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''Nudge regulation'' e comunicazione pubblica

Questa tesi ipotizza un ampliamento della disciplina della comunicazione pubblica all’interno di una politica di regolazione economica e sociale. La nudge regulation è infatti uno nuovo approccio regolativo elaborato da Richard Thaler e Cass Sunstein che si fonda sulla logica del paternalismo libertario e che ha come obiettivo quello di indurre la cittadinanza a comportamenti virtuosi senza compromettere in alcun modo la loro libertà di scelta personale.
Analizzando come gli individui compiono le proprie scelte, la nudge regulation afferma che, a differenza di quanto ipotizzato nella teoria economia classica, essi non sono in grado di valutare correttamente i costi e i benefici di ciascuna alternativa disponibile bensì seguono dei comportamenti “non razionali” optando per soluzioni sub-ottimali. Il modello di riferimento è quindi quello proposto dalla behavioral economics: un ramo dell’economia che attinge dalla psicologia per comprendere meglio i meccanismi decisionali dell’individuo.
La nudge regulation propone quindi l'utilizzo tecniche non coercitive e di basso costo che prendono il nome di nudge, o pungoli, e che ruotano inevitabilmente attorno alla comunicazione quale strumento versatile e creativo capace di catturare l’attenzione dei cittadini rendendo un’opzione interessante oppure, viceversa, ponendo in evidenza il lato negativo di un comportamento. L’elemento innovativo di tale approccio è quello di dotare i decisori pubblici di una strategia mentale e una metodologia di base che li guidi nel loro ruolo di architetti delle scelte e nelle quali la comunicazione si configura come elemento chiave per orientare il comportamento della cittadinanza.
Una corretta predisposizione del contesto decisionale appare fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi. In particolare esso dovrà essere attento alle procedure cognitive generalmente intraprese dagli individui ed essere strutturato in modo da suggerire alcune soluzioni e disincentivarne altre. Le prime possono infatti essere difficili da percepire agli occhi degli individui e pertanto può essere utile evidenziarne la convenienza, spesso complicata da calcolare. Tra le opzioni da disincentivare ci sono, invece, quelle soluzioni le cui conseguenze negative sono spesso sottostimate o appaiono distanti. In questo caso può essere efficace “rendere visibile l’invisibile”, mettendo cioè in luce i costi economici o sociali nascosti e permettendo, quindi, al singolo di effettuare un’analisi dei benefici e dei costi più completa.

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6 INTRODUZIONE “Nei decenni futuri, si succederanno manager di successo e grandi amministratori ma, (…) i veri protagonisti sono i leader, (...) determinando una svolta nelle regole del potere che, per la prima volta nella storia, vede la strategia della comunicazione come protagonista assoluta” 1 . Aldilà delle diverse definizioni presenti in dottrina, la comunicazione pubblica, così come attualmente presentata in sede universitaria e nelle opere ad essa dedicate, ruota attorno al profondo cambiamento che ha scosso le pubbliche amministrazioni italiane all’inizio degli anni Novanta, grazie al quale si è passati da un tipo di comunicazione, se come tale poteva essere definita, autoreferenziale e principalmente basata sul principio di segretezza degli atti amministrativi ad una comunicazione biunivoca con il cittadino-utente. La figura del destinatario dei messaggi della pubblica amministrazione è stato infatti rivalutata e da semplice ricevente passivo è diventato un elemento attivo del rapporto comunicativo. Di essenziale importanza è in tale ottica quindi verificare se il messaggio è stato realmente ricevuto, sollecitare un processo di feedback e ascoltare il cittadino al fine di favorire un continuo miglioramento dei propri servizi. L‟analisi di tale materia non può prescindere dallo studio della normativa italiana e, in particolare, della legge n. 241/90, che segna giuridicamente l‟inizio del cambiamento, e della legge n. 150/00, che, al contrario, riassume e legittima le innovazioni fino ad allora sviluppatesi. Con tali normative l‟attività 1 R. DILENSCHENEIDER, Comunicazione come decisivo esercizio del potere, Milano, Bompiani, 1993, p. 22 (ed. orig. A Briefing for Leaders, New York, HarperCollins, 1992).

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