
• Apertura mentale: misura quanto una persona è colta, informata,
interessata alle cose e alle nuove esperienze, aperta al contatto con culture ed
usanze diverse.
Tra gli strumenti utilizzati dalla psicologia dei tratti vi sono: Big Five
Questionnarie (BFQ) e il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI).
Per ciò che concerne il BFQ, esso è un test di personalità che va a individuare i
cinque grandi fattori di personalità sopra descritti per ognuno dei cinque fattori
sono state individuate due sottodimensioni e per ogni sottodimensione la metà
delle affermazioni sono formulate in senso positivo rispetto al nome della scala
mentre l’altra metà è formulata in senso negativo. La scala LIE ha lo scopo di
fornire una misura della propensione del soggetto a fornire un profilo falsato di
sé. Il questionario si compone di 132 item con possibilità di risposta su una
scala Likert a 5 passi (da assolutamente vero ad assolutamente falso). Può
essere somministrato singolarmente o collettivamente. Secondo l’approccio
cognitivo le differenze di personalità sono dovute dai modi diversi in cui gli
individui si rappresentano mentalmente le informazioni. Albert Bandura sviluppò
la teoria socio-cognitiva secondo cui i processi cognitivi interni si combinano
con le pressioni ambientali per influenzare il comportamento. I processi cognitivi
e l’ambiente hanno effetti reciproci l’uno sull’altro. Julian Rotter
7
, psicologo
statunitense che si occupò di studiare il comportamento umano, propose il
concetto di “potenziale comportamentale” cioè la possibilità che si verificasse
un particolare comportamento in una particolare situazione. La forza del
potenziale comportamentale è determinata da due variabili: l’aspettativa e il
valore del rinforzo. Bandura sviluppando la teoria socio-cognitiva enfatizza il
determinismo reciproco nel quale le determinanti esterne del comportamento e
le determinanti interne sono parte di un sistema di influenze interagenti che
hanno un effetto sia sul comportamento sia su altre parti del sistema.
L’ambiente influenza il comportamento ed il comportamento influenza
l’ambiente. Le esperienze passate andranno ad influenzare le decisioni sul
comportamento futuro. Quasi tutti i comportamenti originano da processi interni
6
V. Lingiardi, F. Gazzillo, La personalità e i suoi disturbi. Valutazione clinica e diagnosi
al servizio del trattamento, Raffaello Cortina, 2014.
7
http://www.stateofmind.it
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di autoregolazione. Impariamo a comportarci osservando il comportamento
altrui. Walter Mischel ha identificato un certo numero di variabili cognitive
individuali che influenzano le reazioni delle persone all’ambiente, nonché i
comportamenti nell’ambiente: competenze, strategie di codifica, aspettative,
valori soggettivi, sistemi e piani di autoregolazione. Queste variabili individuali
interagiscono con le condizioni di una particolare situazione nel determinare
quello che l’individuo farà in quella situazione. Secondo la teoria dei costrutti di
personalità di Kelly l’obiettivo dello psicologo doveva essere quello di scoprire i
costrutti personali cioè le dimensioni che le persone utilizzano per interpretare
se stesse e il proprio mondo sociale. Gli individui possono sostenere teorie
sbagliate e credenze che li ostacolano nella vita quotidiana portandoli a
interpretazioni distorte degli eventi e delle persone inclusi loro stessi. Secondo
la teoria di Kelly le persone possiedono un sistema che gli permette di
organizzare, ordinare e categorizzare il proprio mondo in modo tale da costruire
uno schema che gli permette di interpretare gli eventi a seconda dell’esperienza
che ne abbiamo avuto. Kelly chiamò questi schemi “costrutti personali”. L’uso di
questi costrutti ci consente di categorizzali e di interpretarli. Infine secondo un
approccio psicoanalitico la personalità dipende da come la persona è stata in
grado di risolvere i conflitti alla quale, nel corso del suo sviluppo, è stata
esposta. I conflitti da affrontare sono gli stessi per tutti ma le modalità con cui li
affrontiamo variano da persona a persona e ciò ci consente di stabilire la
propria personalità. A seconda del nostro maggior o minor successo nel
superare tali conflitti siamo destinati a svilupparci come soggetti più o meno
psicopatologicamente sani. La teoria di Freud sulla struttura di personalità vede
la personalità composta da Es, Io, Super-io che interagiscono insieme per
dominare il comportamento umano. L’Es è il polo pulsionale della personalità il
cosiddetto “calderone di eccitamenti ribollenti” non conosce né bene né il male
ma obbedisce al principio del piacere, il Super-io è quell’area della psiche che
chiamiamo coscienza morale è quell’insieme di proibizioni che sono state
instillate nell’individuo nei primi anni di vita e che lo accompagnano per tutta la
sua vita anche se in forma inconsapevole, l’Io obbedisce al principio di realtà è
la parte più consapevole della psiche e l’unica a diretto contatto con il mondo
esterno. L’Io ha il compito di mediare l’istintualità dell’Es e i divieti del Super-Io.
Le tre componenti della personalità sono spesso in conflitto ma in una
personalità ben integrata è l’Io a mantenere flessibilmente il controllo seppur in
modo deciso. Secondo Freud l’individuo nei suoi primi anni di vita passa
attraverso quattro stadi dello sviluppo psicosessuale che influiscono sullo
sviluppo della personalità. Durante questi stadi gli impulsi dell’Es si concentrano
in una determinata area del corpo. Di seguito sono elencati i quattro stadi
individuati da Freud
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:
• lo stadio orale è tipico del primo anno di vita, vede come zona
erogena la bocca difatti in questo stadio il piacere viene ricavato dalla
stimolazione della bocca quindi attraverso il succhiare, il mangiare o la suzione
del pollice;
• lo stadio anale è tipico del secondo anno di vita, vede come zona
erogena l’ano e proprio in questo stadio i bambini provano piacere sia
trattenendo che espellendo le feci;
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A. De Coro, F. Ortu, Psicologia dinamica. I modelli teorici a confronto. Bari, Laterza,
2010.
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