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Musica buona, musica cattiva. Ambivalenza dei suoni in una prospettiva transculturale

La musica è universale, ma non lo è il suo significato, che varia nelle società e nel tempo.
La presente ricerca ha lo scopo di indagare come, nei millenni e nelle varie culture, l'uomo si sia rapportato alla musica, o meglio con la definizione che ogni popolazione dava di essa. Un'analisi non dal punto di vista affettivo (potere di far divertire, commuovere, ballare, attrarci o creare avversione), ma enfatizzando le diverse sonorità in base ad un fine buono o cattivo, tenendo conto della morale e dell'etica delle culture esaminate, delle credenze religiose ed un impatto benevolo o meno dettato dal potere trascendentale o dalle frequenze terapiche e dall'acustica.

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7 Premessa La musica da sempre accompagna l'uomo, non esiste al mondo cultura che non crei e pratichi musica. Essa può quindi essere considerata universale, ma il suo significato varia nelle società e nel tempo. La presente ricerca ha lo scopo di indagare come nel tempo e nelle varie culture l'uomo si sia rapportato alla musica e abbia valutato i suoni, organizzati o no, come buoni o cattivi, in relazione ai principi estetici ed etici o alle credenze religiose, e alla loro influenza sull‟individuo, legata di volta in volta ad un potere trascendentale o alle sue caratteristiche acustiche. Il lavoro si apre una la prima parte dedicata alla valutazione del suono e della musica all'etica e all'estetica, analizzando la civiltà che ha posto le basi del pensiero musicale occidentale, l'antica Grecia. Si passa, poi, ad un'analisi del rapporto musica e religione nelle culture cristiana, islamica ed induista. La religione ha sempre avuto storicamente un ruolo decisivo nella definizione dell'identità culturale; ogni credo ha evinto dai suoi testi sacri e dalla sua dottrina i dogmi riguardanti i suoni e la musica organizzata, vocale o strumentale, dettandone i criteri di adeguatezza e positività o di dannosità e, di conseguenza, stabilendo le regole di accoglimento o rigetto di pratiche, strumenti, forme. Il terzo capitolo analizza il potere terapeutico della musica, da sempre strutturato dalle culture tradizionali, e scoperto di recente in Occidente. Strettamente collegato all‟uso curativo della musica è l‟aspetto acustico, che, analizzato da una prospettiva scientifica, si rivela essere determinante per le ricadute positive o negative dell‟ascolto. L'intensità del volume sonoro, i diversi timbri, l'importanza della frequenza d'intonazione per concepire una musica in perfetta armonia con l'Universo. Della miriade di situazioni legate al tema di questo lavoro, qui sono stati riportati solo alcuni esempi al fine di tracciare una panoramica generale in una visione transculturale che evidenzi gli elementi condivisi o contrastanti.

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Parole chiave

storia
musica
canto
frequenze
musicoterapia
suoni
dams
etnomusicologia
432
spirale

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