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Padre Gioacchino Prosperi. Dalle Amicizie cristiane ai valori rosminiani

Gioacchino Prosperi. dalle Amicizie cristiane ai valori rosminiani.
la tesi si occupa delle vicende di un sacerdote lucchese, aristocratico di nascita, divenuto gesuita in S. Andrea al Quirinale a Roma nel 1815 che, una volta trasferitosi nel 1820 a Torino, in rapporti con gli ambienti sabaudi, divenne intimo di Cesare D'Azeglio e che scrisse sul giornale del marchese "L'Amico d'Italia". nel 1826 pare sia uscito dall'ordine gesuita per abbracciare i valori rosminiani, mantenendo però stretti contatti con tutto l'entourage liberale in ambito nazionale. attivo nelle questioni risorgimentali, fu predicatore in corsica negli anni quaranta del XIX secolo, in verità svolgendo compiti di natura politica. abbracciò al momento dell'unità nazionale l'adesione al nuovo stato unitario e rimase sempre fedele, fino al momento del suo decesso nel 1873 ai valori rosminiani.

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3 INTRODUZIONE Cercando un soggetto per la mia tesi di laurea che potesse suscitare il mio interesse, ho trovato nella biblioteca labronica di Livorno un libricino, il cui contenuto è diventato argomento della mia stessa tesi. Il personaggio di cui parla Luigi Venturini, 1 autore del libro dal titolo Di Gioacchino Prosperi e delle sue vicende missionarie in Corsica, edito a Milano nel 1926, è il sacerdote lucchese Gioacchino Prosperi, vissuto nel XIX secolo, che ebbe un percorso di vita piuttosto singolare. Il sacerdote, patrizio di nascita, diventò padre gesuita in S. Andrea al Quirinale a Roma nel 1815 e trascorse un periodo iniziale in Piemonte come insegnante di grammatica superiore e lingua greca nel collegio di Novara e successivamente come Rettore e Prefetto degli Studi del collegio di Rivarolo, in provincia di Torino. In questo periodo partecipò al gruppo delle Amicizie Cristiane facenti capo alla figura di Cesare D’Azeglio. Diventò poi un seguace del pensiero rosminiano. Abbandonò pertanto l’ordine gesuita e in qualità di predicatore errante, negli anni quaranta del XIX secolo, divise il suo ministero sacerdotale tra Lucca e la Corsica. Qui, ufficialmente, fu padre missionario, in realtà non disdegnò contatti con numerosi personaggi corsi, forse legati al partito bonapartista, che lo ospitarono con cordialità, senza apparenti motivazioni religiose. Venturini presenta padre Prosperi come interessato a promuovere la Corsica in ogni suo aspetto, non solo religioso, per fare dell’isola una regione italiana, presumibilmente anche sul versante politico. Oltre a presentare le vicende missionarie corse dal 1839 al 1843, Venturini accenna al periodo in cui Prosperi, nei primi anni della sua carriera sacerdotale, era padre gesuita in provincia di Novara e di Torino. Cronologicamente dunque il breve saggio affronta le vicende del religioso nel quinquennio citato, senza omettere qualche informazione sul periodo precedente, trascorso da padre Prosperi nello Stato Sabaudo. Il percorso biografico del sacerdote vi è descritto come tortuoso, dato anche l’abbandono, forse repentino, non lo sappiamo, della Compagnia di Gesù. Padre Prosperi abbracciò infatti gli ideali rosminiani e passò da incarichi ufficiali nei collegi gesuiti ad una vita di predicatore, senza ottenere per lungo tempo né cattedre 1 Di Luigi Venturini sappiamo che ha scritto un libro che ha come soggetto alcuni storici milanesi del settecento, fra cui i Verri. Il libro si intitola Gli storici milanesi nel settecento, Milano, Ist. Edit. Scient.Tyrrenia, 1921. Venturini si è interessato anche al rapporto tra lingua italiana e dialetto milanese, pubblicando, sempre a Milano, nel 1935, un libro dal titolo L’anima del dialetto. Alcuni capitoli della storia del vivere milanese interpretati dalle vecchie espressioni dialettali.

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