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(...E fu) La buona novella - Genesi e tratti distintivi del ''Vangelo'' di Fabrizio De André

La tesi prende in esame "La buona novella" (1970), uno degli album più conosciuti e studiati della quarantennale produzione di Fabrizio De André, ricostruendo il percorso artistico e ideologico che ha portato il cantautore genovese a concepire e realizzare, proprio nel periodo sessantottino, un album di carattere religioso.
Per riuscire a comprendere e contestualizzare "La buona novella" all’interno del percorso artistico di De André, non come evento eccezionale bensì come un album pienamente in linea con la sua poetica, ho ritenuto necessario ripercorrere le tappe più significative della produzione antecedente, sottolineando quanto il tema religioso sia stato caro al cantautore fin dagli esordi della sua carriera. Il primo capitolo della tesi costituisce un prologo propedeutico alla ricerca degli elementi e dei temi, di carattere propriamente religioso o comunque inerenti alla poetica deandreiana, che avranno ne "La buona novella" la loro massima esplicazione. Il capitolo segue un criterio cronologico partendo dai primi 45 giri realizzati con la casa discografica Karim, nei quali traspare già una particolare sensibilità al tema religioso e al contempo si delinea una presa di posizione critica verso i precetti dogmatici della Chiesa. Si prende quindi in esame Volume 1, il primo LP di De André, che - con canzoni quali Preghiera in gennaio, Spiritual e Si chiamava Gesù - costituisce un vero e proprio precedente tematico de "La buona novella". Il capitolo si conclude con Tutti morimmo a stento, dove ancora una volta vengono riscontrati numerosi richiami alla sfera religiosa e nel quale De André sperimenta per la prima volta l’idea di concept che sarà la struttura portante dell’album oggetto dell’elaborato. Tutti morimmo a stento costituisce una tappa imprescindibile nella definizione di una poetica e di un metodo formale che rappresenteranno dei punti di riferimento per la concezione e l’attuazione del progetto inerente a "La buona novella" e per tutta la produzione successiva del cantautore.
Il secondo capitolo espone le premesse concettuali del concepimento dell’album, le circostanze della sua realizzazione e i suoi tratti distintivi sul piano della poetica e della struttura compositiva. Nella prima parte vengono analizzate le fonti a cui De André si ispira e il modo in cui esse vengono impiegate. La sua sensibilità umana lo porta a rivolgersi principalmente agli Apocrifi come la fonte più appropriata ad esprimere la sua volontà di conferire ai personaggi evangelici una maggiore umanità rispetto alle scritture canoniche. La seconda parte del capitolo ricostruisce l’evoluzione ideologica del pensiero di De André con l’intento di rilevarne i punti determinanti per la concezione de La buona novella. La fede anarchica dell’autore lo porta ad allegorizzare la vita di Cristo per attualizzarne il messaggio rivoluzionario. La sua particolare ideologia trova nelle tematiche religiose, in particolare nella figura di Maria e nella sofferenza dell’uomo Gesù, il terreno ideale per esternarsi. In questo senso l’anarchismo di Faber trova la sua più alta espressione nella rilettura che fa del messaggio cristiano delle origini (privato di ogni sovrastruttura dogmatica), e ciò proprio in un periodo storico caratterizzato da profondi rivolgimenti che investono l’intera società, compreso il mondo cattolico post-conciliare. La terza ed ultima parte del capitolo ricostruisce la storia della realizzazione de La buona novella: un punto di svolta nel modus operandi di De André che per la prima volta collabora con altri nella concezione di un album.
Il terzo capitolo risponde alla necessità di riscontrare nei testi e nelle musiche de La buona novella le conseguenze espressive dei processi poetici e ideologici che li hanno generati. Dopo una breve introduzione in cui si espongono i caratteri generali dell’ album, la trattazione si focalizza sull’esegesi delle singole canzoni nelle quali da un lato si riscontra un costante rimando alle fonti filtrate dalla sensibilità del cantautore e dall’altro si cerca di rendere esplicito il messaggio in esse contenuto; un messaggio fortemente attuale che, seppur espresso in termini allegorici, è in stretta relazione con le istanze delle contestazioni sessantottine. Il commento musicale è definito da una strumentazione che, travalicando il binomio popular chitarra voce, da un lato fa ampio uso di archi, fiati, organo, pianoforte e dall’altro usufruisce di strumenti all’avanguardia per il panorama musicale italiano dell’epoca (ad es. sintetizzatore e chitarra elettrica distorta). Questa compenetrazione di timbri appartenenti a tradizioni musicali differenti contribuisce marcatamente alla maggiore valorizzazione del messaggio. La pregnanza poetica delle liriche e la ricchezza timbrica degli arrangiamenti concorrono a farci “vedere”, oltre che udire, ciò che viene evocato nel testo.

