Biblioteche carcerarie tra cultura e reinserimento: la biblioteca della casa circondariale di Lecco
L’obiettivo che si propone il presente lavoro è di analizzare e approfondire le condizioni in cui vertono attualmente le biblioteche carcerarie, dandone una prospettiva a livello mondiale e nazionale, spiegandone la nascita e l’evoluzione.
Il carcere, inteso come luogo di marginalità e di privazione della libertà, è una realtà che mi ha sempre coinvolto emotivamente, per questo motivo ho scelto di approfondire questa tematica.
Mi è stata data la possibilità di apprendere e capire la situazione corrente della Casa Circondariale di Lecco, entrare nel luogo fisico del carcere e avere un contatto diretto con i detenuti, mi ha consentito di toccare con mano i disagi vissuti all’interno dell’ambiente carcerario.
Scopo di questo lavoro è quello dimostrare punti forti e deboli d’istituzioni come quelli delle piccole Case Circondariali, dove è difficile introdurre progetti a lungo termine a causa dell’elevato turnover della popolazione detenuta. Dalla mia esperienza e grazie ai dati che mi hanno fornito, ho cercato di dare una prospettiva globale della situazione che attualmente è in corso in questo carcere.
Anche in ambienti di piccole dimensioni, come quello da me esaminato, la presenza di una biblioteca carceraria funzionale ed efficiente è un fattore determinante e si sta cercando piano piano di portare dei miglioramenti sempre più concreti sotto questo punto di vista.
La biblioteca in carcere è, a mio parere, il primo passo, un passo basilare da compiere per una rieducazione concreta dei detenuti: credo che i libri, la cultura, l’istruzione possano davvero aiutare a migliorare la propria condizione di vita. Una persona istruita è in grado di capire le situazioni che vive e riesce a prendere decisioni responsabili nei confronti della comunità che la circonda. Ogni uomo aspira a una vita giusta, equa e attraverso la rieducazione e il reinserimento, le carceri possono molto in questa direzione: possono gettare le basi per la ricostruzione di una vita che se lasciata a se stessa ha poche possibilità di rinascere.
I progetti di rieducazione in carcere, oltre che dagli innumerevoli problemi strutturali e contingenti al sistema penitenziario, sono resi ulteriormente critici dalla situazione organizzativa, tecnica e professionale delle aree educative.
La biblioteca del carcere di Lecco è inadeguata, sia per struttura sia come centro rieducativo, dove le svariate attività culturali in programma sono spesso slegate tra loro e non inserite all’interno di un progetto organico che punti al raggiungimento del comune fine istituzionale della rieducazione. Voglio comunque dare risalto a chi lavora a questi progetti, in particolare l’assistente sociale e la volontaria che si occupa della biblioteca, perché attraverso la buona volontà e l’impegno continuo concorrono in modo attivo a sostenere progetti di rieducazione che però, comunque,si trovano sempre a fare i conti con la realtà istituzionale e strutturale del carcere.
Tali personali considerazioni mi hanno portato a pormi delle domande alle quali ho cercato di dare risposta nella mia indagine. La rieducazione è possibile in carcere? Che compiti deve assumere la biblioteca in tal senso? Il bibliotecario che lavora in carcere che caratteristiche deve avere? È possibile, attraverso la lettura, arrivare a una rieducazione e a un reinserimento del reo?
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Informazioni tesi
Autore: | Carlotta Sandionigi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze dei beni culturali |
Relatore: | Giorgio Montecchi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 111 |
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