Stalking: quando le attenzioni diventano persecuzione. La risposta penalistica (art. 612-bis c.p.)
Il presente lavoro è dedicato all’analisi del discusso fenomeno dello stalking tenendo conto del suo impatto sociologico, della risposta penalistica di riferimento e di quel complesso quadro di situazioni giuridiche strettamente connesse allo stesso.
Comunemente con la parola stalking intendiamo identificare un fenomeno che comprende al suo interno una serie di situazioni diverse e disomogenee, accomunate tuttavia da un filo conduttore comune: l’ossessione.
Il richiamo al termine tecnico usato nella caccia inglese, “to stalk” vuol dire “fare la posta” alla preda, è strettamente connesso al comportamento attribuito allo stalker che altro non è che un uomo-cacciatore che studia, osserva, pedina la sua preda in attesa del momento propizio per catturala o aggredirla, intromettendosi nella vita della vittima in modo prepotente e suscitando in lei stati di preoccupazione, timore, ansia .
Il fenomeno iniziò a destare interesse da parte di studiosi sociologici-criminologici sin dagli ultimi anni ottanta, quando si assistette a una serie di episodi di molestie di varia natura le cui vittime erano principalmente personaggi di spicco dello spettacolo: attrici, cantanti, personaggi pubblici.
L’interesse rivolto dai media a questi episodi, ha sensibilizzato gli organi pubblici ad intervenire nei sistemi giuridici con adeguati strumenti di tutela.
Casi come quello della giovane attrice statunitense Rebecca Schaeffer , morta per mano di un suo fan che da anni la perseguitava hanno permesso l’introduzione, nel “pioniere” stato della California, di una legislazione specifica in materia già nel lontano 1991 . I problemi riscontrati, sin da subito, nelle prime sentenze riguardanti i reati di stalking californiane riguardarono l’eccessiva “void for vagueness”, ossia l’eccessiva vaghezza descrittiva della norma incriminatrice, soprattutto rispetto alla reiterazione delle condotte criminose e al così detto “credible threat ", traducibile con “minaccia credibile ” che caratterizzava la fattispecie.
Emergevano, sin da allora, insieme ai profili problematici del fenomeno, le difficoltà di realizzare una norma anti-stalking che fosse meno vaga possibile ma allo stesso tempo quanto meno restrittiva possibile. Il gioco di parole sta a sottolineare la difficoltà riscontrata dai legislatori, americani prima ed europei poi, di trovare un giusto equilibrio tra vaghezza e dettaglio tale da rendere facilmente identificabile un fenomeno per sua natura connaturato e caratterizzato da condotte disomogenee tra loro.
Per comprenderne a pieno le problematiche, procediamo all’analisi, nel paragrafo seguente, del possibile identikit dello stalker e dei tratti caratteristici delle rispettive vittime.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Laura Borsani |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi dell'Insubria |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Grazia Mannozzi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 197 |
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