Strategie innovative per il contenimento di Pseudomonas syringae pv.actinidiae
Dal momento della sua prima comparsa in Italia, come epidemia estremamente virulenta e dannosa, ad oggi, la batteriosi del kiwi, causata da Pseudomonas syringae pv. actinidiae (PSA), è stata ampiamente studiata e molti aspetti riguardanti l'epidemiologia della malattia sono stati chiariti.
I dati forniti dai servizi fitosanitari regionali sembrano indicare che la batteriosi è ancora in fase di moderata espansione nel territorio nazionale ma tuttavia si è passati da una situazione di “emergenza” ad una di “gestione” della malattia. I passi avanti nella lotta a PSA sono stati notevoli se si pensa che all’inizio dell’epidemia (anni 2008-2009) non era disponibile alcun prodotto registrato da utilizzare su kiwi per la difesa dalle malattie batteriche durante tutto il periodo vegetativo (Scortichini, 2013).
Gli studi svolti in questi ultimi anni consentono, ora, di indicare quali sono i periodi fondamentali per intervenire con i pochi prodotti che, attualmente, sono stati individuati per il contenimento di PSA, basati essenzialmente su prodotti di copertura (rame), induttori di resistenza (acibenzolar S-methyl) e biocompetitori (Bacillus amyloliquefaciens).
L’azione esercitata dai prodotti di contatto che, riducendo la presenza del batterio sulla foglia, diminuiscono le capacità di migrazione sistemica di PSA all’interno del ramo, rimane al momento quella più efficace.
Purtroppo i prodotti rameici hanno due limiti intrinseci importanti. Il primo riguarda la scarsa o nulla possibilità di raggiungere il batterio quando si trova all’interno dei tessuti xilematici, il secondo limite è costituito dal fatto che un uso eccessivo di questi composti può dare luogo a fenomeni di “resistenza” nei confronti del batterio, ed è ormai appurato che i ceppi dotati di resistenza al rame possono risultare anche più virulenti degli stessi non resistenti.
Forti aspettative quindi vengono riposte nella ricerca di prodotti “induttori di resistenza” che rafforzano i meccanismi di difesa naturali della pianta, rendendola così maggiormente resistente alla infezioni. I trattamenti con questi prodotti “induttori di resistenza”, integrati con altri trattamenti con sostanze “biostimolanti” o “bioantagoniste” potrebbero portare un nuovo contributo alle strategie di controllo di PSA.
In questa direzione numerosi studi e ricerche, condotte dalla comunità scientifica con il supporto di importanti università, tra le quali l’università di Udine, sono in pieno svolgimento.
Questa tesi si pone il duplice scopo di:
1) verificare l’efficacia di nuovi prodotti commerciali nei confronti dell’efficacia del rame che ad oggi è uno dei metodi di lotta più diffusi
2) verificare la differente suscettibilità in campo delle piante campione ottenute con tecniche di propagazione diverse (da talea e da meristema).
Il presente lavoro, si inserisce in questo complesso quadro di ricerca e sperimentazione di strategie complementari a quelle già individuate per la difesa da PSA, in grado di portare un contributo innovativo nella difficile lotta contro il batterio.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniele Concina |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Udine |
Corso: | Scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali |
Relatore: | Paolo Ermacora |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 80 |
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