I poteri del comandante ed il contrasto alla pirateria
La pirateria marittima è una fattispecie criminale molto antica, che ha avuto origine fin dai primi sviluppi del commercio marittimo. Inizialmente fu posta in essere da parte di isolati gruppi di pescatori e di marinai, i quali alla faticosa vita che conducevano sui mercantili preferirono la più lucrosa, anche se gravemente illegittima e pericolosa, attività di abbordare e depredare le navi in transito, e successivamente ad opera di folti gruppi provenienti da popolazioni che vivevano sui litorali mediterranei, quali gli abitanti della penisola anatolica ed i Fenici, gruppi per i quali ormai la pirateria rappresentava una professione riconosciuta come le altre.
Furono prima gli scrittori greci e poi principalmente quelli romani ad occuparsi di questo ormai dilagante fenomeno, inquadrandolo in una specifica categoria giuridica, definendo i pirati «hostes umani generis» e comprendendo, quindi, i feroci crimini da essi commessi tra i «delicta iuris gentium», con la conseguenza che poteva essere considerata legittima qualsiasi forma di reazione, anche se di estrema violenza, diretta a contrastare la loro attività e tale da costituire un esemplare deterrente, idoneo a dissuadere qualsiasi male intenzionato dal divenire un pirata.
Ed in effetti, proprio sul fondamento di tale valutazione, era prassi comune che i pirati fatti prigionieri venissero sommariamente giustiziati per impiccagione all'estremità terminale di un pennone della nave che, tra quelle che davano loro la caccia, aveva proceduto alla loro cattura.
Nonostante la decisione con la quale venivano puniti i pirati catturati, la pirateria ha avuto una grande espansione nei secoli XVII e XVIII fino agli inizi del secolo XIX, da quando il fenomeno fece registrare una flessione, salvo a riprendere ed espandersi con dimensioni sempre più allarmanti negli ultimi anni.
Il modus operandi dei pirati si basa sull’assalire e sequestrare le imbarcazioni commerciali che navigano in quelle acque per poi esigere un riscatto, trattando direttamente con gli armatori, le società, o addirittura gli stessi Governi dei paesi da cui le navi provengono.
Secondo un calcolo delle Nazioni Unite il numero di pirati, è passato da una cinquantina di «addetti» nel 2006, a 1.500 alla fine del 2008, sono parte integrante delle comunità che abitano la costa, sono organizzati come imprese private.
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Informazioni tesi
Autore: | Assunta Panacci |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Teramo |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Elisabetta Rosafio |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 155 |
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FAQ
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