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2.2 L’ideologia, la poetica, la storia Da un punto di vista ideologico, se posso permettermi il lusso del termine, sono sicuramente anarchico. Uno che pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio e attribuisce agli altri, con fiducia, le sue stesse capacità. Credo che l’esperienza libertaria possa diventare concreta in piccole isole felici. Ma è molto difficile perché la specializzazione maledetta porta gli uomini a considerare se stessi delle macchine con una determinata e specificata funzione. 1 La scelta di Faber di prendere spunto dai Vangeli Apocrifi, oltre ad avere una motivazione di tipo estetico, 2 risponde ad un’esigenza poetica e ideologica ben precisa che ha la sua origine nell’animo anarchico dello stesso autore: “I Vangeli apocrifi sono una lettura bellissima *…+. Ci sono molti punti di contatto con l’ideologia anarchica”. 3 Il tema religioso offre a De André la possibilità di trattare molti altri argomenti in linea con il suo spirito libertario e conferisce all’album un significato polisemico. Per capire le scelte che stanno alla base della concezione de La buona novella è necessario ripercorrere le tappe più importanti che hanno contribuito alla crescita culturale e ideologica di De André. L’anarchismo del cantautore genovese ha origini pressoché ataviche, è lui stesso a rivelarlo: Come mai si diventa libertari? O hai frequentato un ambiente libertario, cosa che ho fatto fin dai diciotto anni, o altrimenti perché hai un impulso a pensare che il mondo debba essere giusto, che tutti debbano avere come minimo le stesse condizioni di opportunità per potersi esprimere ed evolvere. Mi ricordo del mio atteggiamento nei confronti della microsocietà in cui vivevo in campagna, quando avevo quattro anni. Ero sempre dai contadini, assimilavo molto più da loro che dai miei genitori, ero in mezzo alle bestie, volevo bene sia ai contadini sia alle bestie, ci stavo bene, li sentivo parte di me, più veri. Il discorso poi si è evoluto quando ho cominciato a chiacchierare con persone che erano dichiaratamente di fede anarchica. 4 La coscienza politica di Fabrizio si consolidò nel 1954, quando ricevette in regalo dal padre due 78 giri di Georges Brassens. L’incontro con le canzoni del maitre à penser transalpino fu decisivo non soltanto, come è più facile pensare, dal punto di vista artistico 5 ma anche dal punto di vista ideologico. 1 Fabrizio De André, «Tv Sorrisi e Canzoni», 17 gennaio 1999. (… che sei volato in cielo su una stella) http://www.fondazionedeandre.it/img/le_rassegne_stampa/1990_1999/file_2182.pdf 2 “Non trovo nulla di più etico, e potenzialmente più estetico d’un disco sui Vangeli”. (Fabrizio De André cit. in CESARE G. ROMANA, Smisurate preghiere, cit., p. 31). 3 Fabrizio De André cit. in R . STORTI, I vangeli di Fabrizio De André, cit., p. 28. 4 Fabrizio De André in un’intervista a Luciano Lanza, 1993, (Gli anarchici, i poeti & gli altri), riportata nel supplemento alla rivista anarchica “A”, anno 30 n. 262, «L’altro Fabrizio», marzo 2000. http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/deandre/16.htm 5 Numerose sono le canzoni che De André traduce dal canzoniere di Brassens: Delitto di paese (1965) da L’Assassinat, Il gorilla (1969) da Le Gorille, Nell’ acqua della chiara fontana (1969) da Dans l’eau de la claire fontaine, Marcia

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