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Quale legittimità internazionale in Iraq?

Sei mesi prima dell’inizio dei bombardamenti all’Iraq è arrivato sul tavolo del Quirinale un dossier allarmante; un documento che chiarisce le ragioni della partecipazione italiana alla guerra irachena. Nella premessa si prende atto “dell’esistenza di una elevata possibilità che entro la fine dell’anno venga rovesciato da un’azione militare guidata dagli Usa il regime di Saddam Husein per riportare la democrazia nel paese “e che sia “ probabile che l’abolizione delle sanzioni e la fine dell’embargo vengano seguite dal varo di un grande programma di ricostruzione e ammodernamento dell’Iraq” definito come “ il più grande programma di assistenza e aiuto mai realizzato dopo il piano Marshall”.
[...]
Le posizioni del Consiglio di sicurezza e l’atteggiamento della comunità internazionale dinnanzi alla questione irachena possono essere sistematicamente illustrate attraverso l’adozione e l’emanazione di tre risoluzioni, ciascuna delle quali rappresentativa di una diversa fase della guerra:
-la ris. 1483 del 22 maggio 2003, ;
- la ris. 1511 del 16 ottobre 2003, ;
- la ris. 1546 dell’8 giugno 2004.
Avremmo assistito, quindi, secondo gli occupanti, alla ricostituzione di uno Stato e di un Governo iracheni attraverso vincoli convenzionali; nella realtà si è trattato della formazione di un regime collaborazionista, e di un governo fantoccio, privo di proprie capacità vitali ed esposto all’autodistruzione qualora venisse a mancare la “forza multinazionale” che l’ha plasmato .
Alcuni studiosi di diritto internazionale sostengono che l’adozione all’unanimità delle ultime due risoluzioni e le richieste irachene di permanenza della forza multinazionale sul territorio costituirebbero pregiudizievoli circostanze sananti tutte le illegittimità ed illeicità commesse, ma si dimentica innanzi tutto che le lettere sono state inviate da Allawi, uomo dei servizi segreti statunitensi e britannici, nonché mandante degli attentati anti-Saddam del ’92 e ’95 ,così come rivelato dal New York Times subito dopo la sua nomina a Primo Ministro, elegantemente voluta dagli americani, e quindi che si tratta di richieste provenienti da un Governo non effettivamente rappresentativo;
e poi che il Consiglio di Sicurezza non può emettere risoluzioni ultra vires e non può sanare l’illegittimità di questi atti; esso è un organo dell’Onu, un’organizzazione realmente priva di una personalità giuridica superiore agli Stati membri ed anzi sottoposta, al pari degli Stati stessi, allo jus cogens: per questo le risoluzioni adottate in contrasto con norme cogenti di diritto internazionale, sono nulle e possono assumere soltanto il valore di un accordo informale tra gli Stati ( purché non adottate in modo incostituzionale) .
Cosa potevamo fare invece di appoggiare il disegno anglo-americano?

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1 Introduzione Sei mesi prima dell‟inizio dei bombardamenti all‟Iraq è arrivato sul tavolo del Quirinale un dossier allarmante; un documento che chiarisce le ragioni della partecipazione italiana alla guerra irachena. Nella premessa si prende atto “dell’esistenza di una elevata possibilità che entro la fine dell’anno venga rovesciato da un’azione militare guidata dagli Usa il regime di Saddam Husein per riportare la democrazia nel paese 1 “e che sia “ probabile che l’abolizione delle sanzioni e la fine dell’embargo vengano seguite dal varo di un grande programma di ricostruzione e ammodernamento dell’Iraq” definito come “ il più grande programma di assistenza e aiuto mai realizzato dopo il piano Marshall”. * Intervento di P. Luciani, successivamente integrato e modificato, al Convegno “Incontro con Sammi Alaà dell’Alleanza patriottica irachena e dei Comitati Iraq Libero. Le cinque giornate di Teramo in difesa della Costituzione” organizzato dal Comitato in difesa della Costituzione di Teramo il 18 Giugno 2005. Sala-convegni Casa del mutilato Teramo; 1 Documento disponibile sul sito internet http://www.uonna.it/nassiriya-01.gif ;

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