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Brexit: un divorzio difficile

Il 23 giugno 2016 nel Regno Unito è stato indetto un referendum per volontà dell’ex Premier David Cameron. L’ex Primo Ministro ha promesso di ricorrere al referendum se avesse vinto le elezioni 2015. Dal risultato referendario è emersa la volontà dei britannici di abbandonare l’Ue. Nonostante nella Nazione il referendum ha un valore esclusivamente advisory, è stato ritenuto impensabile non considerare la scelta fatta dagli elettori. In seguito a una lunga controversia che, si è conclusa dinanzi la Supreme Court, tra governo e Parlamento in relazioni alla procedura di attivazione dell’articolo 50 del TUE che disciplina la possibilità di uno Stato membro di recedere dall’Ue, l’organo legislativo ha permesso all’Esecutivo di notificare la volontà britannica di recedere il 29 marzo 2017. Il caso Brexit RIMANE una questione, tuttavia, molto complessa in quanto non solo comporta nuove negoziazioni e accordi con l’Ue in qualità di stato terzo al termine delle trattative, ma anche perché è importante preservare tutta quella normativa europea che è entrata a far parte nell’ordinamento britannico attraverso l’European Communities Act del 1972.

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Introduzione L'obiettivo della tesi è quello di mettere in rilievo il complesso percorso che il Regno Unito ha deciso di intraprendere, abbandonando l'Europa e lasciandosi alle spalle anni di storia comunitaria. Il problema relativo al recesso del Regno Unito dall'Ue è, ormai, un tema ricorrente considerata la sua portata giuridica e i profondi impatti che tale recesso avrà sul sistema comunitario a livello economico. Infatti l'argomento è stato trattato dai giornali e dai mass media in tutto il mondo. I maggiori esperti in diritto e in economia si sono chiesti se questa fosse la scelta giusta per una Nazione che ora dovrà cominciare tutto da capo. La questione, inoltre, è molto spinosa in quanto non è facile per le istituzioni europee, né tanto meno per il governo di Londra riuscire a raggiungere un’intesa che possa soddisfare gli interessi di ambedue le parti. Nonostante l'Ue abbia espresso chiaramente il suo rammarico per la scelta presa dai britannici, ha comunque ribadito che metterà al primo posto, durante i negoziati, i diritti e gli interessi degli stati europei in quanto questi vanno tutelati e salvaguardati. La parola “Brexit” non è altro che la fusione tra due termini inglesi ovvero “Britain” ed “exit”che ricalca un po' il modello Grexit, termine che era stato utilizzato per indicare l'uscita della Grecia dall'unione doganale. Il termine Brexit è stato utilizzato la prima volta a partire dal 2012 e sta ad indicare il processo attraverso il quale il Regno Unito sta portando a compimento il divorzio con l'Ue. Le ragioni che hanno indotto Londra a recedere dall'Europa non sono recenti ma si rifanno alle difficili relazioni che intraprese nel corso del tempo tra le due entità. Ancora prima dell'approvazione dell'European Communities Act nel 1972, i britannici si erano dimostrati ostili a qualsiasi forma di collaborazione con gli stati europei data la particolare conformazione insulare del territorio e le diversità culturali e sociali che li contraddistinguevano dalla tradizione romano-germanica. L'Eca è stato introdotto nell'ordinamento giuridico britannico a partire dal 1 gennaio 1973, apportando una serie di significative modifiche all’interno dell’ordinamento anglo-sassone. Innanzi tutto l'act ha permesso l'ingresso della legislazione comunitaria nel sistema britannico. Dunque i britannici hanno dovuto adattare il proprio ordinamento giuridico sulla base di quello comunitario. L'art. 2 recita appunto che: “tutti i diritti, poteri, responsabilità e restrizioni 6

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Parole chiave

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unione europea
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brexit
european communities act 1972
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questione del confine del nord irlanda
recesso della gran bretagna dall'ue
theresa may

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