"Mani grandi, senza fine" di Laura Curino. Analisi dello spettacolo
Mani grandi, senza fine. Nascita e ascesa del design a Milano: questo è il titolo dello spettacolo teatrale che vede in scena le storie di sei designer milanesi che hanno fatto la storia della città di Milano, grazie alle loro opere: i fratelli Castiglioni, Marco Zanuso, Roberto Menghi, Vittoriano Viganò, Vico Magistretti ed Ettore Sottsass. Ciascuno di essi è protagonista dello spettacolo teatrale, ma le loro vicende sono affrontate dall'attrice-autrice Laura Curino da un punto di vista molto particolare, quello cioè degli oggetti che li hanno accompagnati lungo tutta la loro carriera.
Con questo lavoro si è cercato di fornire un'analisi completa dello spettacolo, rappresentato per la prima volta in occasione del Cinquantesimo del Salone del Mobile nelle serate del 11 e del 12 Febbraio 2011, presso il Piccolo Teatro Studio Expo.
Nel primo capitolo di questo elaborato è stato fornito il contesto storico che ha anticipato e influenzato la crescita professionale dell'attrice-autrice Laura Curino. A partire dal Nuovo Teatro dell'immediato secondo dopoguerra, le cui prime anticipazioni sono sorte in America, per poi diffondersi anche nel panorama europeo, sono stati fatti accenni alle principali innovazioni teatrali del periodo: il Living Theatre, il fenomeno dell'happening e il Teatr Laboratorium di Grotowski, senza però dimenticare alcuni tra i personaggi che hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia del teatro, come Peter Brook, Carmelo Bene e Eugenio Barba. Passando poi alle neo avanguardie degli anni '70, si è indagato con più profondità sulla nascita e sugli sviluppi del Laboratorio Teatro Settimo: gruppo teatrale nato nel 1981 a Settimo Torinese, che fin dagli esordi ha voluto distanziarsi dalle correnti in voga nel periodo, alla costante ricerca di un modo diverso per narrare la realtà. In particolare si è voluto concedere maggiore attenzione allo spettacolo itinerante Stabat Mater (1989), a cui parteciparono oltre a Laura Curino, anche Lucilla Giagnoni, Mariella Fabbris e Roberto Tarasco, segnando una svolta nelle loro carriere di attori. Una parte consistente del primo capitolo è dedicata al teatro di narrazione, a partire dalla svolta rappresentata dagli spettacoli Kohlhass di Marco Baliani (1989), Passione (1993) di Laura Curino e Il racconto del Vajont (1993) di Marco Paolini. L'ultimo paragrafo è dedicato all'attività teatrale degli ultimi anni di Laura Curino, che non ha mai smesso di narrare le sue storie.
Nel secondo capitolo invece è stata realizzata l'analisi dello spettacolo teatrale, a partire dalla linea narrativa che percorre l'intero lavoro: qui vengono sottolineate le origini dello spettacolo, nato come tappa di un progetto intitolato Realizzare l'improbabile, di Manolo De Giorgi, Andrea Kerbaker e Italo Lupi, in rappresentanza della Fondazione Bassetti; di seguito viene fatta una panoramica sull'Italia del secondo dopoguerra, in cui si collocano i sei designer protagonisti e dei quali è stata realizzata una breve presentazione. Segue uno schema di analisi della struttura testuale dello spettacolo, che non presenta una divisione interna evidente, ma ad un'analisi più attenta il testo teatrale può essere suddiviso in otto sezioni: infatti, a parti prettamente narrative con cui viene raccontato il contesto storico del dopoguerra, seguono i monologhi dei personaggi-oggetto. Il secondo paragrafo si occupa del testo: due testimonianze dirette del designer Ettore Sottsass, tre dialoghi immaginari tra personaggi fittizi, cinque monologhi dei personaggi-oggetto e infine tre citazioni di opere letterarie. Il linguaggio viene giustificato grazie alla testimonianza di Gabriele Vacis, compagno fondatore del Settimo insieme all'attrice. Nel paragrafo successivo invece viene affrontata l'analisi dell'azione scenica e dell'uso dello spazio, sottolineando in particolare i movimento sulla scena dell'attrice- autrice e l'utilizzo singolare di tre diversi leggii durante la narrazione.
Il quarto paragrafo si occupa dell'indagine sui personaggi-oggetto: si tratta di oggetti di uso comune e non tutti sono opere dei sei designer. Per questo motivo compaiono cinque oggetti veri e propri, uno per ciascun designer: lo specchio dello studio dei fratelli Castiglioni, la poltrona Lady di Marco Zanuso, la casa di Vittoriano Viganò, la finestra dello studio di Vico Magistretti e il coccio di ceramica di Ettore Sottsass. Solamente Roberto Menghi si distingue dal gruppo, dato che è descritto da Arlecchino, un personaggio fittizio liberamente ispirato all'Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni e scelto da Laura Curino perché porta lo stesso nome del cinema progettato dal designer.
Il quinto paragrafo si occupa della scenografia, con particolare attenzione per le immagini e i video proiettati sullo sfondo, mentre l'ultimo analizza l'uso delle luci e della musica durante la messa in scena.
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Informazioni tesi
Autore: | Eleonora Trevisan |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze dei beni culturali |
Relatore: | Roberta Carpani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 136 |
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