Giochi d'identità - Il fu Mattia Pascal e Juegos de la edad tardia
Scopo del presente elaborato di laurea è di far emergere le somiglianze nella costruzione dell’intreccio narrativo tra il romanzo Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello e Juegos de la edad tardía dello spagnolo Luis Landero.
I giochi d’identità messi in scena da entrambi gli autori partono da un terreno comune:
l’insoddisfazione e l’alienazione dei due protagonisti, rispettivamente Mattia e Gregorio. Per sfuggire alla realtà sempre più asfissiante, entrambi i personaggi s'inventano una nuova identità completamente opposta a quella inetta e senza senso che dovevano sopportare quotidianamente. E così si trasformeranno in Adriano Meis e Augusto Faraoni.
Adriano e Augusto. La scelta dei nomi occupa un aspetto centrale. Per iniziare una nuova vita,è necessario possedere una nuova “carta d’identità”. Se il cervantino Alonso Quijano impiega otto giorni per battezzarsi con il nome di Don Quijote de la Mancha e dar avvio alla sua nuova vita da cavaliere errante, Mattia e Gregorio si libereranno di quei connotati che rimandavano da un lato alla pazzia e dall’altro al insetto kafkiano Gregor Samsa. In entrambi i casi, i nomi scelti suonano invece a grandezza e magnificenza. Adriano e Augusto, i grandi imperatori romani. A ciò si aggiunge l’invenzione di un passato fittizio, da poter raccontare a chiunque facesse domande. Non si nasce dal nulla, non si può vivere senza passato. E allora Adriano e Augusto liberano la loro fantasia. Entrambi avranno viaggiato in tutto il mondo e avranno vissuto mille avventure.Un passato glorioso, plasmato sui loro antichi desideri, sostituisce un’esistenza vuota e triste.
La farsa, però, non può durare per sempre e l’identità rinnegata presto cercherà la sua vendetta.Mattia è storicamente morto e Adriano esiste solo come un’idea, ma non ha nessun diritto. Non può possedere un cane, non può denunciare un furto subìto, e soprattutto non può avere nessun tipo di relazione stabile. Dall’altra parte, c’è Gregorio che ha raccontato così tante bugie che quando Gil gli comunica che arriverà in città a fargli visita non può far altro che scappare.Ora è la nuova identità che intrappola i due protagonisti. L’unica soluzione è uccidere la creazione di quel gioco e riappropriarsi dell’identità che avevano rifiutato.
Pirandello e Landero seguono uno stesso cammino che li porta a condividere non solo delle affinità tematiche ma anche stilistiche. Il primo elemento è la tripartizione delle opere secondo la struttura hegeliana di tesi, antitesi e sintesi. Prima c’è la vita piatta e sterile dei personaggi che si converte nella fase successiva nell’esistenza apparentemente felice delle nuove creature per poi concludersi nel disinganno e nel ritorno a quel ruolo sociale che il destino gli aveva attribuito.
Per quanto riguarda il narratore, da una prima analisi, Pirandello e Landero optano per soluzioni diverse: rispettivamente, narratore in prima persona e narratore in terza persona. Pirandello modella il suo narratore sulle orme del Lazarillo de Tormes, un narratore – protagonista inattendibile. Landero segue la tecnica della narrazione in terza persona soggettivizzata, ampiamente usata da Clarín ne La Regenta. Nonostante questa differenza, sia l’autore italiano sia quello spagnolo hanno uno stesso obiettivo: rendere la narrazione quanto più verosimile possibile e permettere al lettore di condividere insieme al protagonista le sue gioie e le sue delusioni, le sue ricchezze e le sue miserie.
Nella nostra analisi sulle scelte stilistiche, il tipo di focalizzazione occupa un ruolo centrale. Stando alla classificazione del linguista francese Genette, sia Pirandello sia Landero prediligono la focalizzazione interna e fissa. Tutto è filtrato attraverso gli occhi di un solo personaggio e questi filtri sono Mattia e Gregorio. Infine, i due romanzieri manipolano sapientemente le categorie di spazio e tempo che, in entrambe le opere, ha come scopo quello di andare oltre qualsiasi concretizzazione
specifica per muoversi nell’ambito dell’astrazione. Né Pirandello né Landero citano
una data specifica. Il periodo storico è dedotto grazie a elementi sparsi nel testo. Lo spazio si costruisce sulla città immaginaria di Miragno dove è ambientato Il fu Mattia Pascal e sulla città innominata di Juegos de la edad tardía.
L’astrazione di tali categorie fa sì che i due romanzi vadano oltre qualsiasi frontiera spazio – temporale, innalzando Gregorio e Mattia a emblemi della crisi dell’uomo, sempre alla ricerca di un' oasi felice dove poter essere davvero ciò che si desidera, o almeno tentarlo.
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Informazioni tesi
Autore: | Veronica Capasso |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue e culture moderne |
Relatore: | Francesco De Cristofaro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 77 |
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