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L'emissione di Minibond in una media impresa. Il caso di Sea S.p.a.

Il Minibond è un'obbligazione societaria (corporate bond) emessa da una società non quotata in Borsa. Con il termine Minibond tuttavia è più corretto riferirsi alle evoluzioni legislative che hanno rivoluzionato il mercato di tali strumenti finanziari. Il processo di innovazione del quadro normativo è iniziato nel 2012 con il Decreto Sviluppo (decreto legge 22 giugno 2012 n. 83) e il Decreto sviluppo bis (decreto legge 18 ottobre 2012 n. 179) in un periodo storico critico per il sistema finanziario italiano. Quest'ultimo era reduce da una crisi economico-finanziaria mondiale iniziata nel 2007 e affrontata sotto il peso di alcuni problemi strutturali che ne hanno acuito gli effetti negativi. I problemi riguardano il bancocentrismo del modello di finanziamento delle imprese e la struttura del sistema produttivo italiano caratterizzato per la maggior parte da piccole medie imprese (Pmi). Con la crisi economica tali limiti hanno contribuito all'insorgere di fenomeni come il credit crunch o razionamento del credito mettendo a rischio la stabilità del sistema economico finanziario e la sopravvivenza delle imprese.
Il legislatore, con le iniziative del Governo Monti, si è trovato così a dover affrontare tali problemi. Una delle strategie adottate è stata quella di fornire alle imprese medio piccole un canale alternativo al sistema bancario: il mercato dei capitali. Gli strumenti finanziari per raccogliere denaro sul mercato erano già esistenti (cambiali finanziarie e obbligazioni) ed erano accessibili, di diritto, anche alle Pmi. Tuttavia, di fatto, ciò non accadeva in quanto il contesto normativo era sfavorevole per quest'ultime e per gli investitori specialmente sotto il profilo fiscale: le uniche imprese agevolate dalla norma erano le grandi imprese quotate. Il governo Monti con i due Decreti ha avviato così un processo di allineamento del trattamento normativo sfavorevole previsto per le Pmi emittenti a quello più favorevole delle Spa quotate. È stato un processo lungo iniziato nel 2012 con i Dl Sviluppo, modificato ulteriormente nel 2013 con il Decreto Destinazione Italia (decreto legge n. 145 del 23 dicembre 2013) e ultimato, per ora, nel 2014 con il Decreto Competitività (decreto legge 24 giugno 2014 n. 91) del governo Renzi.
In contemporanea nel 2012 Borsa Italiana ha creato un apposito segmento di mercato per tali strumenti (l'ExtraMot Pro) e si è sviluppata un'offerta di servizi per effettuare tali operazioni da parte di banche arranger, consulenti, advisor e società di rating.
Le innovazioni normative sono state ampie e pervasive anche se è ancora presto per trarre delle conclusioni sui loro effetti: sta di fatto che molte imprese hanno già beneficiato degli effetti di tali norme e a Dicembre 2014 si contavano all'attivo ben 96 emissioni sull'ExtraMot Pro per un controvalore di circa 4,5 miliardi di euro.
Di fatto, il legislatore ha creato un nuovo mercato dei capitali incentivando da un lato le imprese emittenti e dall'altro gli investitori.
L'elaborato punta così ad analizzare i singoli passi del processo di sviluppo del segmento dei Minibond, approfondendo le considerazioni operative, i soggetti della filiera del processo di emissione, le considerazioni strategiche e in ultimo presentando il caso reale di un emittente di Minibond: il caso di Sea spa.

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7 PRIMA PARTE: INQUADRAMENTO GENERALE DEL MINIBOND Introduzione Il Minibond è un’obbligazione societaria (corporate bond) emessa da una società non quotata in Borsa. Con il termine Minibond tuttavia è più corretto riferirsi alle evoluzioni legislative che hanno rivoluzionato il mercato di tali strumenti finanziari. Il processo di innovazione del quadro normativo è iniziato nel 2012 con il Decreto Sviluppo (decreto legge 22 giugno 2012 n. 83) e il Decreto sviluppo bis (decreto legge 18 ottobre 2012 n. 179) in un periodo storico critico per il sistema finanziario italiano. Quest’ultimo era reduce da una crisi economico-finanziaria mondiale iniziata nel 2007 e affrontata sotto il peso di alcuni problemi strutturali che ne hanno acuito gli effetti negativi. I problemi riguardano il bancocentrismo del modello di finanziamento delle imprese e la struttura del sistema produttivo italiano caratterizzato per la maggior parte da piccole medie imprese (Pmi). Con la crisi economica tali limiti hanno contribuito all’insorgere di fenomeni come il credit crunch o razionamento del credito mettendo a rischio la stabilità del sistema economico finanziario e la sopravvivenza delle imprese. Il legislatore, con le iniziative del Governo Monti, si è trovato così a dover affrontare tali problemi. Una delle strategie adottate è stata quella di fornire alle imprese medio piccole un canale alternativo al sistema bancario: il mercato dei capitali. Gli strumenti finanziari per raccogliere denaro sul mercato erano già esistenti (cambiali finanziarie e obbligazioni) ed erano accessibili, di diritto, anche alle Pmi. Tuttavia, di fatto, ciò non accadeva in quanto il contesto normativo era sfavorevole per quest’ultime e per gli investitori specialmente sotto il profilo fiscale: le uniche imprese agevolate dalla norma erano le grandi imprese quotate. Il governo Monti con i due Decreti ha avviato così un processo di allineamento del trattamento normativo sfavorevole previsto per le Pmi emittenti a quello più favorevole delle Spa quotate. È stato un processo lungo iniziato nel 2012 con i Dl Sviluppo, modificato ulteriormente nel 2013 con il Decreto Destinazione Italia (decreto legge n. 145 del 23 dicembre 2013) e ultimato, per ora, nel 2014 con il Decreto Competitività (decreto legge 24 giugno 2014 n. 91) del governo Renzi.

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