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Diversity management e cambiamento organizzativo: i processi aziendali e le best practices

L’origine del tema della diversità nelle organizzazioni può ricondursi a un mutamento sociale ed economico, che ha inciso di riflesso sugli approcci teorici di management all’interno del sistema impresa. Nel corso degli anni 90, infatti, lo scenario competitivo è stato caratterizzato da complessi fenomeni che hanno portato a profondi cambiamenti nelle modalità di organizzazione e di funzionamento aziendale. Processi che guidano il cambiamento verso un'organizzazione centrata sull'individuo, come fattore chiave per il suo successo competitivo. È pertanto necessario che nelle imprese ritorni centrale il ruolo della persona come portatrice di nuovi valori e nuove competenze, di conseguenza è necessario dotarsi di un nuovo approccio di gestione organizzativa che permetta di affrontare e sfruttare le peculiarità di ognuno per raggiungere con successo gli obiettivi di business. La soluzione, a cui le imprese che hanno già compreso le trasformazioni in atto, sono arrivate è quella del Diversity Management, concetto attraverso cui molti studiosi designano l’adozione di politiche e programmi in grado di valorizzare i bisogni, le esigenze e il talento delle persone che compongono l’organizzazione. Le diverse caratteristiche degli individui rappresentano una fonte di ricchezza per le aziende e, le aziende stesse devono essere in grado di gestirle. La gestione delle diversità però, non deve limitarsi ad accogliere le differenze, ma deve puntare ad ottenere da una forza lavoro eterogenea la stessa produttività, le stesse qualità e lo stesso impegno di una forza lavoro omogenea. Ciò premesso, il presente lavoro ha cercato di mettere in luce come la gestione delle diversità nazionali e culturali, fra le persone che lavorano nella stessa organizzazione si sia diffusa a livello teorico e pratico sia nelle multinazionali che nelle piccole e medie imprese e, come tale tema sia diventato di fondamentale importanza per gli stessi imprenditori e/o manager che devono gestire la propria azienda in un contesto sempre più competitivo e globale. In tal senso nei primi capitoli si tenta una ricognizione della letteratura sul diversity management.In particolare si è cercato di ricostruire l’excursus storico che dalle Affirmative Action degli anni’60 ha portato allo sviluppo di questo nuovo approccio. Attraverso gli studi della Commissione Europea, inoltre, sono stati messi in evidenza i costi e gli ostacoli che possono incontrare le aziende che decidono di fare del divesity management la loro filosofia gestionale, ma soprattutto ne sono stati messi in luce i benefici. Nel capitolo a seguire, attraverso la storiella dell’elefante e della giraffa, di R. Roosevelt Thomas, uno dei maggiori esperti di diversity management, ci si è chiesto: come è possibile costruire insieme una casa – la nostra impresa – dove tutte le diversità siano rispettate, trovino il loro posto e siano sfruttate positivamente? Non ci si può aspettare che il cambiamento parti da coloro che sono esterni all’azienda, ma è l’impresa stessa, che per aumentare le possibilità di successo di tutta l’organizzazione, deve essere accogliente per tutti gli individui che ospita. Nel terzo capitolo si è cercato di capire quali sono le motivazioni che hanno inciso sugli approcci teorici di management all’interno delle organizzazioni e quali i complessi fenomeni che hanno portato a profondi cambiamenti nelle modalità di organizzazione e di funzionamento azienda. Il tema centrale del presente lavoro è stato il fenomeno dell’immigrazione, a cui è legata la prospettiva di crescita economica del nostro Paese, analizzato al capitolo quattro. Al 1° gennaio 2011 sono residenti in Italia 4.570.317 stranieri, pari la 7.5% della popolazione totale. Il fenomeno migratorio in Italia, non è significativo solo i termini numerici, ma lo è soprattutto come risposta al fabbisogno di manodopera delle imprese. L’immigrato, svolge, quindi, un ruolo fondamentale nella nostra società, perché oltre ad essere l’autore della propria condizione personale e di quella dei propri familiari, è anche portatore di capacità, competenze e creatività di cui si ha sempre più bisogno. Se, di conseguenza, si intende valorizzare il contributo dei cittadini stranieri all’evoluzione economica, sociale e culturale del nostro Paese è necessario che l’immigrato venga riconosciuto come soggetto attivo e per un’integrazione che sia reale è opportuno tener presente quali sono i suoi bisogni, le sue esigenze, ma anche i suoi doveri di cittadino onesto e responsabile. In questo senso, l’ultimo capitolo è dedicato all’analisi della gestione delle diversità in alcune imprese italiane. L’analisi è finalizzata a capire se tali realtà sono sensibili al tema della diversità e, quali sono gli strumenti utilizzati a favore della stessa. In particolare sono state prese in considerazione tre piccole e medie imprese (Adriaplast, Azienda Agricola Fungar, Ricci Sabbiatura) e due grandi multinazionali (Autogrill e Gruppo Pirelli).

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I INTRODUZIONE “La cultura assume forme diverse nel tempo e nello spazio. La diversità si rivela attraverso gli aspetti originali e le diverse identità presenti nei gruppi e nelle società che compongono l'Umanità. Fonte di scambi, d'innovazione e di creatività, la diversità culturale è, per il genere umano, necessaria quanto la biodiversità per qualsiasi forma di vita. In tal senso, essa costituisce il patrimonio comune dell'Umanità e deve essere riconosciuta e affermata a beneficio delle generazioni presenti e future”. Così recita il primo articolo della Dichiarazione Universale dell'UNESCO sulla Diversità Culturale adottata nel 2001 ed è quello a cui una società moderna e civile come la nostra dovrebbe aspirare. Oggi, anche se l’atteggiamento generale delle persone nei confronti delle differenze sembra essere molto più aperto, rispetto a pochi anni fa, e si parla sempre più di uguaglianza, tolleranza e rispetto, ciò non sempre si traduce effettivamente in comportamento, infatti è a dir poco terrificante che su facebook esista un gruppo che si chiami “più rum e meno rom”, e conta quasi 2700 iscritti, oppure leggere di ragazzi che annoiati “bruciano un indiano solo per divertimento,” piuttosto che deridere qualche coetaneo solo perché disabile. La speranza, è che l’interesse nei confronti delle diversità, quali che siano: di colore, nazionalità, abilità fisiche e psichiche, religione o orientamento sessuale, ma anche professionali e attitudinali, che caratterizzano le persone, e sono sempre più al centro di manifestazioni, dibattiti e conferenze, possono portare un effettivo cambiamento nella mentalità predominante, che fatica ad accettare il diverso.

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