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Una pittrice donna a Palermo: Rosalia Novelli e i pittori fiamminghi

Il primo Febbraio 1628 dal pittore monrealese Pietro Novelli e dalla moglie Costanza Adamo nacque Rosalia Novelli, che sin da piccola ricevette una buona istruzione e frequentò la bottega del padre Pietro, spesso luogo di passaggio di pittori e personaggi illustri. Secondo una tradizione non documentata fu insegnante di disegno e pittura della ceroplasta Anna Fortino. Morì dopo il 1688.
La vicenda umana e pittorica di Rosalia è in strettissimo rapporto con la presenza fiamminga a Palermo; secondo la tradizione storiografica il suo apprendistato consisté nel copiare le opere lasciate in città da Van Dyck ed anche quelle di altri fiamminghi che vi soggiornarono o vi si erano stabiliti. La sua pittura si colloca all’interno del cosiddetto filone ‘fiandronovellesco’ che si sviluppò a Palermo a partire dagli anni ’40 e si protrasse sino agli anni ’60 del secolo, caratterizzato una pittura dalla ‘doppia anima’ che presenta da una parte una forte componente novellesca, molto legata allo stile del Novelli, e dall’altra una altrettanto forte componente fiamminga riscontrabile nella grande rilevanza che assume l’incidenza luministica nella stesura del colore.
L’attività artistica di Rosalia in quanto donna pittrice si collega alla presenza a Palermo di Sofonisba Anguissola, che soggiornò in questa città due volte, la prima dal 1573 al 1578 e dal 1615 sino alla morte nel 1625. Rosalia dovette avere vivo più che mai il mito di Sofonisba dal momento che a partire dal 1640 per alcuni anni la famiglia Novelli andò ad abitare proprio nella casa in cui l’anziana pittrice aveva vissuto, nella contrada di Santa Maria del Piliere. Il mito di Sofonisba fece sicuramente da stimolo alla giovane pittrice quando, dopo la morte del padre, iniziò a proporre prodotti interamente di sua mano. Si hanno quindi buoni motivi di credere che la presenza a Palermo di Sofonisba costituì per Rosalia una forte spinta all’affermazione personale, anche se la sua produzione appare troppo legata all’arte paterna.
La tradizione storiografica tramanda che Rosalia intorno all’età di cinquantacinque anni fu insegnante di disegno e pittura di Anna Fortino, notizia che potrebbe essere considerata fondata dal momento che le opere in cera della Fortino ricalcano sia nella forma che nel colorire lo stile novellesco che solo pochi artisti dopo la metà del secolo potevano ancora insegnare nelle sue forme più pure.
La scelta di Anna Fortino di imparare il disegno sotto la guida della Novelli, all’interno dell’ampio scenario delle donne artiste, ricorda in un certo senso la figura di Elisabetta Sirani a Bologna, la quale fece in modo che altre donne frequentassero il suo studio per imparare l’arte e ‘mettersi in gioco’, in un ambiente sicuro e accogliente. Le opere certe di Rosalia Novelli attualmente sono solo tre: la Santa Maddalena, Santa Rosalia e San Francesco in estasi della Chiesa Madre di Piraino in provincia di Messina, l’ Immacolata e San Francesco Borgia della Chiesa del Gesù di Casa Professa a Palermo, entrambe datate al 1663, e un disegno oggi custodito alla Galleria Regionale di Palazzo Abatellis a Palermo raffigurante la Raccolta della Manna e firmato dall’artista.
Nella Santa Maddalena, Santa Rosalia e San Francesco in estasi i santi raffigurati ripropongono il linguaggio di Pietro Novelli. L’interpretazione del soggetto di Santa Rosalia ricalca invece le prime versioni iconografiche di Santa Rosalia di Anton Van Dyck nella scelta dell’abito francescano, e ricorda anche il dipinto con la Santa Rosalia entro una ghirlanda di fiori della Chiesa di San Francesco Saverio, forse attribuibile a Geronimo Gerardi. Il fatto che Rosalia abbia operato tale scelta iconografica indica chiaramente l’influenza di Anton Van Dyck nell’ambiente artistico palermitano, poiché fu il pittore fiammingo a lanciare una prima iconografia per la santa , raffigurata nelle due situazioni rituali dell’incoronazione e dell’intercessione, predilette dai Gesuiti. Il forte carattere devozionale che assume l’ opera messinese di Rosalia rispecchia questa cultura; degno di nota è anche il drammatico contrasto luce – ombra, conseguenza di una fonte di luce radente proveniente da sinistra, utilizzata da Rosalia anche nella tela con l’ Immacolata e San Francesco Borgia .Gli studiosi hanno attribuito a Rosalia altre undici tele, la Sant’Agata che professa la fede dinanzi al tiranno Quinziano, la Purificazione di Maria, la Sacra Famiglia e Sant’ Anna, e l’ Annunciazione, ove è fortissima l’adesione ai motivi dell’arte paterna. La produzione artistica di Rosalia si configura come un’ attività intrapresa per passione e per committenti selezionati e non certamente come un mestiere vero e proprio. Unica opera autografa firmata di Rosalia è il disegno che raffigura la Raccolta della Manna, molto aderente allo stile disegnativo del padre Pietro, firmato sul verso ‘Rosolea Bono’, ossia col cognome del secondo marito della donna Don Diego Bono.

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3 Capitolo I. Palermo nei primi decenni dei Seicento. Economia e Società. I.1. La situazione economica in Sicilia e a Palermo e il ruolo dei mercanti genovesi nel XVII secolo. L‟economia siciliana nel XVII secolo si basava essenzialmente su agricoltura, industria a commercio e a livello agricolo principalmente sulla coltivazione del frumento e della canna da zucchero. Nonostante la coltivazione della canna da zucchero fosse destinata a scomparire per ragioni climatiche, questa tipologia di coltura durò per tutto il secolo e solo verso la sua fine le piantagioni furono sostituite quasi dappertutto da vigneti e agrumeti. L‟industria e il commercio dell‟isola traevano invece non poca ricchezza dalla lavorazione della seta, dalla pesca dei tonni e dall‟estrazione del sale 1 . Nella città di Palermo il fenomeno più vasto e radicato era l‟attività mercantile, nella quale ebbero un ruolo determinante i mercanti genovesi. I rapporti tra Genova e Palermo affondano le loro radici in un tempo molto lontano, ma tra Cinquecento e Seicento si intensificarono particolarmente. La straordinaria potenza dei genovesi era dovuta soprattutto a tre fattori fondamentali: mobilità, accumulazione e versatilità 2 . Nel primo quarto del Seicento Genova visse una straordinaria crescita economica legata alle attività finanziarie, cioè commerciali e di credito, condotta da buona parte di esponenti del ceto di governo cittadino, 1 Correnti 1980, pp.82-94. 2 Trasselli 1980, pp. 27-29.

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Informazioni tesi

  Autore: Annalisa Cappello
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Arti Visive
  Relatore: Angela Ghirardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 221

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Parole chiave

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