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Il Tennis: carico dell'appoggio podalico e ricorso ortesico

In letteratura non ci sono studi che dimostrano l’efficacia delle ortesi plantari per il tennis. I particolari movimenti degli arti inferiori del tennista (Footwork) sottopongono l’atleta a ripetuti carichi. Diversi articoli hanno studiato l’influenza dell’attrito delle superfici e delle calzature sulle pressioni plantari e sui potenziali infortuni. I risultati mostrano che il caricamento differisce tra le superfici da tennis con proprietà di attrito nettamente diverse. Nel tennis, secondo diversi studi, le lesioni da over-use rappresentano più della metà delle lesioni degli arti inferiori. Queste lesioni sono la conseguenza di una graduale alterazione dei tessuti. La letteratura attuale dimostra che le ortesi plantari sportive possono assorbire gli shock, alterare l'attività muscolare degli arti inferiori, controllore il movimento, e migliorare il feedback sensoriale afferente sulla superficie plantare del piede. Una comparazione del carico plantare del tennista con quello del runner, evidenzia valori più bassi delle pressioni con l’utilizzo di ortesi plantari. In futuro, sono necessari nuovi studi per avere una maggiore comprensione del ruolo delle ortesi plantari nel tennis e dimostrare l'utilità clinica.
Dopo una descrizione dettagliata dei comparti anatomici della caviglia e del piede (componenti articolari, legamentose e muscolari), sono stati studiati i movimenti degli arti inferiori del tennista. Sono state descritte le diverse superfici di gioco e le calzature utilizzate. Si è svolta una ricerca sul carico dell’appoggio plantare secondo schemi di movimento specifici utilizzati dai giocatori e sono state descritte le principali lesioni muscoloscheletriche del piede, elencando le caratteristiche eziologiche e terapeutiche. Infine, nell’ultimo capitolo, si è discusso degli effetti delle ortesi plantari sportive sulla terapia e prevenzione degli infortuni del piede nello sport. Sono state descritte le ortesi plantari custom-made, i metodi di valutazione tecnica e le fasi di realizzazione. Facendo riferimento a diverse pubblicazioni in letteratura, si è discusso della funzionalità dei materiali utilizzati per la progettazione di una ortesi plantare sportiva per il tennis.

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Caviglia-Piede: analisi anatomica e funzionale Il tennis: carico dell’appoggio podalico e ricorso ortesico - 11 - Figura 4 – Assi di movimento dell’articolazione talo-crurale 1.3 Anatomia e biomeccanica del piede Il piede può essere diviso in tre regioni: retropiede, mesopiede e avampiede. Figura 5. Regioni del piede: vista dorsale Retropiede e mesopiede formano il tarso. Il retropiede è costituito da astragalo e calcagno; il mesopiede è formato dall’osso navicolare, il cuboide e i tre cuneiformi; l'avampiede consiste in cinque raggi: primo raggio è composto dal primo metatarso e dalle due falangi dell'alluce, il secondo raggio è composto dal secondo metatarso e dalle tre falangi del secondo dito del piede e così via (fig. 5). Le ossa del piede formano tre archi: l'arco longitudinale mediale, l'arco longitudinale laterale e l'arco trasversale. L’arco longitudinale mediale è il più grande arco del piede ed è quello a cui normalmente si fa riferimento quando si parla di "Arco del piede". È costituito dal calcagno, dall’astragalo, dai cuneiformi (mediale, intermedio e laterale), dall’osso navicolare e dai primi tre metatarsi. L’arco longitudinale laterale percorre la lunghezza del piede sul lato laterale e non è alto come l'arco longitudinale mediale. Le teste metatarsali e le articolazioni tarso- Caviglia-Piede: analisi anatomica e funzionale Il tennis: carico dell’appoggio podalico e ricorso ortesico - 12 - metatarsali formano l'arco anteriore trasversale della volta plantare. Tutti e tre gli archi sono stabilizzati da legamenti e muscoli. Lo stabilizzatore primario più importante è l’aponeurosi plantare, seguita dai legamenti plantari lunghi e corti e quindi dallo “Spring Ligament”. Mentre il tibiale posteriore, tibiale anteriore, peroneo lungo e i muscoli intrinseci del piede sono importanti stabilizzatori dinamici ma non hanno un effetto rilevante sulla riduzione dell’arco mediale. Uno studio ha rilevato che il risultato del rilascio della tensione del tibiale posteriore è una riduzione di 0,5 mm nell'arco plantare. La fascia plantare è saldamente legata prossimalmente alle tuberosità calcaneare mediale e laterale e si inserisce distalmente nelle placche plantari delle articolazioni metatarso- falangee (descritte in seguito) e nelle guaine flessorie. L'effetto è quello di un verricello per cui l'arco longitudinale mediale viene sollevato dorsiflettendo la prima articolazione metatarso-falangea. La fascia plantare si estende su questa articolazione e ha un'elasticità minima (fig. 6). Figura 6 - Dimostrazione schematica del meccanismo del verricello 1.3.1 Articolazione talo-calcaneare (subtalare) L'articolazione sotto-talare o sub-talare si trova, come suggerisce il nome, sotto l'astragalo ed in linea con l’articolazione talocrurale. L'astragalo poggia sulla porzione anteriore del calcagno che è l'osso più grande, più forte e più posteriore del piede e che fornisce l'attacco per il tendine di Achille. Tra l’astragalo e il calcagno, esiste una grande cavità chiamato seno del tarso, che è visibile dal lato laterale. Dal punto di vista morfologico viene classificata come una articolazione sinoviale piana o artrodia (diartrosi) ma di fatto le facce articolari sono curvilinee. L'articolazione sotto-talare è in realtà composta da tre articolazioni talo-calcaneari separate (fig. 7). L’articolazione maggiore è quella posteriore tra la faccetta concava dell'astragalo e quella convessa del calcagno. Le altre due articolazioni sono tra le faccette convesse centrali e anteriori dell'astragalo e quelle concave del calcagno.

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baropodometria
piede
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