La libertà religiosa nella Costituzione
Le questioni connesse al diritto di libertà religiosa erano tradizionalmente quelle dell’emersione, del riconoscimento costituzionale, dell’impatto dei culti acattolici e dell’ateismo in una società sostanzialmente omologa e a maggioranza cattolica come quella italiana.
Emergevano in anni più vicini a noi le questioni relative ad una tendenziale secolarizzazione della società italiana, con la discussione e l’opposizione rivolta verso una serie di norme contenenti un favor religionis, in massima parte relativa alla Chiesa cattolica. Nello stesso periodo occorreva prendere posizioni rispetto a fedi non tradizionali (Testimoni di Geova) e a nuovi gruppi di ispirazione religiosa per i quali si poneva la questione della qualificazione in termini di confessioni religiose (Scientology, sette).
Nell’ultimo periodo, in Italia come nel resto del mondo occidentale, la questione religiosa sta suscitando nuove forme di interesse, e di emersione di vicende nuove, connesse ai fenomeni migratori ed al contatto con le più diverse esperienze e fedi religiose; si è sul punto osservato che“negli anni più recenti le problematiche più sentite riguardo alla libertà di religione originano da un lato dagli importanti flussi migratori da paesi extracomunitari che comportano il diffondersi di una ampia varietà di religioni fra la popolazione, e dall’altro dal diffondersi di posizioni laiche nella sfera pubblica”.
Si è così verificato che mentre le singole società autoctone vivevano un progressivo allontanamento dal fenomeno religioso, sia pure con tempi e connotati diversi nei vari Stati, il fenomeno immigratorio e la globalizzazione hanno determinato “un ambiente socio-culturale in repentino cambiamento ove la dimensione religiosa, lungi dall’uscire di scena, riaffiora robusta e prepotente” .
Il fenomeno ha comportato in più Stati la ridefinizione dei rapporti fra Stato e confessioni religiose (Portogallo, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna) e l’esame di questioni nuove.
Sono poi emerse nell’ultimo decennio una serie di posizioni relative alla destatalizzazione della questione religiosa (Corte di giustizia e Parlamento Europeo, CEDU, Consiglio d’Europa).
Nei termini del diritto costituzionale, l’emersione delle questioni suindicate pone oggi il problema della effettiva “tenuta” del sistema, al fine di verificare se il diritto di libertà religiosa, faticosamente emerso nella società italiana, poi costituzionalizzato ed infine inverato nelle sentenze della Corte costituzionale e della giurisprudenza, possa illuminare l’opera legislativa.
Lo stesso sistema delle Intese coi culti acattolici, prefigurato dal Costituente e di fatto realizzato nel breve periodo che va dal 1984 (in concomitanza con il Nuovo Accordo con la S. Sede) al 1995, sembra oggi segnare il passo, per le difficoltà concrete di utilizzazione del meccanismo dell’art. 8 Cost. con determinate fedi, tra cui l’Islam e in qualche misura i Testimoni di Geova. E’ recente d’altro canto il contrario avviso della giurisprudenza amministrativa, che ha riconosciuto l’esistenza di un vero e proprio “diritto all’accesso” all’Intesa.
Una pluralità di questioni, poco analizzate nei decenni precedenti, sono emerse dal contatto tra culture: dalla questione della simbologia personale o pubblica (dal velo all’esposizione del crocifisso) al sistema scolastico.
In Italia, a fronte dell’affioramento di odio etnico-religioso (dall’emersione di nuove forme di antisemitismo alle manifestazioni crescenti di xenofobia e anti-islamismo), sia in campo politico che in vari settori della popolazione, si pone con maggiore forza il recupero dei principi costituzionali sotto il profilo del divieto assoluto di discriminazione tratto dai principi costituzionali di uguaglianza e di libertà religiosa.
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Informazioni tesi
Autore: | Lucia Devigili |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Verona |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Maurizio Pedrazza Gorlero |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 137 |
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