Retribuzione proporzionata e sufficiente e ''nuovi lavori''
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro, e tale retribuzione dev'essere in ogni caso sufficiente ad assicurargli un’esistenza libera e dignitosa. Ma la continua e inappagabile domanda di flessibilità da parte delle imprese influisce sulla tutela retributiva prevista dalla Costituzione repubblicana? E, se influisce, in che misura e in quale verso incide? Forme “flessibili” di lavoro e, quindi, di retribuzione sono effettivamente in grado di garantire al lavoratore un’esistenza libera e dignitosa, che sia coerente col dettato costituzionale in materia?
È da queste domande che prende le mosse lo studio in oggetto con un percorso di ricerca che, in estrema sintesi, si struttura in due parti: la prima cerca di fare il punto sul principio di cui all’art. 36, co. 1, Cost., con specifica e particolare attenzione alla sua genesi in Assemblea Costituente e agli sviluppi dottrinari e giurisprudenziali, nei primi decenni della Repubblica, con esclusivo riferimento al rapporto di lavoro subordinato standard; nella seconda parte, invece, si analizza in dettaglio tutta la materia del lavoro non standard, i vari istituti tipizzati dal legislatore nel corso degli ultimi anni, le ripercussioni che queste innovazioni normative hanno avuto in ambito retributivo, nonché, conclusivamente, le possibili soluzioni ai principali problemi che sono venuti in rilievo, in proposito.
Più in dettaglio, si partirà dunque dalla valenza che la questione retributiva ha nell’impianto complessivo della nostra Legge fondamentale, per passare poi all’esame del principio di proporzionalità e di sufficienza per le retribuzioni da lavoro subordinato standard (a tempo pieno e indeterminato), con specifico riferimento al carattere precettivo che il principio ha assunto grazie all’opera (creativa) della giurisprudenza. Nella seconda parte, poi, i capp. III-VI, tratteranno tutti i problemi che si sono presentati in relazione alle nuove tipologie di lavoro subordinato (con particolare attenzione alle vicende normative del lavoro a termine), alla sussistenza di ipotesi in un certo qual modo ‘ibride’, oltre che ai casi di subordinazione sostanziale, alla tematica del lavoro con finalità formative (e in special modo all’apprendistato), al cosiddetto “lavoro senza contratto” (l’introduzione e la diffusione dei “buoni lavoro”), nonché al fenomeno del c.d. lavoro parasubordinato, con le connesse e contrapposte problematiche del falso lavoro autonomo e del lavoro autonomo genuino, ma svolto in condizione di dipendenza economica. Da ultimo, nel capitolo VII, una volta fatto il punto della situazione sulla questione retributiva con riferimento all’attuale contesto politico, economico e sociale, in una prospettiva de iure condendo, si proveranno a individuare - sulla scorta di quanto elaborato in dottrina, in proposito, e cercando di tener conto delle migliori prassi offerte dalle realtà normative degli altri Paesi (e, in particolare, di quelli comunitari, ovviamente) -possibili soluzioni normative alternative, che siano in grado di meglio garantire, contestualmente, l’autonomia della contrattazione collettiva (ancorché essa risulti alquanto indebolita, al momento) e l’effettività del principio costituzionale, da interpretare anche in chiave evolutiva, quantomeno sul versante della sufficienza. Si è concordato, in tal senso, con chi in dottrina ha considerato il salario minimo legale e il reddito minimo garantito come «due species del più ampio genus del diritto di godere di mezzi sufficienti allo svolgimento di un'esistenza libera e dignitosa» e si è provato, quindi, conclusivamente a tracciare, per sommi capi, i principali pro e contro di questo tipo di soluzioni normative.
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Informazioni tesi
Autore: | Giuseppe DElia |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Lorenzo Zoppoli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 289 |
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